Zibetto africano


Civetta africana nota anche come Zibetto africano
Civetta africana nota anche come Zibetto africano

 

Lo Zibetto africano (Civettictis civetta), noto anche come Civetta africana, "Ngawa o Paka wa zabadi" in Swahili, African Civet in inglese, è un carnivoro della famiglia dei Viverridi, unica specie del genere Civettictis, diffuso nell'Africa sub-sahariana.
Il termine "civetta" deriva direttamente dalla parola francese civette, con la quale viene identificata questa specie e più in generale gran parte dei Viverridi, che a sua volta è l'adattamento della parola araba zabad, con il significato di schiuma e riferita alla caratteristica sostanza odorosa prodotta da questi animali.

Carnivoro di grandi dimensioni, con la lunghezza della testa e del corpo tra 670 e 870 mm, la lunghezza della coda tra 340 e 649 mm, la lunghezza del piede tra 123 e 139 mm, la lunghezza delle orecchie tra 54 e 58 mm e un peso fino a 20 kg.

Il cranio è robusto ed è il più lungo di tutti i viverridi. Le arcate zigomatiche sono forti e proiettate in avanti. Il processo post-orbitale è solitamente largo e smussato. La costrizione inter-orbitale è leggera, mentre il processo para-occipitale è ben distinto e si estende oltre la bolla timpanica, la quale è lunga e di forma ovale. I canini sono rivolti in avanti, particolarmente quelli inferiori. I denti ferini sono poco specializzati per il taglio.

Il quarto posteriore è sproporzionatamente più grande rispetto al resto del corpo. La testa è larga con un muso appuntito, piccoli occhi e orecchie piccole e rotonde. Il collo è corto e robusto. La pelliccia è ruvida e arruffata e moderatamente lunga. Il colore di fondo del corpo varia dal giallo-crema al giallo-rossastro. Alcuni individui sono completamente melanici. Una evidente cresta di lunghi peli neri attraversa la schiena dalla fronte fino all'estremità della coda. Lungo i fianchi sono presenti diverse file irregolari di macchie scure, che variano dal marrone scuro al nero. Sul muso è presente una maschera facciale composta da una banda trasversale nera sulla fronte, una macchia bianca su ogni lato del muso ed una tra l'occhio e l'orecchio.
Una banda bianca, delimitata da due strisce nerastre, parte dalla parte posteriore di ogni orecchio e attraversa il lato del collo fino a terminare davanti alle spalle. Le zampe sono relativamente corte e generalmente nere. I piedi sono compatti. L'andatura è digitigrada. Tutte le dita sono munite di un artiglio. La pianta dei piedi è ricoperta di peli. La coda è lunga circa la metà della testa e del corpo, è folta, appiattita lateralmente e con l'estremità appuntita. Sono presenti su di essa circa 5 anelli bianchi incompleti ma abbastanza larghi. Entrambi i sessi hanno delle ghiandole perianali che secernono una caratteristica sostanza odorosa. Nei maschi sono localizzate tra lo scroto ed il prepuzio, mentre nelle femmine tra l'ano e la vulva. Sono inoltre presenti delle ghiandole anali, la cui secrezione sembra avere una diversa funzione. Le femmine hanno 2 paia di mammelle. Il cariotipo è 2n=38 FN=72.

È una specie notturna e terricola, buona nuotatrice e solitaria, intollerante agli altri individui della stessa specie, eccetto quando si riproduce. La particolare morfologia delle zampe le impedisce di arrampicarsi con facilità. Durante il giorno dorme nella densa vegetazione in buche scavate da altri animali o sotto tronchi abbattuti o tra le radici affioranti di grossi alberi. La densità della popolazione è di circa un individuo per km². Esistono tre tipi di vocalizzazione, simili al ringhio, al colpo di tosse e ad un urlo, ma il più comune è un suono simile ad un 'ha-ha-ha' utilizzato principalmente per contattarsi. Se minacciata raddrizza la cresta dorsale per assumere una postura intimidatoria e incrementare le sue dimensioni laterali anche di un terzo. La caratteristica sostanza odorosa viene utilizzata per trasmettere informazioni tra i vari individui, tra le quali la presenza di femmine in estro.

Si nutre di carogne, roditori, uccelli, uova, rettili, rane, granchi, insetti, frutta e anche di radici e bacche. Sembra tollerare anche alcuni frutti velenosi, come quelli del genere Strychnos e insetti ripugnanti come le locuste del genere Zonoceras, millepiedi e addirittura di serpenti velenosi. Può uccidere prede grandi come le lepri o le manguste.

Si riproduce durante tutto l'anno nell'Africa occidentale, tra marzo e ottobre nell'Africa orientale e nell'estate calda ed umida, da agosto a gennaio, in Sudafrica. Le femmine sono poliestre e possono partorire 2-3 volte l'anno. Danno alla luce 1-4 piccoli alla volta dopo una gestazione di 60-72 giorni, sebbene talvolta raggiunge gli 81 giorni probabilmente dovuto ad un impianto embrionale ritardato. I cuccioli appena nati sono completamente ricoperti di peli, pesano 300 g e aprono gli occhi dopo pochi giorni. Vengono svezzati dopo 14-20 settimane e raggiungono la maturità sessuale a un anno. L'aspettativa di vita in cattività è di 28 anni.

Questa specie è diffusa nell'Africa sub sahariana, eccetto gran parte della Somalia, della Namibia, del Botswana e del Sudafrica centrale e meridionale.
Vive in diversi tipi di habitat, incluse le foreste secondarie, boschi, boscaglie e ambienti acquatici, fino a 5.000 metri sul Kilimanjaro. È assente da regioni aride, con eccezione di sistemi fluviali all'interno di esse. Talvolta si può trovare in foreste mature e vicino ai villaggi.

Questa specie è conosciuta principalmente per la produzione della sostanza odorosa delle sue ghiandole perianali, comunemente nota come zibetto. Quando diluita produce un piacevole odore e quindi è da tempo utilizzata nell'industria del profumo, particolarmente in Medio Oriente. In Europa, disponibile dal XV secolo in seguito alle prime esplorazioni dell'Africa, venne inizialmente utilizzata come medicinale per uso topico fino al 1700. Il commercio raggiunse nel 1934 una produzione di 2.475 kg per un valore totale di 200.000 dollari. Tuttavia con l'avvento di prodotti sintetici l'esportazione è notevolmente diminuita e nel 1988 si contavano circa 2.700 individui allevati. In Etiopia e Zanzibar la civetta africana viene tenuta in cattività e più volte a settimana viene rimosso il muschio. Un esemplare ne può produrre 3-4 g a settimana. Il valore si aggira intorno ai 500 dollari americani al chilogrammo.

Il "Luwak", l’animaletto che ingerisce le bacche di caffè “producendo” il caffè più caro del mondo.
Il "Luwak", l’animaletto che ingerisce le bacche di caffè “producendo” il caffè più caro del mondo.

 

Il caffè più costoso del mondo risulta provenire dall'Indonesia!

Si tratta del “Kopi Luwak” e il suo prezzo esorbitante si giustifica col fatto che i chicchi di caffè vengono prima mangiati, poi parzialmente digeriti e infine escretati dagli zibetti delle palme (Paradoxurus hermaphroditus), carnivori  della famiglia dei Viverridi diffusi nell'Asia sud-orientale dall'aspetto simili alle donnole e tipici della zona.

Kopi” è il termine indonesiano per caffè mentre “Luwak” è appunto il nome locale di questo animale che mangia i frutti rossi della pianta del caffè. Lo zibetto si nutre della parte morbida esterna del frutto, ma non digerendo il chicco interno, lo espelle. La digestione interna aggiunge un sapore unico e del tutto particolare ai chicchi, rimuovendo il sapore amaro del frutto e conferendogli una fragranza del tutto particolare. I chicchi vengono quindi raccolti dalla popolazione locale e venduti.
Di questo caffè e del suo esorbitante prezzo abbiamo già parlato nel post il Caffè più costoso del mondo.
Secondo la rivista Forbes, il prezzo del Kopi Luwak proveniente dall'Indonesia può variare dai 600 ai 900 Euro al Kg, dipende dall'annata e quanto ne è stato prodotto durante l'anno.