Chicago del Kenya


Raila Odinga
Raila Odinga

 

 

La “Chicago” del Kenya è Kisumu, sulle sponde del lago Vittoria, la terza più grande città del Paese.

Abitata prevalentemente dalla tribù nilotica dei wa-Luo, la seconda più numerosa del paese e capitale etnica della tribù. I wa-Luo, tanto gli uomini come le donne vestono elegantemente, formano la base della classe intellettuale del Kenya, e non praticano la circoncisione.

L'economia dipende in gran parte dalla pesca nel lago, agricoltura e pastorizia.

 

Ora - secondo la stampa - la città è diventata una “mob-city” (città di gangsters) ed è nelle morsa di due bande rivali denominate – Cina e America – che però non si dedicano al contrabbando di bevande alcoliche, come capitava nella Chicago USA . In Kisumu la merce di contrabbando è la politica. Nelle ultime settimane le due bande - affiliate ai maggiori partiti politici - sono state coinvolte in scontri violenti che hanno causato ingiurie e distruzioni di proprietà private. Le bande sono sponsorizzate dai maggiori esponenti politici locali, alla ricerca di voti. Dal canto loro i “banditi” non ignorano i vantaggi economici che la situazione provvede, dedicandosi ad estorsioni varie su commercianti e trasporti pubblici (matatu).

 

Chi è l'Al Capone di Kisumu? Tutti lo sanno, ma nessuno lo nomina come tale, in pubblico o sulla stampa. È Raila Odinga, capo stipite della seconda famiglia politica più importante del Paese dopo quella dei Kenyatta. Laureato in ingegneria nell'allora Repubblica Democratica Tedesca, gestisce una fabbrica di cilindri per il liquigas, e diverse imprese commerciali.

A livello nazionale copre il posto di primo ministro relegando il Vice Presidente allo stato di una nullità politica.

A livello finanziario familiare rimane al secondo posto dopo il “clan” dei Kenyatta, che rimane in “pole position ” (partenza al primo posto) per la corsa alla presidenza.

Non si sa se il personaggio tragga qualche vantaggio politico come “conterraneo” del presidente americano Obama che dice sia un suo “nipote”.

By Gino Taurinense