Arcipelago di Zanzibar (Tanzania)


 

Benvenuti nel mio sito dedicato a chi ama viaggiare informato, l'avventura, la vita, i suoni e gli odori, la natura ed in particolare gli animali. 

 

Se il Kenya, ed in particolare la costa intorno a Malindi, non fa al caso vostro perché luogo comune di italiani dozzinali, non mi resta che consigliarvi l'Arcipelago di Zanzibar.

Arcipelago di Zanzibar - Isola di Mnemba
Isola di Mnemba. Una delle affascinanti isole dell'Arcipelago di Zanzibar
Isola di Unguja-Spiaggia di Kendwa
Isola di Unguja-Spiaggia di Kendwa

L' Arcipelago di Zanzibar è composto da un gruppo di circa 75 isole che si trovano al largo della costa dell'Africa orientale nell’Oceano Indiano.

La maggior parte dell'arcipelago appartiene alla regione semi-autonoma della Tanzania di Zanzibar (che è entrata in un'unione politica con la terraferma dopo l'indipendenza), mentre l' isola di Mafia e le sue isole associate cadono sotto la sovranità della regione di Pwani sulla terraferma.

La regione semi-autonoma della Tanzania di Zanzibar comprende due isole principali, Unguja (detta anche "Zanzibar" o "Isola di Zanzibar", Zanzibar Island) e Pemba, a cui si aggiungono una quarantina di isole minori, molte delle quali disabitate; la più grande di queste isole, Tumbatu, è circa 100 volte più piccola di Pemba.

 

La capitale è Zanzibar, situata sull'isola di Unguja. Il suo centro storico è Stone Town, che è un sito dichiarato patrimonio mondiale dell'umanità.

Il nome Zanzibar deriva dal persiano zang-bâr che significa "costa o terra dei negri" (vedi Zanguebar il paese degli Zanj), in riferimento alla pelle scura degli abitanti.

Le principali risorse di Zanzibar riguardano spezie, rafia e turismo. In particolare, le isole producono chiodi di garofano, noce moscata, cannella e pepe nero. Per questo motivo l'arcipelago di Zanzibar, insieme all'isola di Mafia, appartiene alle cosiddette spice islands ("isole delle spezie").

Zanzibar è la casa del colobo rosso endemico di Zanzibar, della genetta servalina endemica dell'isola di Unguja e il leopardo (forse estinto) di Zanzibar.

Le isole più grandi dell'arcipelago sono molto fertili, con molte risorse agricole gestite da piccole fattorie e ovunque l'aria è densa di spezie aromatiche: è un'atmosfera esotica. Le spiagge di queste isole sono spesso stupefacenti: molte sono di sabbia bianca e polverosa, ombreggiate da palme. Il mare è poco profondo e tropicale e le barriere coralline sono ideali per lo snorkeling e le immersioni.

 

Elenco delle isole

 

Isole principali

 

Nei dintorni dell'isola di Unguja

 

Nei dintorni dell'isola di Pemba

  • Isola di Fundo
  • Isola Funzi
  • Isola di Jombe
  • Isola di Kashani
  • Isola di Kisiwa Hamisi
  • Isola di Kisiwa Kamata
  • Isola di Kisiwa Mbali
  • Isola di Kisiwa N'gombe
  • Isola Kojani
  • Isola di Kokota
  • Isola di Kuji
  • Isoletta di Kwata
  • Isola di Makoongwe
  • Isola di Matumbi Makubwa
  • Isola Matumbini
  • Isola di Misali
  • Isola di Njao
  • Isola Panani
  • Isola di Panza
  • Isola Shamiani
  • Isola di Sumtama
  • Isola di Uvinje
  • Isola di Vikunguni

 

Nei dintorni dell'isola di Mafia

  • Isola di Thanda (nome originale Shungu Mbili)
  • Isola di Nyororo
  • Isola di Barakuni
  • Isola di Chole
  • Isola di Juani
  • Isola di Jibondo
  • Isola di Bwejuu
  • Isola di Jina
  • Mange Reef
  • Kitutia Reef
  • Banco di sabbia di Fungu Marimbani
Spiaggia di Kiwengwa-Isola di Unguja-Arcipelago di Zanzibar
Spiaggia di Kiwengwa-Isola di Unguja-Arcipelago di Zanzibar

 

Isola di Unguja

 

La principale isola dell'arcipelago, Unguja (o semplicemente Zanzibar) si trova all'altezza della città di Bagamoyo sulla costa tanzaniana; il braccio di mare fra Unguja e Bagamoyo, detto Stretto di Zanzibar, è largo circa 40 km.

È un'isola collinosa; misura circa 83 km da nord a sud e circa 30 km da est a ovest, nel punto di maggiore larghezza, per una superficie totale di circa 1.666 km².

La popolazione dell'isola stimata in 1.304.000 abitanti nel 2012, è distribuita soprattutto a nord, nordovest e ovest, dove il terreno è più fertile; la costa orientale è più arida e vi abbonda la roccia corallina, poco adatta all'agricoltura.

Le spiagge bianche della costa orientale, con l'antistante barriera corallina, sono invece rinomate da un punto di vista turistico.

Sempre sul versante est si trovano le acque più pescose e la maggior parte dei villaggi di pescatori.

Isola di Pemba-Arcipelago di Zanzibar
Isola di Pemba-Arcipelago di Zanzibar

 

Isola di Pemba

 

Pemba, nota anche col nome arabo Al Khundra ("l'isola verde"), è l'isola più settentrionale dell'arcipelago, e si trova circa 50 km a nord di Unguja.

Misura circa 65 km in lunghezza e 22 km in larghezza, per una superficie totale di circa 984 km².

Lo stretto di Pemba, che la separa dal continente, è più largo di quello di Zanzibar, e quindi l'isola è storicamente rimasta più isolata.

È molto meno popolata di Unguja e più ricca di vegetazione. Nel 2012 la popolazione dell'isola era stimata a oltre 400.000 individui.

Pemba è raggiungibile in 40 minuti per via aerea da Dar es Salaam.

Isola di Mafia-Arcipelago di Zanzibar
Isola di Mafia-Arcipelago di Zanzibar

 

Isola di Mafia

 

Mafia, conosciuta anche come Chole Shamba, fa parte geograficamente dell'Arcipelago di Zanzibar, insieme alle Isole di Unguja, Pemba e Latham. Infatti, essendo uno dei sei distretti della regione di Pwani, l'isola di Mafia è governata dalla terraferma, non dalla regione semi-autonoma di Zanzibar, di cui non è mai stata considerata una parte politica.

 

Situata a soli 25 chilometri dalle coste della Tanzania e 160 chilometri a sud di Zanzibar nell'oceano indiano, Mafia è molto meno conosciuta della sua "vicina", ma altrettanto affascinante e sicuramente meno turistica. 

Le coste e i fondali che circondano l'isola sono un vero e proprio paradiso e gran parte della barriera corallina è protetta da un parco marino istituito dal governo della Tanzania (vi vivono più di 50 varietà di corallo, tartarughe, dugonghi), mentre nell'interno la vegetazione comprende foreste di mangrovie, palme, baobab e foreste pluviali, in cui è possibile incontrare numerose specie di scimmie, volpi volanti e bushbabies. Il miglior periodo per praticare immersioni è quello che va da settembre a marzo.

Al censimento del 2002, la popolazione dell'isola era di circa 41.000 persone; gli abitanti di Mafia sono principalmente pescatori.

L'isola di Mafia ha come principale centro Kilindoni. Il nome "Mafia" deriva dall'arabo morfiyeh ("gruppo" o "arcipelago", (in effetti l'isola di Mafia è la principale di un arcipelago di 9 isole) o dallo Swahili mahali pa afya ("luogo salutare").

 

L'isola è raggiungibile per via aerea da Dar es Salaam e il volo dura circa 35 minuti.

Mafia è una valida alternativa per chi trova l’isola di Zanzibar dozzinale e vuole andare oltre i soliti itinerari di viaggio che caratterizzano questo Paese ma osare un po' di più. Se quindi l’idea che avete in mente è un’isola tranquilla dove fare immersioni, snorkeling, nuotare con lo squalo balena, vedere gli ippopotami e fare del birdwatching allora questa potrebbe essere l’isola giusta. L’isola è infatti particolarmente tranquilla, ci sono un paio di bar e prevalentemente frequentati da locali e nulla di sofisticato, ma nelle acque di questa isola potrebbe aprirsi un nuovo mondo. È da sottolineare che chi vuole prevalentemente una vacanza di spiaggia forse Zanzibar offre migliori spiagge e più accessibili, ma le immersioni qui sono migliori. Anche lo snorkeling è un motivo per considerare questa isola.

Se sceglierete Mafia tra novembre ed aprile, forse l’attività più spettacolare tra tutte e di grande richiamo è nuotare con gli squali balena. Queste creature enormi ma gentili visitano le acque ad ovest di Mafia ogni anno. I locali chiamano lo squalo balena ‘Papa Shilingi‘ , papà significa squalo e shilingi monete, perché i punti bianchi sul corpo di questi enormi pesci ricordano i dobloni.

Gli squali balena possono misurare anche 12 metri e vivono circa 60 anni, sono considerati gli squali più grandi del mondo e nuotarci assieme è una esperienza unica.

La maggior parte degli alloggi si trova prevalentemente nella zona di Utende, all’interno del Parco Marino. Per restare qui si pagano $20 al giorno per persona. Non è un luogo economico dove stare in quanto gli hotel sono limitati. Per evitare di pagare la tassa del parco marino è possibile stare nella zona di Kilindoni, ma è anche vero che il bel mare e tutte le attività partono da Utende e a prescindere che ci si dorma o meno la tassa è da pagare. 

Parco marino e forestale Arcipelago di Zanzibar
Parco marino e forestale Arcipelago di Zanzibar

 

Ambiente naturale

 

In passato le isole dell'arcipelago erano quasi completamente coperte da foresta tropicale; la presenza umana e la conseguente deforestazione hanno ridotto l'estensione della foresta al 5% dell'area originale.

La foresta primigenia sopravvive solo nelle aree naturali protette di Jozani (Unguja) e Ngezi e Msitu Mkuu (Pemba).

Isola di Pemba-Arcipelago di Zanzibar
Isola di Pemba-Arcipelago di Zanzibar

 

Clima

 

L'arcipelago si estende pochi gradi a sud dell'equatore. Il clima è tropicale, monsonico, con temperature elevate tutto l'anno e alte percentuali di umidità.

Gli alisei soffiano da nord-est nel periodo da novembre a marzo e da sud-est da aprile a settembre. Ragionevolmente benigni, questi venti relativamente secchi, sebbene caldi, aiutano a mitigare gli effetti di un'atmosfera altrimenti molto umida.

Ci sono due stagioni delle piogge; quella principale (grandi piogge) e dominata dal monsone proveniente da sud chiamato localmente Kuzi dura da metà marzo a giugno, con precipitazioni molto intense ed aprile il mese più piovoso .

La seconda stagione, fra ottobre e dicembre e dominata dal monsone proveniente dal nord chiamato localmente Kaskazi, è meno intensa (piccole piogge).

Stone Town-Zanzibar
Stone Town-Zanzibar

METEO ZANZIBAR

  • Il Meteo
  • Temperatura dell'acqua
  • Alte e basse maree
  • Onde
  • Sorgere e tramonto della luna
Squalo balena ad ovest di dell'isola di Mafia
Squalo balena ad ovest di dell'isola di Mafia

 

Preambolo...

 

Zanzibar è uno di quei magici nomi africani, come Timbuktu, Casablanca e Kilimanjaro. Per molti viaggiatori, il nome stesso è spesso una ragione sufficiente per andare. Tuttavia, sebbene le aspettative siano elevate, la consapevolezza della realtà su Zanzibar e le isole vicine è spesso piuttosto confusa.

Il turismo ha scoperto solo di recente le isole dell'arcipelago, l'aroma inebriante delle spezie, ma anche le eleganti casette che dai primi anni 2000 hanno iniziato a prosperare insieme ai rifugi sulla spiaggia dei backpackers (coloro che viaggiano con uno zaino). Grazie ai voli intorno alle isole diventati sempre più facili, anche la magica Mafia, un arcipelago più piccolo e più tranquillo a sud, seppur con meno visitatori, ha potuto godere di una meritata gloria dovuta principalmente ai suoi meravigliosi fondali.

 

L'arcipelago di Zanzibar è un caleidoscopio di colori e sensazioni, dalle scintillanti acque turchesi, scurite solo dalle scogliere e punteggiate dalle ondulate vele triangolari bianche dei dhow, ai toni forti e decisi delle spezie che con il loro aroma avvolgono il visitatore in una atmosfera carica di esotico.

Distese fiancheggiate da palme e sabbia bianca corallina costeggiano i litorali per chilometri. Sotto le onde, pesci iridescenti svolazzano tra giardini di coralli dai colori vivaci, oscurati dalle occasionali acque pelagiche che emergono dal blu profondo degli abissi dell'Oceano Indiano. Dalle tartarughe che nidificano qui, agli squali balena visti ogni anno ad ovest di Mafia, c'è sempre qualcosa di inaspettato che attende l'operatore subacqueo e chi pratica lo snorkeling.

Sull'isola di Unguja, a 45 minuti di macchina dalla capitale Zanzibar, la foresta di Ufufuma è un vero e unico luogo da visitare: si trovano le scimmie rosse (colobi di Kirk), si possono identificare gli alberi usati per le medicine locali ed esplorare diverse grotte sacre usate per le cerimonie locali. 

Prendetevi il tempo per vedere oltre lo sguardo della maggior parte dei visitatori. Potrebbe non essere sempre facile, ma ne vale la pena.

Per alcune delle migliori esperienze occorre uscire dai sentieri battuti.

I viaggiatori zaino in spalla potrebbero sentire la spinta verso i popolari ritrovi a basso costo intorno a Kendwa e Nungwi, ma ci sono anche alcuni posti fantastici (ed ugualmente economici) sulla costa orientale di Zanzibar, non affollati dai viaggiatori in economia, e dove l'accoglienza è tanto più genuina.

Non sottovalutate le zone meno conosciute di Zanzibar, l'isola di Pemba o l'arcipelago di Mafia. Lo splendido Fumba Beach Lodge nel sud-ovest è in grado di dar vita a una nuova parte di Zanzibar con un certo stile; luoghi ecologicamente sani come Chumbe Island richiedono uno sguardo ravvicinato, e Pemba, dove il turismo è appena agli inizi con un ritmo di vita più lento. Mentre per coloro che preferiscono semplici e piccoli lodge, immersioni e snorkelling,  Mafia è una delle mete preferite.

Mare a Zanzibar
Mare a Zanzibar

 

Informazioni... in breve.

 

Isola di Zanzibar (Unguja), isola di Pemba e isole circostanti.

Stato separato all'interno della Repubblica Unita della Tanzania, governato dal Consiglio Rivoluzionario e dalla Camera dei Rappresentanti.

 

Posizione Zanzibar (Unguja): Circa 40 km al largo della costa dell'Africa orientale, nell'Oceano Indiano, circa 6° a Sud dell'Equatore

Dimensioni: Zanzibar 1,660 km², Pemba 984 km².

Clima: Stagione umida da metà marzo a fine maggio; brevi piogge a novembre; il resto dell'anno generalmente asciutto.

Temperatura media: 26-28° C.

Popolazione Zanzibar (Unguja) : 1.304.000 (2012)

Speranza di vita: 48 anni

Città principale: Zanzibar Town, popolazione 205.870 (2002).

Economia: Pesca, agricoltura, turismo.

Lingue: Swahili (ufficiale), anche arabo.

Religione: Islamica

Moneta: Scellino tanzaniano (TSh).

Tasso di cambio: € 1 = TSh 2.554,20 - US$ 1 = TSh 2.293,00 (23 maggio 2019).

Prefisso telefonico internazionale: +255

Ora: GMT +3

Tensione elettrica: 230V 50Hz; spinotti tondi o quadrati a tre pin "British style".

Pesi e misure: Sistema metrico decimale

Bandiera: Triangolo verde in alto a sinistra, triangolo blu chiaro in basso a destra, divisi diagonalmente da una striscia gialla con bordo nero.

Inno nazionale: Mungu ibariki Afrika (God Bless Africa - Dio benedica l'Africa).

Giorni festivi: 1 gennaio , 12 gennaio, 26 aprile, 1 maggio, 7 luglio, 9 dicembre, 25 dicembre.

Bandiera di Zanzibar dal 2004.  È la bandiera del 1964 aumentata con un cantone della bandiera della Tanzania
Bandiera di Zanzibar dal 2004. È la bandiera del 1964 aumentata con un cantone della bandiera della Tanzania
Stemma di Zanzibar. Nel centro le isole di Zanzibar e Pemba. Sostenitori: ascia e machete. Motto: SERIKALI YA MAPINDUZI ZANZIBAR (Governo rivoluzionario di Zanzibar).
Stemma di Zanzibar. Nel centro le isole di Zanzibar e Pemba. Sostenitori: ascia e machete. Motto: SERIKALI YA MAPINDUZI ZANZIBAR (Governo rivoluzionario di Zanzibar).

Un vicolo di Stone Town a Zanzibar
Un vicolo di Stone Town a Zanzibar

Storia di Zanzibar

 

Prima del 1498

La presenza di microliti suggerisce che Zanzibar è abitata dagli umani da almeno 20 mila anni, periodo che coincide con l'inizio della "tarda età della pietra". Un testo greco-romano tra il I e il III secolo, il Periplo del Mare Eritreo, menzionava l'isola di Menuthias, che è probabilmente Unguja.

Zanzibar, come la vicina costa, fu fondata da gente di lingua bantu all'inizio del primo millennio. I reperti archeologici di Fukuchani, sulla costa nord-occidentale di Zanzibar, indicano una comunità agricola e di pescatori stabilitasi, al più tardi, dal VI secolo d.c.. La notevole quantità di reperti trovati indicano l'esistenza nel sito di edifici in legno, perline di conchiglie e scorie di ferro. Esistono prove di un impegno limitato nel commercio a lunga distanza: è stata trovata una piccola quantità di ceramica importata, meno dell'1% dei reperti di ceramica totali, per lo più provenienti dal Golfo e datati tra il V e l'VIII secolo. La somiglianza con siti contemporanei come Mkokotoni e Dar es Salaam indica un gruppo unificato di comunità che si è sviluppato nel primo centro della cultura marittima costiera. Le città costiere, comprese quella di Zanzibar, sembrano essere state impegnate nel commercio dell'Oceano Indiano in questo primo periodo. Il commercio aumentò rapidamente di importanza e quantità a partire dalla metà dell'ottavo secolo e alla fine del X secolo Zanzibar era una delle principali città commerciali swahili.

 

Gli scavi nella vicina isola di Pemba, ma soprattutto a Shanga nell'arcipelago di Lamu, forniscono il quadro più chiaro dello sviluppo architettonico. Le case furono originariamente costruite con legno (intorno al 1050) e più tardi di fango con pareti di corallo (1150 circa). Le case furono continuamente ricostruite con materiali più durevoli nel tempo. Entro il 13° secolo, le case furono costruite con pietre e legate con il fango, e il 14° secolo vide l'uso della calce per legare la pietra. Solo i patrizi più ricchi avrebbero avuto case costruite in pietra e calce, la forza dei materiali permetteva i tetti piatti, mentre la maggior parte della popolazione viveva in case con il tetto di paglia simili a quelle dell'11° e 12° secolo. Secondo Tom Middleton e Mark Horton, lo stile architettonico di queste case di pietra non ha elementi arabi o persiani, e dovrebbe essere considerato come uno sviluppo interamente indigeno dell'architettura vernacolare locale. Mentre gran parte dell'architettura della città di Zanzibar è stata ricostruita durante il dominio dell'Oman, i siti vicini mantengono lo sviluppo generale dell'architettura prima del XV secolo.

 

I commercianti persiani, indiani e arabi usavano Zanzibar come base per viaggi tra Medio Oriente, India e Africa. Unguja, l'isola più grande, offriva un porto protetto e difendibile, quindi sebbene l'arcipelago offrisse pochi prodotti di valore, i commercianti si stabilirono a Zanzibar City (" Stone Town") un punto conveniente da cui commerciare con le altre città costiere swahili.

L'impatto di questi commercianti e immigrati sulla cultura swahili è incerto. Durante il Medioevo il litorale conteneva un certo numero di città commerciali autonome. Queste città sono cresciute in ricchezza con l'apporto dato dal popolo swahili che ha servito come intermediario e facilitatore per i commercianti locali, arabi, persiani, indonesiani, malesi, indiani e cinesi. Questa interazione contribuì in parte all'evoluzione della cultura swahili, che sviluppò il proprio linguaggio scritto. Sebbene sia una lingua bantu, la lingua swahili di conseguenza include alcuni elementi che sono stati presi in prestito da altre civiltà, in particolare dall'arabo. Con la ricchezza che avevano acquisito attraverso il commercio, alcuni commercianti arabi divennero anche governanti delle città costiere.

 

La visita di Vasco da Gama nel 1498 segnò l'inizio dell'influenza europea. Nel 1503 o nel 1504, Zanzibar divenne parte dell'impero portoghese quando il capitano Ruy Lourenço Ravasco Marques sbarcò e chiese e ricevette tributi dal sultano in cambio di pace. Zanzibar è rimasta un possedimento del Portogallo per quasi due secoli. Inizialmente divenne parte della provincia portoghese dell'Arabia e dell'Etiopia e fu amministrata da un governatore generale. Intorno al 1571, Zanzibar divenne parte della divisione occidentale dell'impero portoghese e fu amministrata dal Mozambico. Sembra, tuttavia, che i portoghesi non abbiano amministrato da vicino Zanzibar. La prima nave inglese a visitare Unguja, l'Edward Bonaventure nel 1591, scoprì che non esistevano fortezze o guarnigioni portoghesi. L'estensione della loro occupazione era un deposito commerciale dove i prodotti venivano acquistati e raccolti per essere spediti in Mozambico. Per altri aspetti, gli affari dell'isola erano gestiti dal "re" locale, il predecessore del Mwinyi Mkuu di Dunga. Questo approccio a mani libere terminò quando il Portogallo stabilì un forte sull'isola di Pemba intorno al 1635 in risposta al massacro, diversi anni prima, di residenti portoghesi ad opera del Sultano di Mombasa. Il Portogallo aveva a lungo considerato Pemba come un fastidioso punto di partenza per le ribellioni a Mombasa contro il dominio portoghese.

 

Le origini precise dei sultani di Unguja sono incerte. Tuttavia, si ritiene che la loro capitale a Unguja Ukuu sia stata una grande città. Probabilmente costruita dai locali, era composta principalmente da materiali deperibili.

 

Sultanato di Zanzibar

I portoghesi arrivarono nell'Africa orientale nel 1498, dove trovarono una serie di città indipendenti sulla costa, con élite musulmane di lingua araba. Quando i viaggiatori portoghesi descrivevano le persone come "negri", intendevano fare una chiara distinzione tra le popolazioni musulmane e quelle non musulmane. Le loro relazioni con questi capi erano per lo più ostili, ma durante il XVI secolo stabilirono saldamente il loro potere e governarono con l'aiuto dei sultani tributari. La presenza portoghese era relativamente limitata, lasciando l'amministrazione nelle mani di preesistenti leader locali e strutture di potere. Questo sistema durò fino al 1631, quando il Sultano di Mombasa massacrò gli abitanti europei. Nel resto del loro dominio, i portoghesi nominarono governatori europei. Lo strangolamento del commercio e la diminuzione del potere locale hanno portato le élite patrizie Swahili di Mombasa e Zanzibar ad invitare gli aristocratici dell'Oman per aiutarli a cacciare gli europei.

 

Nel 1698, Zanzibar passò sotto l'influenza del Sultanato dell'Oman. Ci fu una breve rivolta contro il dominio dell'Oman nel 1784. Piuttosto che una forma di colonizzazione nel senso moderno, questa fu un invito dei ricchi patrizi ai principi dell'Oman di stabilirsi a Zanzibar. Nella prima metà del diciannovesimo secolo, i locali videro i sultani di Busaidi come potenti principi mercanti il cui patrocinio avrebbe giovato alla loro isola. Molti locali oggi continuano a sottolineare che gli indigeni di Zanzibar avevano invitato Seyyid Said, il primo sultano della dinastia dei Al bu Said, talvolta detta dei Busaidi, nella loro isola. Coltivare un rapporto cliente-cliente con famiglie potenti era una strategia usata da molte città costiere swahili almeno dal XV secolo.

 

Nel 1832, o 1840 (la data varia tra le fonti), Said bin Sultan bin Sultan (Mascate 5 giugno1797 - Mascate 4 giugno 18569), detto anche Said bin Sultan o Sultan Said, sultano di Mascate (Muscat) e Oman, trasferì la sua capitale da Muscat a Stone Town. Dopo la morte di Said, nel giugno 1856, due dei suoi 36 figli, il terzogenito Thuwaini bin Said e il sestogenito Majid bin Said, lottarono per la successione. La volontà di Said divise i suoi domini in due principati separati, con Thuwaini futuro Sultano dell'Oman e Majid futuro e primo Sultano di Zanzibar. I fratelli litigarono per la volontà del padre, che alla fine fu confermata da Charles Canning, 1° Earl Canning, viceré della Gran Bretagna e governatore generale dell'India.

 

Il sultanato di Zanzibar fu uno Stato indipendente dal 1856 al 1890.

 

I sultani di Zanzibar

  1. Sayyid Majid bin Said Al bu Said (Unguja, 1834 - Unguja, 7 ottobre 1870) è stato il primo sultano di Zanzibar, figlio di Said bin Sulṭan della dinastia omanita degli Al bu Said. Viene talvolta indicato come il fondatore di Dar es Salaam. Governò dal 19 ottobre 1856 al 7 ottobre 1870.
  2. Sayyid Barghash bin Said Al bu Said (1837 - 26 marzo 1888) è stato il secondo sultano di Zanzibar. Governò dal 7 ottobre 1870 al 26 marzo 1888. Fratello della principessa Sayyida Salme (Emily Ruete).
  3. Sayyid Khalifa bin Said Al bu Said (Unguja, 1852 - Unguja, 13 febbraio 1890) è stato il terzo sultano di Zanzibar.
  4. Sayyid Ali bin Said Al bu Said (Mascate 1854 - Unguja, 5 marzo 1893) è stato il quarto sultano di Zanzibar. Governò dal 13 febbraio 1890 al 5 marzo 1893 e gli succedette suo nipote Hamad bin Thuwaini di Zanzibar.
  5. Sayyid Ḥamad bin Thuwayni Al bu Said (Mascate, 1857 - Unguja, 25 agosto 1896) è stato il quinto sultano di Zanzibar. Governò dal 5 marzo 1893 al 25 agosto 1896, quando morì probabilmente avvelenato dal cugino Khalid bin Barghash di Zanzibar.
  6. Sayyid Khalid bin Barghash Al Busaid (Chuini, 15 dicembre 1874 - Mombasa, 19 marzo 1927) è stato il sesto sultano di Zanzibar ed il figlio più vecchio del secondo sultano di Zanzibar. Khalid governò per un breve periodo, dal 25 agosto al 27 agosto 1896, prendendo il potere dopo la morte di suo zio. Il Regno Unito rifiutò di riconoscerlo nuovo reggente e gli impose di abdicare; il suo rifiuto diede luogo alla guerra Anglo-Zanzibariana la più breve guerra documentata della storia (38 minuti di cannoneggiamenti furono sufficienti a costringere il sultano alla resa). Morì in esilio a Mombasa, nel 1927.
  7. Sayyid Hamud bin Mohammed (Sumail, 1853 - Unguja, 18 luglio 1902) è stato il settimo sultano durante il protettorato di Zanzibar che bandì la schiavitù sull'isola, governò dal 27 agosto 1896 al 18 luglio 1902.
  8. Sayyid Ali bin Hamud Al Busaid (Zanzibar, 7 giugno 1884 - Parigi, 20 dicembre 1918) è stato l'ottavo sultano di Zanzibar. Ali governò Zanzibar dal 20 luglio 1902 al 9 dicembre 1911, succedendo al trono dopo la morte di suo padre, il settimo sultano. Mantenne la carica solo per un breve periodo a causa di una malattia. Nel 1911 abdicò in favore di suo cognato Sayyid Khalifa bin Harub Al Busaid nono sultano di Zanzibar.
  9. Sayyid Khalifa bin Harub Al Busaid (Mascate, 26 agosto 1879 - Unguja, 9 ottobre 1960) è stato il nono sultano di Zanzibar. Regnò dal 9 dicembre 1911 al 9 ottobre 1960. Nel 1900 si sposò con la principessa Sayyida Matuka bint Hamud Al Busaid, figlia di Hamoud bin Mohammed di Zanzibar e sorella di Ali bin Hamud di Zanzibar.
  10. Abdullah bin Khalifa Al Busaid (Unguja, 12 febbraio 1910 - Unguja, 1º luglio 1963), è stato il decimo sultano di Zanzibar. Governò dal 9 ottobre 1960 al 1° luglio 1963. Alla sua morte gli succedette il figlio Jamshid bin Abdullah di Zanzibar.
  11. Jamshid bin Abdullah Al Said (Unguja, 16 settembre 1929) è stato l'ultimo sultano di Zanzibar. Governò dal 1° luglio 1963 al 12 gennaio 1964. Il 19 dicembre 1963, Zanzibar divenne indipendente dal Regno Unito e si costituì una monarchia costituzionale sotto Jamshid. Questa situazione ebbe vita breve: durante la cosiddetta Rivoluzione di Zanzibar del gennaio 1964 il sultano fu rovesciato e mandato in esilio in Gran Bretagna.

 

I sultani di Zanzibar controllavano una parte consistente della costa swahili conosciuta come Zanj, che comprendeva Mombasa e Dar es Salaam. A partire dal 1886, Gran Bretagna e Germania progettarono di ottenere parti del sultanato di Zanzibar per i loro imperi.

 

Nell'ottobre del 1886, una commissione di confine franco-tedesca stabilì lo Zanj come una striscia di 10 miglia nautiche (19 km) lungo la maggior parte della costa della regione dei Grandi Laghi africani, un'area che si estende da Capo Delgado (ora in Mozambico) a Kipini (ora in Kenya), tra cui Mombasa e Dar es Salaam. Nel corso degli anni, tuttavia, quasi tutti questi possedimenti della terraferma furono persi nelle potenze imperiali europee.

 

I sultani svilupparono un'economia del commercio e delle colture da reddito nell'arcipelago di Zanzibar con un'élite araba dominante. L'avorio era un bene commerciale importante. L'arcipelago, noto anche come Isole delle Spezie, era famoso in tutto il mondo per i suoi chiodi di garofano e altre spezie, e furono sviluppate piantagioni per farle crescere. Il commercio dell'arcipelago cadde gradualmente nelle mani dei commercianti del subcontinente indiano, che Said bin Sultan incoraggiò a stabilirsi nelle isole.

Durante il suo regno di quattordici anni come sultano, Majid bin Said consolidò il suo potere attorno al commercio degli schiavi arabi. Malindi a Zanzibar City era il porto principale della Costa dello Swahili per il commercio di schiavi con il Medio Oriente. A metà del 19° secolo, oltre 50.000 schiavi passavano ogni anno attraverso il porto.

Molti erano prigionieri di Tippu Tib, un famoso mercante di schiavi arabi e mercante di avorio. Tib guidò grandi spedizioni nell'interno africano, dove i capi villaggio gli vendevano i loro abitanti per poco o niente. Tib era solito tornare a Zanzibar (Stone Town) con gli schiavi che poi vendeva al mercato per ottenere grandi profitti. Nel tempo Tib divenne uno degli uomini più ricchi di Zanzibar, il proprietario di numerose piantagioni e di 10.000 schiavi.

 

Uno dei fratelli di Majid, Barghash bin Said, gli succedette. Fu il secondo sultano di Zanzibar. Durante il suo governo, durato dal 7 ottobre 1870 al 26 marzo 1888, fu costretto dagli inglesi ad abolire il commercio degli schiavi nell'arcipelago di Zanzibar. Barghash bin Said ha in gran parte sviluppato l'infrastruttura di Unguja. Un altro fratello di Majid, Khalifa bin Said, fu il terzo sultano di Zanzibar e favorì il rapporto con gli inglesi che portò al progresso dell'arcipelago verso l'abolizione della schiavitù.

 

Protettorato britannico

Il controllo di Zanzibar alla fine venne nelle mani dell'Impero britannico; parte dell'impulso politico per questo è stato il movimento del 19° secolo per l'abolizione della tratta degli schiavi. Zanzibar era il centro della tratta degli schiavi arabi, e nel 1822 il consigliere britannico di Muscat fece pressioni su Sultan Said per porre fine alla tratta degli schiavi. Il primo di una serie di trattati anti-schiavitù con la Gran Bretagna fu firmato da Said che proibiva il trasporto di schiavi a sud e ad est della linea Moresby, da Cape Delgado in Africa a Diu Head, sulla costa dell'India. Avendo Said perso le entrate che i commercianti avrebbero dovuto pagare come dovere per tutti gli schiavi venduti, per compensare questo deficit incoraggiò lo sviluppo della tratta degli schiavi nella stessa Zanzibar. Said subì una crescente pressione da parte degli inglesi per abolire la schiavitù, e nel 1842 il governo britannico disse al sovrano di Zanzibar che desiderava abolire il commercio di schiavi verso Arabia, Oman, Persia e Mar Rosso.

 

Navi della Royal Navy furono impiegate per far rispettare i trattati contro la schiavitù catturando tutti i dhow che trasportavano schiavi; ma con solo quattro navi che pattugliavano un'enorme area di mare, la marina britannica trovò difficile far rispettare i trattati dalle navi di Francia, Spagna, Portogallo e Stati Uniti che continuarono a trasportare gli schiavi. Nel 1856, Sultan Majid consolidò il suo potere intorno alla tratta degli schiavi dei Grandi Laghi africani, e nel 1873 Sir John Kirk informò il suo successore, Barghash bin Sa'id di Zanzibar, padre di Khalid, che un blocco totale di Zanzibar era imminente, e Barghash fu costretto, a malincuore, ad abolire il commercio degli schiavi, anche se fu scoperto in seguito che le istruzioni di Londra proibivano si intraprendesse immediatamente un'azione aggressiva nel caso questo ultimatum fosse stato inizialmente respinto. Il trattato stipulato abolì il commercio degli schiavi nei territori del sultano, la chiusura di tutti i mercati degli schiavi unitamente alla introduzione della protezione per gli schiavi liberati.

La relazione tra la Gran Bretagna e l'Impero tedesco, a quel tempo la più vicina potenza coloniale rilevante, fu formalizzata dal trattato Helgoland-Zanzibar del 1890, in cui la Germania accettò di "riconoscere il protettorato britannico su ... le isole di Zanzibar e Pemba".

 

Nel 1890 Zanzibar divenne un protettorato (non una colonia) della Gran Bretagna. Questo status significava che continuava ad essere sotto la sovranità del Sultano di Zanzibar. Il primo ministro Salisbury ha spiegato la sua posizione: la condizione di una dipendenza protetta è più accettabile per le razze semi-civilizzate, e più adatta per loro rispetto al dominio diretto. È meno costosa, più semplice, meno feroce per la loro autostima, dà loro più possibilità di carriera come funzionari pubblici e contatti non necessari con gli uomini bianchi.

 

Dal 1890 al 1913 vennero a capo i visir tradizionali; erano sorvegliati da consulenti nominati dall'ufficio coloniale. Tuttavia, nel 1913 fu fatto un cambio ad un sistema di governo diretto attraverso i residenti (governatori effettivi) da quell'anno. La morte del sultano filo-britannico Hamad bin Thuwaini il 25 agosto 1896 e la successione del sultano Khalid bin Barghash, che gli inglesi non approvarono, portarono alla guerra Anglo-Zanzibariana. La mattina del 27 agosto 1896, le navi della Royal Navy distrussero il palazzo di Beit al-Hukum (l'harem). Un cessate il fuoco fu dichiarato 38 minuti dopo, e fino ad oggi il bombardamento si pone come la guerra più breve della storia.

 

Rivoluzione di Zanzibar e fusione con il Tanganica

Il 10 dicembre 1963, il Regno Unito concluse il protettorato su Zanzibar iniziato nel 1890. Il Regno Unito non concesse l'indipendenza a Zanzibar, in quanto tale, perché il Regno Unito non aveva mai avuto la sovranità su Zanzibar. Piuttosto, il Regno Unito pose fine al protettorato con la Legge di Zanzibar del 1963 dallo stesso promulgata, e prevedeva il pieno autogoverno a Zanzibar come paese indipendente all'interno del Commonwealth. Dopo l'abolizione del protettorato, Zanzibar divenne una monarchia costituzionale sotto il Sultano.

 

Tuttavia, solo un mese dopo, il 12 gennaio 1964 il sultano Jamshid bin Abdullah fu deposto durante la rivoluzione di Zanzibar. Il Sultano fuggì in esilio, e il Sultanato fu sostituito dalla Repubblica Popolare di Zanzibar e Pemba, un governo socialista guidato dal Partito Afro-Shirazi (ASP). Oltre 20.000 persone furono uccise e i rifugiati, in particolare arabi e indiani, fuggirono dall'isola in conseguenza della rivoluzione.

 

Nell'aprile del 1964, la repubblica si fuse con la terraferma Tanganica. Questa Repubblica Unita del Tanganica e Zanzibar fu presto ribattezzata, mescolando i due nomi, come la Repubblica Unita della Tanzania, all'interno della quale Zanzibar rimane una regione semi-autonoma.

Vista aerea di Stone TownZanzibar
Vista aerea di Stone TownZanzibar

 

Zanzibar Town

 

Zanzibar Town, a volte chiamata Zanzibar City, si trova a circa metà della costa occidentale dell'isola di Zanzibar. Ha una popolazione stimata in 205.870 abitanti nel censimento nazionale del 2002, che la rende di gran lunga il più grande insediamento sulle isole di Zanzibar, ed il sesto più grande in Tanzania. Durante il periodo coloniale, prima dello sviluppo di città come Dar es Salaam, Nairobi e Mombasa, la città di Zanzibar era il più grande insediamento di tutta l'Africa orientale.

 

La città di Zanzibar è divisa in due sezioni da Creek Road, che ha soppiantato l'originario torrente. Sul lato ovest si trova il "cuore" della città di Zanzibar: il suggestivo centro storico, solitamente chiamato Stone Town. Questa è la sezione più interessante per i visitatori: molti degli edifici qui sono stati costruiti durante il 19 ° secolo (anche se alcuni risalgono a prima), quando Zanzibar era un importante centro commerciale e al culmine del suo potere. Il commercio ha creato ricchezza che a sua volta ha portato alla costruzione di palazzi, moschee e molte belle case. Per molti visitatori alla scoperta delle gemme architettoniche nascoste lungo il tortuoso labirinto di stradine e vicoli che si snodano, Stone Town fa parte della magia e del mistero della città. A parte i tinga-tinga souvenirs e la gioielleria di perline, la scena è praticamente immutata dalla metà del XIX secolo.

 

Sul lato est di Creek Road si trova Michenzani, o "New City", anche se questa parte della città era chiamata Ng'ambo (letteralmente "l'altra parte") e viene ancora spesso indicata con il suo nome non ufficiale. È una zona tentacolare composta principalmente da case a un piano, negozi e uffici locali, che copre un'area molto più ampia di Stone Town. Questo era il luogo in cui vivevano i poveri africani e swahili, mentre gli arabi più facoltosi, gli indiani e gli europei vivevano a Stone Town. In larga misura questa divisione fra ricchi e poveri esiste ancora oggi. Qualche tentativo è stato fatto per "modernizzare" quest'area: al centro di Michenzani ci sono alcuni tristi e poco invitanti condomini che sono stati costruiti alla fine degli anni '60 da ingegneri della Germania dell'Est come parte di un regime di aiuti internazionali. Pochi visitano questa parte orientale della città di Zanzibar,

 

Il modo migliore per esplorare Stone Town è a piedi, ma il labirinto di vicoli può essere molto disorientante. Per orientarvi è utile pensare a Stone Town come a un triangolo, delimitato su due lati dal mare, e lungo il terzo da Creek Road. Se vi perdete è sempre possibile mirare in una direzione fino a raggiungere il limite esterno della città dove si dovrebbe trovare un punto di riferimento riconoscibile.

Anche se la maggior parte delle arterie di Stone Town sono troppo strette per le auto, quando si cammina si dovrebbe stare attenti a bici e scooter che vanno in giro a perdifiato! È anche utile rendersi conto che le arterie abbastanza ampie per le auto sono solitamente chiamate "road", mentre quelle più strette sono generalmente indicate come "street". Quindi, ppotete guidare lungo New Mkunazini Road o Kenyatta Road, ma per visitare un posto in Kiponda Street o Mkunazini Street dovete camminare. Quando cercate hotel o luoghi di interesse, dovreste anche notare che la maggior parte delle zone di Stone Town prendono il nome dalla strada principale di quell'area: l'area viene indicata come Kiponda Street o Malindi Street, anziché semplicemente Kiponda o Malindi. Questo può essere fonte di confusione, poiché potreste non essere sulla strada con quel nome. Ma non preoccupatevi: almeno siete vicini!

Stone Town-Zanzibar
Stone Town-Zanzibar

 

Il periodo moderno di Zanzibar Town inizia negli anni Trenta dell'Ottocento, quando furono costruite le prime case in pietra corallina, segni della sua crescente importanza per i sultani dell'Oman. Una importanza indelebile sottolineata nel 1840, quando il Sultano Said bin Sultan Al-Said spostò il suo seggio da Muscat a Zanzibar Town.

 

Nel 1860 una spaccatura di famiglia portò Zanzibar a ottenere una forma di indipendenza sotto Majid bin Said, dopo che il Sultanato di Zanzibar esisteva come entità a sé stante.

Tuttavia, ben presto cominciò a piegarsi sotto il peso dell'interesse britannico, e fu infine fatto un protettorato nel 1890, i suoi successivi visir (in seguito governatori) servirono come pedine fino al 1963, quando il potere passò prima ad una pesante monarchia costituzionale arabo e indiana, e poi, un mese dopo, in seguito a una rivolta particolarmente sanguinosa (la Rivoluzione di Zanzibar), al Partito afro-shirazista (ASP).

 

Il passato di Zanzibar Town vive nei suoi straordinari edifici, nella sua gente e nelle sue tradizioni.

Stone Town consiste in un affascinante mix di persiano, moresco, sub-continente, architettura araba ed europea. Le sue strade tortuose sono troppo strette per tutto tranne che per bicicli o motociclette, gli edifici fronteggiati da lunghi banchi di cemento conosciuti come barazas e da enormi porte intagliate.

Con Darajani, il suo più grande mercato, situato nel centro di Stone Town, la nuova città o Ng'ambo - "l'altro lato" - situato lungo Creek Road, e molti dei musei, palazzi, fortezze e moschee della città (compresa la casa delle meraviglie, dei giardini di Foradhani e di quello che deve essere il pharmacy più bello del mondo, l'Old Dispensary) che occupa punti privilegiati lungo la spiaggia, la città di Zanzibar è un'assoluta delizia.

Lontano dalla città, piccole cittadine e villaggi occupano l'interno, mentre, per quanto riguarda la spiaggia, il lato est dell'isola è il migliore e più si va a a nord meglio è. La sistemazione spazia dall'hotel alla casa privata al campeggio sulla spiaggia.

La Tanzania, ma allo stesso tempo molto più Zanzibar, è idilliaca, e come tale la fuga perfetta per gli appassionati di cultura, del sole, della sabbia e del mare. Si prega di notare che il mare si ritira in modo significativo con la bassa marea.

Le vie di Stone Town-Zanzibar
Le vie di Stone Town-Zanzibar

 

Guide e il 'Papaasi'

 

Quasi tutti i turisti che vengono a Zanzibar usano i servizi di una guida durante la loro visita. Se venite in un tour organizzato, questo includerà ovviamente i servizi di una guida. Anche se organizzate qualcosa di semplice attraverso un tour operator sul posto, come un viaggio alle piantagioni di spezie, il prezzo include sempre una guida. Le guide di società rispettabili devono essere registrate presso la Commissione per il turismo e devono essere munite di carte d'identità.

Ci sono anche molte altre guide a Zanzibar che non sono registrate. La maggior parte di queste non sono affatto delle guide, ma degli imbroglioni che fanno soldi accompagnando i turisti in alberghi e negozi di souvenir, organizzando trasporti o riunendo gruppi per condividere giri in barca. Questi sono conosciuti localmente come "beach-boys" o "papaasi", che significa letteralmente "zecche", cioè parassiti o irritanti succhia sangue.

Quando una nave arriva a Zanzibar da Dar es Salaam, di solito c'è un gruppo di papaasi sul molo. Alcuni possono essere piuttosto aggressivi, ma alcuni non sono troppo sgradevoli e vi aiuteranno a trovare un posto dove stare (il che potrebbe essere utile, dato che il labirinto di vicoli di Stone Town all'inizio è disorientante). Dite loro esattamente quello che volete in termini di standard e prezzo. Non dovrebbe costare di più (il papaasi riceve una commissione dall'hotel) e potrebbe farti risparmiare molto tempo.

Sfortunatamente, questo piano non funziona sempre, in quanto alcuni hotel pagano più commissioni di altri, e alcuni non pagano affatto, quindi il papaasi vi porterà solo nei posti dove ottengono una commissione decente. Abbiamo sentito da diversi viaggiatori che sono arrivati a Zanzibar con l'obiettivo di rimanere in un determinato hotel, ma il papaasi falsamente li informava che l'hotel era "pieno", "chiuso" o addirittura "bruciato". Se avete dei dubbi, è meglio essere con loro educati, ma risoluti (o semplicemente ignorarli completamente) e trovare il vostro hotel. Ancora meglio, fate una telefonata o inviate un'email per prenotare una stanza in anticipo; alcuni hotel offrono anche sconti per prenotazioni anticipate.

Dopo aver organizzato la sistemazione in hotel, la maggior parte dei papaasi vorranno essere la vostra 'guida', offrendo di mostrarvi i luoghi d'interesse o negozi di souvenir di Stone Town, trovare compagni per le immersioni o escursioni in barca, o organizzare il trasporto verso la costa orientale. Usate questi servizi se ne avete bisogno, ma siate pronti a pagare se necessario, o siate consapevoli che i proprietari dei negozi di souvenir, delle barche e dei centri di immersione dovranno pagare una commissione al papaasi, un addebito che sarà ovviamente trasferito a voi.

Alcuni papaasi sono veri e propri truffatori, coinvolti in rapine e altri crimini come lo spaccio di droga. Altri sono imbroglioni, e alcuni viaggiatori sono stati raggirati con autonoleggi a basso costo in cui un papaasi ha preso un deposito e poi è semplicemente scomparso. Cambiare denaro è un'altra operazione potenzialmente costosa, in cui inizialmente le allettanti tariffe favoriscono giochi di prestigio o semplicemente il furto. Certi viaggiatori riferiscono di aver fatto uso di droghe esortati da un papaasi con cui avevano fatto amicizia, ma che poi lo stesso "amico" li aveva denunciati alla polizia; tutte le multe pagate (ufficiali o non ufficiali) includono un compenso all'informatore.

Se trattate solo con agenzie turistiche rispettabili (con budget basso o alto), non avrete nessuno di questi problemi.

Se le guide affidabili hanno le carte d'identità, anche alcuni papaasi sono riusciti ad averle, ma potrebbero essere false o semplicemente rubate. Questo naturalmente confonde i turisti. C'è chi spera, ma invano, che il dipartimento governativo responsabile per il turismo si applicherà a questo problema nel prossimo futuro.

Il centro di Stone Town, visto dalla Casa delle Meraviglie, con parte del Forte arabo a sinistra-Stone Town Zanzibar
Il centro di Stone Town, visto dalla Casa delle Meraviglie, con parte del Forte arabo a sinistra-Stone Town Zanzibar

 

Luoghi da visitare nella città di Zanzibar

 

Uno scrittore ha paragonato la vecchia Stone Town di Zanzibar a una foresta tropicale dove le case alte si allungano verso il cielo anziché gli alberi, e il sole filtra attraverso una rete di balconi sporgenti al posto del fogliame. Il labirinto di stradine e vicoli tortuosi è un paradiso per i passeggini, con nuove viste, suoni o odori che catturano l'immaginazione ad ogni angolo: enormi porte intagliate, antiche mura, piccoli negozi allettanti con mercanzie colorate e affaccendati, vecchi che chiacchierano su una panchina di pietra o curvi su un tradizionale gioco da tavolo, bambini con giocattoli fatti in casa, ghetto-blaster (boombox) a tutto volume, gatti magri raggomitolati in chiazze di sole, ragazzini che vendono anacardi o cartoline o pane fresco, ragni che tessono le loro tele giganti su un albero rachitico, il suono del muezzin che chiama dalla moschea e il profumo di chiodi di garofano o zenzero o citronella. Ovunque gli echi della ricca e affascinante storia di Zanzibar, i sultani, costruttori navali, esploratori, mercati di schiavi e commercianti di spezie esotiche, nonché i fantasmi degli schiavi, le cui crudeltà loro inflitte pesano tuttora.

 

Zanzibar Town, situata sulla costa occidentale dell'isola, è il cuore dell'arcipelago, nonché la prima tappa per la maggior parte dei viaggiatori.

La città, originariamente costruita su una penisola. è formata da due zone, suddivise da Creek Road, dove un tempo scorreva un torrente che separava Stone Town "Città Vecchia"(Mji Mkongwe) dalla "Altra Parte" (Ng'ambo), abitata in passato da una piccola comunità di schiavi, corrispondente oggi alla città moderna, in fase di espansione, caratterizzata da uffici, condomini e quartieri degradati.

Se Zanzibar Town è il cuore dell'arcipelago, Stone Town ne è l'anima.

 

Stone Town è situata su un piccolo promontorio che si protende nel canale di Zanzibar. Ex capitale del Sultanato di Zanzibar, centro fiorente del commercio delle spezie e del commercio degli schiavi nel XIX secolo, mantenne la sua importanza come principale città di Zanzibar durante il periodo del protettorato britannico. Quando Tanganica e Zanzibar si unirono a formare la Repubblica Unita della Tanzania , Zanzibar mantenne uno status semi-autonomo, con Stone Town come sede del governo locale.

 

Shangani, rimasta per molti secoli il villaggio di pescatori originario che si sviluppò in Stone Town, era un piccolo sito swahili in gran parte insignificante fondato nell'XI secolo, Le città più grandi di Unguja Ukuu, Kizimkazi e Tumbatu furono i poteri dell'isola dall'ottavo al sedicesimo secolo.

All'inizio del sedicesimo secolo, i navigatori portoghesi costruirono a Shangani una chiesa e una stazione commerciale sulla penisola perché aveva un buon porto ed era facile da difendere, e la regina del nord dell'Unguja Fatuma fece costruire una casa nella metà del XVII secolo.

Quando i portoghesi furono estromessi da Zanzibar e Pemba verso la fine del 17° secolo, invitati dai patrizi locali a esercitare il potere politico in cambio della difesa contro le rappresaglie portoghesi, gli arabi dell'Oman iniziarono a stabilirsi sull'isola (inizio XVIII secolo), costruirono un forte (che ospitava circa cinquanta soldati) sul sito della chiesa portoghese, e la Stone Town di oggi crebbe intorno al forte. Il Sultano nominò anche un governatore locale, ma l'autorità politica era ancora in gran parte affidata al Mwinyi Mkuu, in quel momento la regina Fatuma.

 

Le case a Stone Town furono originariamente costruite con legno (intorno al 1050) e più tardi nel fango con pareti di corallo (1150 circa). Questi edifici sono stati continuamente ricostruiti con materiali più durevoli.

Entro il 13° secolo, le case furono costruite con pietre e legate con il fango, e il 14° secolo vide l'uso della calce per legare la pietra. Solo i patrizi più ricchi poterono costruire case in pietra e calce, la forza dei materiali che permettevano tetti piatti, mentre la maggior parte della popolazione viveva in case a tetto di paglia simili a quelle dell'11° e 12° secolo. Lo stile architettonico di queste case di pietra non ha elementi arabi o persiani e dovrebbe essere considerato uno sviluppo interamente autoctono dell'architettura vernacolare locale.

Mentre gran parte dell'architettura della città di Zanzibar veniva ricostruita durante il dominio dell'Oman, i siti vicini mantenevano lo sviluppo generale dell'architettura Swahili e di Zanzibar prima del XV secolo.

La maggior parte delle case che si vedono oggi sono state costruite nel 19° secolo, quando Zanzibar era uno dei centri commerciali più importanti nella regione dell'Oceano Indiano. La roccia corallina dell'isola di Zanzibar era facile da usare come materiale da costruzione, in modo che molte case fossero costruite in grande stile con tre o quattro piani. In precedenza la maggior parte delle case di Zanzibar era stata molto più piccola, costruita con pali di mangrovie e paglia di palma, rendendo ancora più eccezionali i bei palazzi bianchi di Stone Town.

Oggi, quasi tutte queste vecchie case sono ancora abitate, anche se molte sono in pessimo stato di manutenzione. La roccia corallina era un buon materiale da costruzione ma è anche morbida e facilmente erosa se non mantenuta. Muratura fatiscente, insieme con la lavorazione del legno fatiscente, è purtroppo una vista fin troppo familiare in Stone Town e in alcuni luoghi, dove la superficie si è disintegrata, riaffiorano i blocchi grezzi di corallo antico.

Tuttavia, dalla fine degli anni '80 e fino agli anni '90, diversi edifici di Stone Town sono stati ristrutturati. Il governo di Zanzibar, con l'assistenza del Centro per gli insediamenti umani delle Nazioni Unite (il fondo Habitat), intende preservarne molti altri, ripristinando infine l'intera Stone Town con qualcosa di simile alla sua originaria magnificenza. L'Autorità per la conservazione e lo sviluppo della città di pietra è stata istituita per coordinare questo lavoro, sebbene a volte sia ostacolato da una mancanza di coordinamento con le autorità del governo locale.

Durante il 19° secolo, molti degli abitanti di Stone Town erano ricchi arabi e indiani. Di conseguenza le case sono state costruite in due stili principali: lo stile arabo, con pareti esterne semplici e un grande portone che conduce a un cortile interno; e lo stile indiano, con una facciata più aperta e ampi balconi decorati con ringhiere ornate e balaustre, progettati per catturare la brezza marina e dissipare l'atmosfera umida.

Molti degli edifici hanno porte con cornici e pannelli elaboratamente intagliati, decorati con borchie in ottone e serrature pesanti. Le dimensioni della porta e la complessità della decorazione erano segni della ricchezza e dello status della famiglia. Oggi la porta di Zanzibar è diventata un simbolo riconosciuto della città e dello sfondo storico e culturale dell'isola, e molti nuovi edifici ne incorporano uno nel loro design, uno autentico rimosso da un vecchio edificio oppure una riproduzione.

Tra le case e nascosto nelle viuzze si incontrano moschee, chiese e altri edifici pubblici, quasi nascosti nel labirinto. Stone Town ha anche alcune strade di negozi, alcuni dei quali sono ancora chiamati bazar. Alcuni negozi sono molto piccoli, non più di un chiosco, con qualche scatoletta di cibo polveroso o un paio di barattoli di caramelle sullo scaffale; altri sono più grandi, si rivolgono a residenti e visitatori, con una gamma più ampia di cibi, libri, tessuti, mobili e articoli elettrici. Ci sono anche negozi di antiquariato e curiosità (affare duro qui!), E un numero crescente di luoghi che vendono una vasta e creativa selezione di arti e mestieri prodotti localmente, mirati specificamente al crescente mercato turistico.

Mentre si esplorano le strade strette con tutti i loro collegamenti storici, occorre ricordare che Zanzibar Town oggi è davvero una vera comunità, dove le persone vivono e lavorano. Non è un pezzo di museo creato per i turisti. Non si dovrebbe entrare in una casa o in un cortile privato se non espressamente invitati a farlo, e prima di sbirciare da una finestra o da una porta, fermarsi e chiedersi se si apprezzerebbe un estraneo che facesse lo stesso a casa vostra. Si dovrebbe anche mostrare rispetto per le sensibilità locali, in particolare per quanto concerne l'abbigliamento. Le moschee non sono solitamente aperte ai visitatori non musulmani. Fotografare gli edifici è generalmente accettabile, ma non fotografare mai le persone senza il loro permesso.

 

Sebbene le strette strade di Zanzibar siano come un labirinto, Stone Town non è molto grande, e il fatto di perdersi seriamente è improbabile. (Se non sapete dove siete, continuate a camminare e uscirete presto su Creek Road o su una delle strade lungo il mare.) Infatti, molti visitatori si perdono nel labirinto di vicoli e vicoli fa tutto parte del divertimento.

Tuttavia, se il vostro tempo è limitato, preferite non disorientarvi, o volete trovare determinati siti di interesse, è possibile noleggiare una guida esperta dalla maggior parte delle compagnie locali.

Se non gradite un tour formale, ma vorreste comunque essere accompagnati da un locale, potreste usufruire dei servizi dei "papaasi", anche se generalmente saranno più interessati a portarvi nei negozi di souvenir che nei musei. Potrebbe essere più saggio chiedere al vostro hotel o ad una compagnia turistica autorevole di mettervi in contatto con qualcuno che vi accompagnerà felicemente per le strade e mostrarvi la strada se vi perderete. Alcuni hanno assunto uno scolaro locale, che era anche molto felice di praticare il suo inglese, e questa sembra un'idea eccellente. Circa $ 5 (in scellini tanzaniani) per una giornata di lavoro sarebbe una tassa adeguata.

Se siete seriamente interessati alla storia di Zanzibar, un artista e storico locale, John da Silva, è occasionalmente disponibile per visite guidate private intorno a Stone Town. John conosce la storia di ogni edificio pubblico e di ogni casa (e letteralmente ogni balcone e porta) della città. Le sue tariffe sono US $ 20 per un tour della durata di due o tre ore. Potrete contattare John attraverso Sama Tours.

Le case moresche e arabe a Stone Town sono caratterizzate da grande porte di legno finemente intagliate e ornate a bassorilievo-Foto by Luciano Gollini
Le case moresche e arabe a Stone Town sono caratterizzate da grande porte di legno finemente intagliate e ornate a bassorilievo-Foto by Luciano Gollini

 

Stone Town

Vedi le foto nella galleria in fondo alla Pagina

 

Il cuore di Zanzibar Town, Stone Town, è un labirinto di stretti vicoli con palazzi, moschee e negozietti. Basta alloggiare qui per una notte o due in un piccolo hotel o in una casa di mercanti trasformata per sentirsi immersi in una atmosfera surreale.

 

DENTRO AL LABIRINTO.

Stone Town (città di pietra), Mji Mkongwe in Swahili, è la parte vecchia della capitale dell'isola di Zanzibar. Per la sua importanza storica e la sua architettura, la città è stata dichiarata patrimonio dell'umanità dall'UNESCO.

La città sorge su una penisola triangolare sulla costa occidentale dell'isola, ed è caratterizzata da un labirinto di vicoli ricchi di case, negozi, bazar e moschee.

Ci si sposta a piedi, in bicicletta o in moto; le automobili sono inutilizzabili nella maggior parte delle vie interne, troppo strette.

L'architettura di Stone Town è un mix unico di stili: dal moresco e l'arabo al persiano, all'indiano, all'europeo coloniale. Le case moresche e arabe sono particolarmente notevoli, caratterizzate da grande porte di legno finemente intagliate e ornate a bassorilievo e da grandi verande chiuse da pannelli di legno intagliato.

Darajani Market. Stone Town Zanzibar
Darajani Market. Stone Town Zanzibar

 

IL MERCATO DI STONE TOWN (Darajani Market)

Poco lontano dalla stazione dei bus (dala-dala) e circa a metà strada lungo Creek Road, si trova il frequentatissimo mercato di Darajani. È un buon posto da visitare anche se non si compra nulla. La lunga sala del mercato è circondata da commercianti che vendono dalle bancarelle (impossibile da definire con precisione il numero) o con le loro merci semplicemente sparse sul terreno.

È un posto molto vivace in cui tutto, dal pesce al pane, dalle macchine da cucire ai pezzi di ricambio per l'auto di seconda mano, viene acquistato e venduto. Le persone portano i loro prodotti qui da tutta l'isola, e altri vengono a comprare cose che non possono ottenere nei loro villaggi. Potete vedere libri scolastici, grovigli anonimi di metallo, sedie di legno grezzo, valigie, scarpe, cestini, utensili da cucina, orologi, telefoni cellulari e senza dubbio il lavello da cucina occasionale.

Pur cominciando la passeggiata tra i colori della verdura e della frutta esotica freschissima: pomodori e banane, mango, noci di cocco e patate, si finisce poi dove l’aria si fa poi decisamente più pesante quando ci si trova a camminare nei settori dedicati al pescato e alla carne cruda. L’odore è forte, pungente, stomachevole, tra i ritagli di capretto così come nel perimetro dedicato all'asta del pesce.

È meglio che alcuni cibi vengano evitati dagli schizzinosi: enormi zamponi di manzo penzolano appesi al soffitto accanto ad altre carni non meglio identificabili e a smisurate teste di pesce d'alto mare con le fauci spalancate, mentre cesti colmi di interiora sono avvolti da nugoli di mosche. Bottiglie e vasetti riciclati sporchi contenenti olio, miele, sottaceto e chissà cos'altro... e l'inevitabile ronzio delle mosche. Il vocio è forte, il respiro si affanna e l’unico posto in cui trovar sollievo è tra le bancarelle delle spezie, loro che sono il simbolo di Zanzibar, loro che inebriano l’aria dell’aroma del curry e dello zenzero, tra sentori di cannella, curcuma e vaniglia.

Da non perdere le strisce di tessuti in cotone multi-fantasia e godetevi semplicemente l'osservazione delle persone e l'esperienza della gente di Zanzibar.

Verso la fine del 19 ° secolo, il mercato della città era all'interno del vecchio forte. L'attuale mercato coperto (da tendaggi e tettoie di makuti) fu costruito nel 1904.

Nelle serate occasionali, un'asta pubblica si svolge nella strada dietro al mercato in cui vengono venduti mobili, articoli per la casa, vecchie biciclette e ogni genere di cianfrusaglie. È molto divertente da guardare, ma assicuratevi di non fare offerte per qualcosa per sbaglio: tenete le mani ferme!

Livingstone House Zanzibar
Livingstone House Zanzibar

 

CASA LIVINGSTONE (Livingstone House).

Situata circa 2 km sul lato nord-est della città lungo la strada per Bububu, la Casa di Livingstone fu costruita intorno al 1860 per Sultan Majid (sultano dal 1856 al 1870) e usata da molti missionari ed esploratori europei come base per i viaggi nel continente durante la seconda metà del XIX secolo. David Livingstone, probabilmente il più famoso esploratore di tutti loro, rimase in questa casa prima di dirigersi verso la terraferma per iniziare la sua ultima spedizione nel 1866. Altri esploratori, come Burton, Speke, Cameron e Stanley, rimasero qui mentre si preparavano spedizioni per conto loro. La casa fu in seguito utilizzata dai membri della comunità indiana dell'isola e nel 1947 fu acquistata dal governo coloniale per essere utilizzata come laboratorio scientifico per la ricerca sulle malattie dei chiodi di garofano. Questo vecchio edificio oggi ospita l'ufficio della Zanzibar Tourist Corporation (ZTC). Potrete arrivarci a piedi dalla città oppure prendere il dalla-dalla (minibus) n. 502.

 

David Livingstone

David Livingstone è il più noto di tutti gli esploratori europei che hanno viaggiato nell'Africa del 19° secolo e molti dei suoi viaggi sono iniziati e finiti a Zanzibar. Era nato il 19 marzo 1813 nel villaggio di Blantyre, vicino a Glasgow, in Scozia. Nel 1841, all'età di 28 anni, andò in Sud Africa come medico missionario. Lì sposò Mary Moffat, la figlia di un missionario. Durante le sue prime spedizioni nell'Africa meridionale attraversò il deserto del Kalahari e, nel novembre 1855, divenne il primo europeo a vedere Mosi oa Tunya ("il fumo che tuona"), che ribattezzò Victoria Falls.

Livingstone fece la sua quarta grande spedizione dal 1858 al 1864 nella zona attorno allo Zambesi e al Lago Nyasa (attuale Lago Malawi). Era accompagnato dal dott. John Kirk, un altro scozzese, che si unì alla spedizione come ufficiale medico e naturalista. Dopo la spedizione, nell'aprile del 1864, Livingstone trascorse una settimana a Zanzibar prima di tornare in Gran Bretagna. Livingstone tornò a Zanzibar nel gennaio 1866, come gli era stato chiesto dalla Royal Geographical Society di esplorare il paese tra il Lago Nyasa e il Lago Tanganica, per risolvere la disputa sulla posizione della sorgente del Nilo. Partì per la terraferma il 19 marzo 1866 e percorse l'estremità meridionale del lago Nyasa.

Dopo diversi anni di perlustrazione della regione, durante le quali le piccole notizie dei suoi viaggi avevano raggiunto il mondo esterno, si persero le tracce dell'intrepido esploratore. Soltanto uno dei suoi 44 messaggi inviati a Zanzibar arrivò a destinazione, mise in moto le ricerche che condussero al celebrato incontro con il giornalista Henry Morton Stanley, inviato alla ricerca del più celebre esploratore del suo tempo, che si sarebbe rivolto a Livingstone (il codizionale è d'obbligo in quanto è incerto che il colloquio fosse andato proprio così), apparentemente scomparso tre anni prima nel cuore del continente nero, ritrovandolo finalmente a Ujiji sulle rive del lago Tanganica il 10 novembre 1871 con la fatidica frase; "Dr. Livingstone, I suppose" (Il dottor Livingstone, suppongo). Erano i due unici bianchi nel raggio di centinaia di chilometri, per cui non dovevano esserci dubbi sull'identità del viaggiatore sperduto. Il fatto che ciononostante si salutassero come durante un casuale incontro tra gentiluomini al club è entrato nel mito, a dimostrazione dell'etichetta, dell'imperturbabilità, del leggendario understatement inglese. In questo incontro, Livingstone soffriva terribilmente di ulcere del piede, febbre e dissenteria e aveva solo pochi giorni di scorta di cotone con cui comprare cibo. Realtà è, la storia ce lo insegna, che la stampa ed il popolo anglosassone hanno, in ogni occasione, cancellato la verità dei fatti a favore di episodi puramente inventati diventati simbolo del coraggio, dell'intraprendenza e dell'indomito spirito britannico. Senza l'aiuto di un giovane re di una tribù locale, Sekeletu, diciannovenne monarca dei Kololo, Livingstone sarebbe difficilmente sopravvissuto. In realtà Livingstone, divenne completamente dipendente dalla generosità di Sekeletu, tenuto conto della sua totalmente inadeguata scorta di viveri, indumenti e altri generi di prima necessità, nonchè trasportato in barella dai servitori del re appena si ammalò. Quando settimane dopo, tornato sufficientemente in forze partì per una piccola spedizione con Stanley.

Esplorarono le rive settentrionali del lago Tanganica, stabilendo che il fiume Ruzizi scorreva nel lago (non fuori) e non poteva quindi essere una sorgente del Nilo. Livingstone e Stanley lasciarono Ujiji il 27 dicembre 1871 e raggiunsero Kazeh, a metà strada verso la costa, a febbraio dell'anno successivo.

Stava ancora cercando la fonte del Nilo quando si ammalò di malaria con dissenteria. Morì di una emorragia nel villaggio di Chitambo, poche miglia a sud del lago Bangweulu (Zambia) il 2 maggio 1873. Due dei suoi fedeli compagni, Susi e Chumah, gli tolsero il cuore e lo seppellirono sotto un albero nel punto in cui morì. Asciugarono il suo corpo al sole per due settimane, poi lo portarono a Zanzibar, avvolto in corteccia e stoffa, dove fu identificato da un osso rotto nel braccio sinistro, una volta schiacciato nelle fauci di un leone. Il corpo di Livingstone riposava al consolato britannico prima di essere portato a Londra dove è sepolto nell'abbazia di Westminster. Stanley e Kirk furono tra i portatori degli indumenti dell'esploratore al suo funerale il 18 aprile 1874. L'albero sotto il quale fu sepolto il cuore di Livingstone alla fine cadde e un monumento di pietra ora si trova al suo posto. Però, parte del legno dell'albero è stato trasformato in una croce, e ora è appeso nella cattedrale anglicana in Zanzibar Town.

L'harem e la torre del porto (il faro) a Stone Town-Zanzibar 1890
L'harem e la torre del porto (il faro) a Stone Town-Zanzibar 1890

 

IL MUSEO DEL PALAZZO (Palace Museum).

Si tratta di un grande edificio bianco a tre piani circondato da mura merlate situato sul lungomare della Mizingani Road fra il Palazzo delle Meraviglie e il Vecchio Dispensario. Originariamente chiamato il Sultan's Palace poiché costruito su parte del sito di un palazzo ancora più antico chiamato Beit al-Sahel, la Casa della Costa, originariamente eretto per il Sultano Said tra il 1827 e il 1834 fu distrutto in gran parte dai bombardamenti britannici del 1896 durante la guerra Anglo-Zanzibariana e ricostruito per i membri della famiglia del sultano.

 

Questa breve guerra distrusse anche il palazzo dell'adiacente harem, Beit al-Hukum, e alcuni altri edifici vicini tra i quali Beit al-Ajaib (la Casa delle Meraviglie) subirono solo danni minori. All'epoca queste strutture erano un'unità indipendenti con passerelle rialzate che permettevano ai personaggi reali di evitare le strade della città. Beit al-Hukum ed il faro eretto di fronte ai palazzi non furono ricostruiti. Il palazzo che esiste oggi (ora Palace Museum) fu costruito in parte sul sito di Beit al-Sahel. Sul sito dell'harem, Beit al-Hukum, è stata costruita una casa privata, facilmente visibile tra il Museo del Palazzo e la Casa delle Meraviglie, arretrata rispetto alla strada. L'edificio ha un giardino ben curato con palme e arbusti, aumentando così il dominio visivo della Casa delle Meraviglie.

Dal 1911 Sultan's Palace venne utilizzato come residenza ufficiale del Sultano di Zanzibar, ma fu ribattezzato People's Palace (Palazzo del Popolo) dopo la Rivoluzione del 1964 e usato come sede del governo, quando il sultano Jamshid fu rovesciato. Ha continuato ad essere utilizzato come uffici governativi fino al 1994 quando il palazzo è stato trasformato in un museo dedicato alla storia dei sultani di Zanzibar (vedi anche sotto: I PALAZZI DI MIZINGANI) .

 

Sorprendentemente, molti dei mobili e altri oggetti sono sopravvissuti agli anni della rivoluzione e ora possono essere visti dal pubblico per la prima volta. Il museo è ben organizzato e ricco di informazioni: il piano terra è dedicato ai primi anni del sultanato (1828-1870), mentre i piani superiori contengono reperti del periodo successivo, più ricco, dal 1870 al 1896. Questi includono troni, tavoli per banchetti e mobili cerimoniali, e anche oggetti più personali come i letti e l'acquazzone personale del sultano. Un piano del museo è dedicato al sultano Khalifa bin Harub, un'altro alla principessa Sayyida Salme, nota anche come Emily Ruete, e figlia di Sultan Said, che fuggì ad Amburgo con un mercante tedesco nel 1866. È una storia affascinante, raccontata dalla principessa stessa nel suo libro "Memorie di una principessa araba di Zanzibar" (pubblicato originariamente nel 1886 e ristampato più di recente), che si può comprare nel museo. Fuori nel giardino del palazzo si trovano le tombe dei sultani Said, Barghash, Majid, Khaled, Khalifa e Abdullah. Cercate la curiosa "tomba doppia": apparentemente le gambe di questo sultano furono amputate e seppellite per prime, per unirsi al resto del suo corpo quando il sultano morì alcuni anni dopo.

Un eccellente opuscolo è disponibile con uno sfondo storico chiaro e conciso con piantine e descrizioni di tutte le stanze del palazzo. Sono disponibili anche delle guide per accompagnare i visitatori e descrivere dettagliatamente quanto esposto; la loro quota è aperta alla negoziazione, ma deve essere concordata preventivamente (circa 5 $ USA è giusto).

Ingresso US $ 3; aperto dal lunedì al venerdì dalle 09:00 alle 18:00, sab-dom e festivi dalle 09:00 alle 15:00.

Beit al-Ajaib (Casa delle Meraviglie) - Stone Town Zanzibar
Beit al-Ajaib (Casa delle Meraviglie) - Stone Town Zanzibar

 

CASA DELLE MERAVIGLIE (House of Wonders).

Il Palazzo delle Meraviglie o Casa delle Meraviglie (in inglese Palace of Wonders o House of Wonders, in arabo Beit al-Ajaib) è uno dei più importanti edifici storici di Stone Town, a Zanzibar. Questo grande edificio bianco domina l'area del lungomare di Zanzibar Town ed è uno dei suoi punti di riferimento più noti. Questo rettangolo perfetto, che si eleva su più piani circondato da colonne di pilastri e balconi, e sormontato da una grande torre dell'orologio, è stato progettato da un ingegnere navale, da qui il grande uso di pilastri e travi d'acciaio nella costruzione.

È l'edificio più grande e più alto di Stone Town e occupa un posto di rilievo di fronte ai Giardini Forodhani sul lungomare della città vecchia, in Mizingani Road. Si trova tra il Vecchio Forte e il Museo del Palazzo (l'ex Palazzo del Sultano).

Costruito nel 1883 come palazzo cerimoniale da Barghash bin Said, secondo Sultano di Zanzibar, Beit al-Ajaib è situato sul sito del palazzo del XVII secolo della regina di Zanzibar Fatuma. Dopo oltre un secolo di uso come palazzo e uffici governativi, ha aperto nel 2002 come Museo di Storia e Cultura di Zanzibar e della Costa Swahili, nonché della storia antica di Stone Town e dell'impero commerciale swahili risalente al 19° secolo.

Nel suo periodo di massimo splendore, l'interno del nuovo palazzo aveva bei pavimenti in marmo e pareti rivestite di pannelli. Fu il primo edificio di Zanzibar ad essere installato con l'illuminazione elettrica, e uno dei primi in Africa orientale ad avere un ascensore elettrico, motivo per cui, non a caso, la gente del posto lo chiamò "Beit al-Ajaib", che significa "Casa delle Meraviglie".

Sebbene questo edificio servisse a testimoniare la modernità del Sultano, altri elementi ne fecero un palazzo funzionale, come i passaggi coperti sopra il livello stradale (chiamati wikios) che collegavano la Casa delle Meraviglie ai due palazzi adiacenti Beit al-Hukum (che costituiva l'harem) consentendo alle donne reali di muoversi senza essere viste e Beit al-Sahel (ora Palace Museum). Una di queste passerelle può ancora essere vista attraversando la strada dietro il Museo del Palazzo.

L'edificio ha un grande cortile centrale coperto e un atrio circondato da gallerie aperte. Alcune delle porte interne del palazzo sono splendidamente scolpite con iscrizioni dal Corano. I pavimenti in marmo e la maggior parte delle decorazioni in argento all'interno furono importate dall'Europa. Apparentemente il sultano teneva gli animali selvatici incatenati per essere esposti di fronte all'edificio e aveva la porta principale abbastanza larga da poter far attraversare un elefante.

Il 27 agosto 1896, l'edificio fu leggermente danneggiato dai bombardamenti navali della marina britannica durante la guerra Anglo-Zanzibariana durata 38 minuti, tra il Regno Unito e il Sultanato di Zanzibar, durante un tentativo di colpo di stato, iniziato quando il sultano filo-britannico Hamad bin Thuwain morì improvvisamente il 25 agosto 1896, suo cugino Khalid bin Barghash tentò di impossessarsi del trono. Questa breve guerra distrusse anche il palazzo di Beit al-Hukum e danneggiò gravemente il palazzo di Beit al-Sahel. La Casa delle Meraviglie ha subito solo danni minori, ma il faro che era posizionato innanzi all'edificio fu distrutto; venne in seguito sostituito con la torre dell'orologio nel 1897. Beit al-Hukum non fu ricostruito; la sua posizione fu trasformata in un giardino, aumentando il dominio visivo della Casa delle Meraviglie.

Dal 1911 fu utilizzato come ufficio dal governo coloniale britannico e dopo la Rivoluzione del 1964 fu utilizzato dall'ASP, il partito politico dominante di Zanzibar. Nel 1977 divenne il quartier generale del CCM (Chama Cha Mapinduzi, il Partito della Rivoluzione), l'unico partito politico della Tanzania a quel tempo.

Nei primi anni '90, Beit al-Ajaib fu praticamente abbandonato dal governo e dal partito e rimase vuoto per alcuni anni, lentamente cadendo in rovina, nonostante i progetti di breve durata, che non si materializzarono mai, trasformandolo in un hotel.

A quattro anni dalla sua apertura al pubblico, il museo è ancora in fase di sviluppo, con circa la metà delle esposizioni pianificate ora completate. Quelle già finite coprono una varietà di argomenti relativi, come si è già detto, alla cultura e alla storia di Zanzibar e Swahili, tra cui l'esibizione di uno stupefacente dhow tradizionale cucito (sambuco), con i suoi legni letteralmente "cuciti" insieme, e un mtepe (una imbarcazione tradizionale della cultura swahili, di cui si può osservare una riproduzione in grandezza naturale). Ulteriori esposizioni riguardanti il periodo portoghese, e l'epoca coloniale dell'Oman e del Regno Unito sono previste, così come una biblioteca e un centro conferenze. Tra i tanti oggetti recentemente trasferiti qui dall'ormai chiuso Peace Memorial Museum, anche se potrebbero non essere ancora nelle loro posizioni finali, si dovrebbero trovare la cassetta medica del Dr. Livingstone, una sezione della pista della breve ferrovia di Zanzibar, alcuni vecchie lampade per biciclette personalizzate per funzionare con olio di cocco e la vecchia lampada del faro.

Oltre agli oggetti esposti, l'edificio della Maison delle meraviglie è una mostra affascinante, a cui il museo consente l'accesso pubblico da pochi anni. Il piano terra offre splendide viste attraverso il cortile centrale fino alla cima dell'edificio. Al livello successivo, il pavimento è coperto con piastrelle di marmo. Su ogni piano ci sono quattro enormi porte di legno intagliato. Al piano superiore, dalla sala espositiva, è possibile uscire sul balcone superiore e camminare per tutto il perimetro dell'edificio. Inutile dire che le viste su Stone Town e sulla baia sono spettacolari. Fuori dalla Casa delle Meraviglie ci sono due vecchi cannoni di bronzo con iscrizioni in portoghese del XVI secolo, finemente decorati, entrati in possesso dei persiani nel 1622 e in seguito passati nelle mani dei sultani di Oman, che li portarono a Zanzibar. Il più grande dei due cannoni porta il simbolo di re Giovanni III e una incisione con un planisfero.

Ingresso US $ 3; fotografia consentita.

Il forte arabo, chiamato anche il vecchio forte (Old Fort), e con il suo nome locale Ngome Kongwe-Stone Town Zanzibar
Il forte arabo, chiamato anche il vecchio forte (Old Fort), e con il suo nome locale Ngome Kongwe-Stone Town Zanzibar

 

IL FORTE ARABO (Old Fort).

Il forte arabo, chiamato anche il vecchio forte (Old Fort), e con il suo nome locale Ngome Kongwe, si trova sul lungomare principale, adiacente a un altro edificio simbolo della città, la Casa delle Meraviglie (ex palazzo del Sultano di Zanzibar), e di fronte ai giardini di Forodhani. È una massiccia fortificazione in pietra, con alte mura merlate. Fu costruito tra il 1698 e il 1701 dal gruppo Busaidi degli arabi omani, che aveva ottenuto il controllo di Zanzibar nel 1698, dopo quasi due secoli di occupazione portoghese. Il forte era usato come difesa contro i portoghesi e contro i rivali del gruppo dell'Oman, i Mazrui, che occuparono Mombasa in quel momento.

Il forte fu costruito dagli arabi di Busaidi Omani sul sito di una chiesa portoghese costruita tra il 1598 e il 1612 (la città di Stone Town non era ancora stata fondata, e venne in seguito sviluppata proprio attorno al nucleo del forte). Nel cortile principale, i resti della vecchia chiesa sono ancora visibili nella parte interna. Nel diciannovesimo secolo il forte era usato come prigione e qui venivano giustiziati o puniti criminali in un luogo appena fuori dal muro orientale. La parola swahili gereza, che significa prigione, si pensa derivi dalla parola portoghese igreja, che significa chiesa.

All'inizio del XX secolo, il forte era utilizzato anche come deposito per la linea ferroviaria che collegava Zanzibar Town a Bububu. Nel 1949 fu ricostruito e il cortile principale fu utilizzato come club di tennis femminile, ma dopo la rivoluzione del 1964 cadde in disuso.

Oggi, il forte è stato rinnovato ed è aperto ai visitatori. È possibile raggiungere la cima dei bastioni e andare sulle torri sul lato occidentale. Nel 1994 una sezione è stata trasformata in un teatro all'aperto. Lo sviluppo è stato fantasioso ma allo stesso tempo in sintonia con il design e la sensazione generale dell'edificio originale: i sedili sono in stile anfiteatro e le pareti esterne del forte e la Casa delle Meraviglie formano uno sfondo naturale. Il teatro è utilizzato per spettacoli di musica contemporanea e tradizionale, teatro e danza. Il forte ospita anche un banco informazioni turistiche, con dettagli sulle esibizioni nell'anfiteatro e altri eventi in giro per la città, oltre a una selezione di libri in vendita e una serie di dépliant di aziende da visitare. Ci sono anche diversi negozi di spezie e artigianato, una piacevole caffetteria e, in particolare, alcuni bagni pubblici molto puliti. Da non perdere il "Tower Workshop" nella torre ovest, dove gli artisti locali creano e mostrano le loro opere (come i celebri dipinti tinga-tinga tanzaniani). Anche se le rovine storiche non vi interessano, il Forte merita una visita.

Funzionario coloniale britannico con dignitari arabi a Zanzibar. Il mercante di schiavi Tippu Tip è il primo a destra
Funzionario coloniale britannico con dignitari arabi a Zanzibar. Il mercante di schiavi Tippu Tip è il primo a destra

 

LA CASA DI TIPPU TIP (Tippu Tip's House).

Tippu Tip (scritto anche Tippoo Tib e Toppu Tob) era noto per le sue attività di razziatore e mercante di schiavi, il cui vero nome era Hamed bin Mohammed el Murjebi. Nacque a Zanzibar nel 1837, era figlio di uno swahili della costa del Tanganica, come lo era il nonno paterno. Il bisnonno paterno, Rajab bin Mohammed bin Said el Murjebi, aveva sposato una delle figlie di Juma bin Mohammed el Nebhani, un commerciante della famiglia el Nebhani, tra le più rispettate di Oman. La madre era Bint Habib bin Bushir, della famiglia del sultano omanita.

Cominciò a partecipare al commercio degli schiavi e avorio all'interno dell'Africa con il padre all'età di 18 anni. Era anche il proprietario di alcune tra le più grandi piantagioni di chiodi di garofano e altre spezie a Zanzibar.

Quando Tippu Tip iniziò la sua attività di mercante, non aveva grandi ricchezze. Al tempo, i mercanti organizzavano spedizioni all'interno del continente con l'appoggio di mercanti omaniti o persiani, che anticipavano le spese. Al ritorno, dovevano restituire il prestito e parte della merce. Tippu Tip fu capace di capitalizzare sulla sua conoscenza e la sua abilità di esigere una sorta di monopolio sulle merci provenienti dalle zone sotto il suo controllo. Con i guadagni, acquistò varie tenute a Zanzibar.

Il suo soprannome si pensa provenga da una parola locale che significa 'battere le palpebre', poiché apparentemente aveva uno spasmo nervoso che colpiva i suoi occhi, o perché i suoi occhi assomigliavano a quelli di un tipo di uccello chiamato Tippu Tib localmente perché aveva i caratteristici occhi intermittenti.

Durante la metà del XIX secolo, Tippu Tip viaggiò per molti anni attraverso la terraferma orientale africana, commerciando in schiavi e avorio. Durante i suoi viaggi, Tippu Tip incontrò famosi esploratori, tra cui David Livingstone e Henry Morton Stanley con le loro forniture e la pianificazione dei percorsi all'interno del continente. Alcuni di loro furono da lui salvati da morte certa, visto che avevano smarrito la strada ed erano rimasti senza provviste.

Tippu Tip stabilì il controllo militare su vaste aree sia nei territori di Malawi-Zambia, che in quelli del Congo-Uganda di oggi.

Tra il 1884 e il 1887, Tippu Tip stabilì il controllo militare su vaste aree nei territori del Malawi e Zambia, oltre a prendere possesso di tutto il Congo Orientale – un territorio che comprendeva anche parte dell’Uganda di oggi – anche a nome del sultano di Zanzibar, Bargash bin Said el Busaidi. Dal 1887 al 1891, Tippu Tip fu il governatore del distretto delle Cascate di Stanley, nello Stato Libero del Congo.

I registri contemporanei lo descrivono come alto, barbuto, in forma e forte, con la pelle scura, un viso intelligente e l'aria di un arabo ben educato. Secondo quanto riferito, visitava le sue concubine due volte al giorno e, a difesa della sua professione, ebbe a sostenere con vari missionari che Abramo e Giacobbe (uomini di Dio, che appaiono nella Bibbia e nel Corano) erano, a ragion veduta, entrambi proprietari di schiavi.

Tippu Tip divenne molto ricco e nel 1891, tornato a Zanzibar dopo molti anni di commercio in terraferma, possedeva sette piantagioni e 10.000 schiavi. Anche il suo harem era alquanto ben fornito.

Qui fu spinto da vari europei a scrivere la sua autobiografia, primo libro del genere ad essere pubblicato in swahili. Heinrich Brode, che lo aveva sostenuto nel progetto, tradusse il libro in tedesco. L'opera fu poi tradotta anche in inglese e pubblicata a Londra nel 1907.

Morì il 14 giugno, 1905 di malaria nella sua casa di Stone Town, la città più importante di Zanzibar.

La casa dove abitava Tippu Tip si trova vicino all'Africa House Hotel, dietro gli uffici di Jasfa Tours. Fino agli anni '60 era una residenza privata, ma dopo la rivoluzione è stata trasformata in un condominio ed è ora occupata da diverse famiglie. La casa non è stata mantenuta dopo la sua trasformazione, e uno scrittore l'ha definita "la più magnifica di tutta l'Africa". Non è aperta ad ogni visitatore ma, come le foto dimostrano, basta saper trattare! Tuttavia, l'enorme porta principale scolpita (un segno della grande ricchezza di Tippu Tip) che conduce nel cortile è ancora visibile.

La Cattedrale Anglicana (Christ Church Cathedral). Stone Town Zanzibar
La Cattedrale Anglicana (Christ Church Cathedral). Stone Town Zanzibar

 

LA CATTEDRALE ANGLICANA (Christ Church Cathedral).

La Chiesa Cattedrale di Cristo, chiamata anche Cattedrale della Missione Universitaria in Africa Centrale (UMCA), si trova vicino all'incrocio tra Creek Road e Sultan Ahmed Mugheiri Road (ex New Mkunazini Road) sul lato orientale di Stone Town. Si trova sul sito del mercato degli schiavi, usato nei secoli XVIII e XIX quando Zanzibar era un grande centro di schiavitù.

Un gruppo di missionari UMCA era originariamente andato in Africa orientale nel 1861, in seguito al richiamo dell'esploratore David Livingstone per opporsi al commercio degli schiavi e diffondere il cristianesimo in tutta l'Africa. Nel 1864 si stabilirono a Zanzibar, dopo che un certo numero di siti precedenti si rivelarono infruttuosi. Quando il mercato degli schiavi fu chiuso da Sultan Barghash nel 1873, i missionari comprarono il sito e quasi immediatamente iniziarono a costruire la cattedrale. Alcune terre contigue furono donate alla missione da un ricco mercante indiano chiamato Jairam Senji. Oggi, nulla del vecchio mercato degli schiavi rimane (ma vedi sotto: OSTELLO DI SANTA MONICA).

Quando il primo servizio fu celebrato nella cattedrale, il giorno di Natale del 1877, il tetto non era finito. Fu infine completato nel 1880. Secondo la tradizione, l'altare della cattedrale si trova sul luogo di un albero a cui gli schiavi erano legati e quindi frustati per mostrare la loro forza e robustezza. Quelli che gridavano meno durante le sferzate erano considerati i più forti e venduti a prezzi più alti.

L'uomo che fu la forza e l'ispirazione dietro la costruzione della cattedrale fu il vescovo Edward Steere, che fu vescovo di Zanzibar dal 1874 al 1882 (fu anche il primo compilatore di un dizionario inglese-swahili, usando l'alfabeto romano, fino ad allora lo swahili era stato scritto usando la scrittura araba). Ha addestrato la gente del posto come muratori e ha usato pietra corallina e cemento come materiali da costruzione. Si ritiene che Sultan Barghash abbia chiesto al vescovo Steere di non costruire la torre della cattedrale più alta della Casa delle Meraviglie. Quando il vescovo fu d'accordo, il sultano presentò la cattedrale con il suo orologio. La torre fu terminata nel 1883.

L'eredità di David Livingstone sopravvive nella cattedrale: una finestra è dedicata alla sua memoria e il crocifisso della chiesa è ricavato dall'albero che indicava il luogo dove fu sepolto il suo cuore nel villaggio di Chitambo, nello Zambia.

Le decorazioni musive sull'altare furono donate alla cattedrale da Miss Caroline Thackeray (cugina del romanziere inglese William Makepeace Thackeray), che fu insegnante nella missione qui dal 1877 al 1902.

Dietro l'altare c'è il trono del vescovo e altri 12 posti per i canonici decorati con pannelli di rame che mostrano i nomi scritti in swahili di diverse figure bibliche. La finestra dietro l'altare è stata decorata con immagini di santi africani, dall'Egitto, da Cartagine e dall'Etiopia.

Attorno alla chiesa ci sono molte targhe, dedicate alla memoria dei missionari che morirono qui, e ai marinai e aviatori uccisi in azione durante la Campagna d'Africa Orientale della prima guerra mondiale.

Oggi i servizi si svolgono ogni domenica (in swahili), e un servizio inglese si tiene la prima domenica del mese. La cattedrale è aperta anche ai visitatori.

Fuori dalla cattedrale, in un piccolo giardino vicino alla scuola, c'è una scultura di cinque schiavi incatenati in una fossa - un'opera d'arte semplice ma fortemente emotiva che vale la pena vedere.

Durante il giorno (eccetto negli orari di servizio) è prevista una tassa di US $ 10, pagabile presso un piccolo chiosco, per accedere alla cattedrale e all'area circostante (che include la scultura degli schiavi).

Beit al-Sahel e Beit al-Ajaib (Museo del Palazzo e Casa delle Meraviglie) - Stone Town Zanzibar
Beit al-Sahel e Beit al-Ajaib (Museo del Palazzo e Casa delle Meraviglie) - Stone Town Zanzibar

 

I PALAZZI DI MIZINGANI (The Palaces at Mizingani).

Il Museo del Palazzo (precedentemente Palazzo del Popolo, e prima ancora il Palazzo del Sultano) fu costruito su parte del sito di un palazzo ancora più antico chiamato Beit al-Sahel , la Casa della Costa, che fu originariamente costruita per il Sultano Said tra il 1827 e il 1834. I racconti contemporanei descrivono Beit al-Sahel come un palazzo bianco a due piani, con un tetto di piastrelle verdi e rosse, separato dalla spiaggia da un alto muro, con un boschetto di melograni alle spalle. I racconti continuano a descrivere come il Sultano Said trascorreva tre giorni di ogni settimana a Beit al-Sahel e il resto del tempo nel suo palazzo di campagna a Mtoni, a circa 5 km a nord della città di Zanzibar. Camminava spesso dalla città a Mtoni anche se le sue stalle erano piene di cavalli arabi. Ogni mattina, i migliori cavalli venivano portati fuori dalle stalle e attaccati al lato del muro verso il mare con lunghe corde, per vagare e guadare nella sabbia soffice con la bassa marea.

Un altro palazzo, chiamato Beit al-Hukum, l'harem, fu costruito più tardi dietro Beit al-Sahel. Poi, nel 1883, fu costruito anche Beit al-Ajaib (la Casa delle Meraviglie). Questi tre palazzi contigui erano collegati da una serie di passaggi coperti. Un faro di fronte ai palazzi era soprannominato "l'albero di Natale del Sultano" dagli ufficiali della marina britannica, a causa delle sue numerose file di lampade.

Beit al-Sahel, Beit al-Hukum e il faro furono tutti distrutti nel bombardamento del 1896. Il palazzo che esiste oggi (ora museo) fu costruito in parte sul sito di Beit al-Sahel.

Sul sito di Beit al-Hukum è stata costruita una casa privata, che ora è l'ufficio dell'autorità per la conservazione e lo sviluppo di Stone Town, facilmente visibile tra il Museo del Palazzo e la Casa delle Meraviglie, arretrato rispetto alla strada. L'edificio ha un giardino ben curato con palme e arbusti. Fuori dall'entrata principale ci sono un paio di cannoni, fabbricati a Boston, nel Massachusetts, nel 1868.

Forodhani Gardens. Stone Town Zanzibar
Forodhani Gardens. Stone Town Zanzibar

 

GIARDINI FORODHANI (Forodhani Gardens).

I giardini di Forodhani (i giardini di Jamituri su alcune mappe) si trovano tra il Forte Arabo e il mare, dominati dalla Casa delle Meraviglie. Forodhani significa "dogana" ed essendo situati vicino al sito della dogana originale ne prendono il nome. I giardini furono inizialmente allestiti nel 1936 per commemorare il Giubileo d'argento del Sultano Khalifa (sultano dal 1911 al 1960), e furono chiamati Giardini del Giubileo fino alla Rivoluzione del 1964.

Nel 2009 il parco è stato "rivitalizzato" dalla Aga Khan Trust for Culture (AKTC) a un costo di 3 milioni di dollari americani.

Questo è un posto popolare per la gente locale la sera e ci sono alcune bancarelle che servono a turisti e locali le prelibatezze della cucina swahili e di Zanzibar come pesce grigliato, samosas, manioca e patate dolci. Nel centro dei giardini c'è un podio dove la banda dell'esercito del sultano suonava per il pubblico. Più vicino al mare si trova un arco arabesco di cemento bianco che è stato costruito nel 1956 per ricevere la visita della principessa Margaret (sorella della regina Elisabetta II d'Inghilterra), anche se questo non è mai stato usato ufficialmente, in quanto la principessa arrivò invece al porto dei dhow. Visitò comunque i giardini dove fece piantare un grande albero e piante rampicanti che possono essere viste ancora oggi.

 

CATTEDRALE CATTOLICA DI SAN GIUSEPPE (Saint Joseph's Catholic Cathedral).

Questa grande cattedrale, con prominenti guglie gemelle, si trova al largo di Kenyatta Road nella parte Baghani della città. Anche se le sue guglie sono un punto di riferimento importante da una certa distanza, la cattedrale può essere sorprendentemente difficile da trovare nelle strade strette.

Fu costruita tra il 1893 e il 1897 da missionari francesi e convertiti locali, che avevano originariamente fondato una missione qui nel 1860. I piani furono disegnati dallo stesso architetto francese che progettò la cattedrale a Marsiglia, in Francia. Le piastrelle e le vetrate furono importate dalla Francia, e le pitture murali sulle pareti interne, dipinte subito dopo il completamento della cattedrale, mostrano anche una chiara influenza francese. Sfortunatamente, alcuni dei murales sono stati recentemente restaurati male.

La cattedrale è regolarmente utilizzata dalla comunità cattolica della città, un misto di zanzibaresi, tanzaniani della terraferma, goans (indiani abitanti la costa di Konkan o Kokan) ed europei. Ci sono diverse messe ogni domenica e una o due anche nei giorni feriali. Al di fuori delle ore dei servizi, le porte della cattedrale principale possono essere chiuse a chiave, e l'ingresso è dalla porta posteriore che si raggiunge attraverso il cortile del convento adiacente.

Panorama di Stone Town dall'Oceano Indiano. Il Palazzo del Sultano, la Casa delle Meraviglie, i Giardini di Forodhani e la Cattedrale di San Giuseppe
Panorama di Stone Town dall'Oceano Indiano. Il Palazzo del Sultano, la Casa delle Meraviglie, i Giardini di Forodhani e la Cattedrale di San Giuseppe
Le Terme di Hamamni a Stone Town Zanzibar
Le Terme di Hamamni a Stone Town Zanzibar

 

LE TERME DI HAMAMNI (The Hamamni Baths).

Nel centro di Stone Town, a est della Cattedrale di San Giuseppe e a nord-ovest di Sultan Ahmed Mugheiri Road (ex New Mkunazini Road), si trovano i bagni di Hamamni. La zona si chiama Hamamni, che significa semplicemente 'il luogo dei bagni' dall'arabo hammam (bagno-casa). Questo fu il primo bagno pubblico a Zanzibar, commissionato dal sultano Barghash e costruito da un architetto chiamato Haji Gulam Hussein.

È uno dei più elaborati di Zanzibar ed è costruito in stile persiano. Questi bagni si trovano in molti paesi arabi e islamici e sono comunemente noti agli europei come "bagni turchi".

Oggi i bagni non funzionano più, ma è ancora possibile entrare e guardarsi attorno. All'interno, il bagno è sorprendentemente grande, con diverse sezioni tra cui il bagno turco, la stanza fresca e la piscina di acqua fredda. Il custode vive di fronte: aprirà la porta e pagherete una piccola tassa d'ingresso, vi proporrà una visita guidata e un opuscolo informativo sulla storia e sulla funzione dei bagni.

Il Vecchio Dispensario a Stone Town Zanzibar
Il Vecchio Dispensario a Stone Town Zanzibar

 

IL VECCHIO DISPENSARIO (The Old Dispensary).

Si tratta di un grande edificio di quattro piani con una serie di balconi particolarmente decorativi situato di fronte ai nuovi edifici portuali, su Mizingani Road e a metà strada tra il Palace Museum e il porto. È anche chiamato "Dispensario di Ithna'asheri", e la scritta in cima al muro frontale recita "Khoja Haji Nasser Nur Mohammed Charitable Dispensary".

Fu costruito originariamente nel 1890 come casa privata per un importante commerciante indiano ismailita chiamato Tharia Topan, che era un consigliere doganale dei sultani e uno dei più ricchi individui di Zanzibar all'epoca. Nel 1899 diede la casa per essere utilizzata come dispensario, finanziando anche la medicina e altri servizi. Topan ha anche fornito denaro (con Aga Khan e Sultan Ali) per una scuola non confessionale (anche se ridicolo a dirsi) aperta a Zanzibar nel 1891.

Il dispensario cadde in rovina durante gli anni '70 e '80, ma fu rinnovato nel 1995 con i finanziamenti dell'Aga Khan Charitable Trust.

Qualche anno dopo aprì come Centro Culturale Stone Town. C'è una piccola mostra (gratuita) di fotografie storiche, ma la maggior parte dell'edificio è ora utilizzata come uffici. Altre aziende dovrebbero essere aperte qui in futuro.

 

LA VECCHIA DOGANA (The Old Customs House)

Su Mizingani Road (il lungomare principale), grosso modo a metà strada fra il Palazzo del Sultano e il porto, questo grande edificio con vista sul mare ha una facciata semplice ed è abbastanza informale a parte la bella serie di porte in legno intagliato. Queste sono state decorate in stile arabo con motivi di pesci, loto e catene di ancoraggio.

Hamud, nipote di Said bin Sulṭan, qui nel 1896 fu proclamato sultano. Nel 1995 la dogana fu rinnovata con fondi forniti dall'Unesco, l'Organizzazione delle Nazioni Unite per la cultura.

L'edificio altrettanto grande accanto alla Dogana era precedentemente Le Grand Hotel e poi divenne una casa privata prima di essere abbandonato. Un gruppo di sviluppatori ha piani a lungo termine per convertirlo nuovamente in un hotel.

Luogo di detenzione degli schiavi.  Ostello di Santa Monica Stone Town Zanzibar
Luogo di detenzione degli schiavi. Ostello di Santa Monica Stone Town Zanzibar

 

OSTELLO DI SANTA MONICA (St Monica's Hostel).

Questo è un imponente edificio in pietra a sé stante. A parte la sua sistemazione in ostello e la sua galleria e bottega artigiana, il suo seminterrato offre una delle immagini più semplici, ma forse più commoventi e evocative di Zanzibar: gli orrori disumanizzanti della tratta degli schiavi. Una scala in pietra conduce dal corridoio d'ingresso a quella che è reputata essere la prigione dove venivano tenuti gli schiavi prima di essere immessi sul mercato. Provate ad andare lì con una persona locale o una guida competente che può impostare la scena e raccontare la storia mentre siete lì. È agghiacciante. Le celle umide - più simili a tombe - sono anguste e senza aria, con porte basse e finestre minuscole. Ancora oggi è un posto cupo - ma immaginatevelo affollato con centinaia di schiavi, uomini, donne e bambini insieme, malati e sfiniti dopo il loro faticoso viaggio per mare, stipati nei sotterranei su lastre di pietra stretti e legati con catene che ancora oggi giacciono lì. Immaginate il dolore, il terrore, lo smarrimento, la desolazione e la morte.

St Monica's Hostel si trova sulla New Mkunazini Road, vicino alla Christ Church Cathedral, nel cuore di Stone Town. 

 

IL MUSEO DEL MEMORIALE DELLA PACE (The Peace Memorial Museum).

Questo è all'estremità meridionale della città di pietra, vicino all'incrocio tra la strada del torrente e la strada kaunda nell'area chiamata Mnazi Moja. È anche conosciuto con il titolo locale: Beit el Amani (Casa della pace). Con la sua caratteristica cupola, le finestre arabesche e le pareti imbiancate, l'edificio sembra una moschea o una basilica. Fu progettato dall'architetto britannico John Houston Sinclair, che progettò anche l'alta corte, la residenza britannica e molti altri edifici pubblici intorno alla città di Zanzibar.

"Museo" è un termine improprio al giorno d'oggi, dal momento che praticamente tutte le sue mostre visibili sono state spostate nel museo in rapida evoluzione nella Casa delle Meraviglie e il posto ora funge da biblioteca. Le sue famose tartarughe giganti sono state trasferite nell'isola della prigione.

Diverse, ma non separate. La chiesa di Cristo e la moschea Jibril,  si trovano vicine l'una all'altra nella Stone Town, a Zanzibar
Diverse, ma non separate. La chiesa di Cristo e la moschea Jibril, si trovano vicine l'una all'altra nella Stone Town, a Zanzibar

 

LE MOSCHEE (Mosques of Zanzibar Town)

La maggior parte della popolazione di Zanzibar è musulmana, di conseguenza Zanzibar Town ha diverse moschee. La più antica è la Moschea di Malindi (Misikiti wa Balnara), un piccolo edificio poco appariscente vicino al porto, con un minareto che si pensa abbia alcune centinaia di anni (1831, anno di costruzione della moschea). Tre delle più grandi moschee si trovano nella parte settentrionale di Stone Town: la moschea Ijumaa (sunnita); la Moschea Ithnasheri (sciita imamita); e la moschea Aga Khan (ismailita). Queste sono state tutte costruite nel 19° secolo. Rispetto alle grandi moschee di altre città islamiche, spesso decorate con cupole e alti minareti, le moschee di Zanzibar sono relativamente semplici e senza pretese. Tuttavia, nel 1994 la Moschea Ijumaa (vicino al Grande Albero) è stata completamente rinnovata in un moderno stile arabesco, e le altre grandi moschee potrebbero seguire questa tendenza.

I non musulmani non sono normalmente autorizzati ad entrare in qualsiasi moschea nella città di Zanzibar, anche se, se hai un interesse genuino, una buona guida locale potrebbe essere in grado di parlare con gli anziani della moschea per tuo conto e organizzare un invito. Gli uomini avranno più facile accesso delle donne. Di solito non ci sono restrizioni per i non musulmani (uomini o donne) che visitano l'area intorno a una moschea, anche se le foto delle persone locali che pregano o semplicemente si radunano non dovrebbero essere prese senza permesso.

 

L'edificio Upimaji

Tra l'orfanotrofio e la Banca popolare di Zanzibar, questo edificio è ora la Commissione per le terre e l'ambiente. Negli anni '60 del XIX secolo furono gli uffici e la casa di Heinrich Ruete, il mercante tedesco che fuggì con la principessa Salme.

Il consolato britannico a Zanzibar nel 1872. Gli inglesi presero il controllo completo dell'isola nel 1890
Il consolato britannico a Zanzibar nel 1872. Gli inglesi presero il controllo completo dell'isola nel 1890

 

Il vecchio consolato britannico

Questa bella e antica casa fu usata come consolato britannico dal 1841 al 1874, dopo di che il consolato fu trasferito nell'edificio Mambo Msiige (vedi sotto). Il primo console fu il tenente colonnello Atkins Hamerton, che visse qui per rappresentare gli interessi della Gran Bretagna dopo che Sultan Said trasferì la sua capitale dall'Oman a Zanzibar.

Più tardi i consoli qui hanno ospitato molti dei ben noti esploratori britannici, tra cui Speke, Burton, Grant e Stanley, prima che partissero per le loro spedizioni sulla terraferma dell'Africa orientale. Nel 1874, il corpo di David Livingstone fu portato qui prima di essere riportato in Gran Bretagna per la sepoltura all'Abbazia di Westminster.

Dal 1874 al 1974 l'edificio fu utilizzato come ufficio dalla società commerciale Smith Mackenzie, ma fu preso in consegna dal governo alla fine degli anni '70. Oggi è ancora utilizzato come uffici governativi e ai visitatori non è permesso entrare, ma non c'è molto da vedere all'interno; la maggior parte dell'interesse dell'edificio si trova nella sua grandiosa facciata.

 

L'edificio Mambo Msiige

Il suo nome significa "guarda ma non imitare", questa grande casa, che incorpora una varietà di stili architettonici, si affaccia sulla "piazza" aperta all'estremità occidentale di Shangani Road. L'edificio fu costruito originariamente intorno al 1850 per un ricco arabo, ma fu venduto al British Foreign Office nel 1875 e utilizzato come consolato britannico fino al 1913. Dal 1918 al 1924 fu utilizzato come ospedale europeo, dopo di che divenne uffici governativi. Oggi, la Zanzibar Shipping Corporation ha sede qui.

Freddie Mercury in un risciò con la madre a Zanzibar
Freddie Mercury in un risciò con la madre a Zanzibar

 

La Casa di Freddie Mercury

L'isola di Zanzibar oltre ad essere famosa nel mondo per le sue splendide spiagge bianche ed il suo mare cristallino, lo è anche per aver dato i natali ad uno degli interpreti musicali più importanti del XX secolo: il cantante dei Queen Freddie Mercury.

Nato il 5 settembre del 1946 al Government Hospital di Stone Town, Freddie Mercury, il cui vero nome di battesimo era Farrokh Bulsara, visse i primi anni della sua vita proprio tra le viuzze del quartiere storico della città di Zanzibar.

I suoi genitori, Bomi e Jer, i cui antenati provenivano dalla Persia, nacquero in India. Bomi, il padre, andò a lavorare a Zanzibar come cancelliere del governo coloniale alla Segreteria di Stato per le Colonie, portando con sé sua moglie Jer. Era spesso soggetto a trasferirsi per lavoro, per questo motivo lo stesso Farrokh fu costretto a lasciare la natia Zanzibar ancora molto giovane.

Quando aveva otto anni, i genitori lo mandarono nel collegio inglese di Saint Peter a Panchgani, in India, dal 1953 al 1958, dove fu individuato il suo talento musicale. Dopo aver lasciato la scuola, Farrokh era conosciuto con il suo soprannome, Freddie.

Quando Zanzibar divenne indipendente nel 1963, ci fu una rivoluzione in cui la popolazione indiana più ricca fu presa di mira, così i suoi genitori fuggirono con Freddie e la sorella minore Kashmira a Londra. Fu durante gli studi universitari pochi anni dopo che incontrò altri membri fondatori dei Queen. Già agli inizi della sua carriera, Freddie adottò Mercury come cognome e la sua educazione asiatica svanì sullo sfondo.

Oggi quella che secondo la gente del posto era la casa delle famiglia Bulsara durante il soggiorno a Zanzibar, la prima casa dove visse Freddie Mercury, è regolarmente inserita nei numerosi itinerari turistici di Stone Town, ed ogni anno tantissimi curiosi ed ammiratori del cantante vi si fanno fotografare davanti per conservarne un ricordo indelebile. A poca distanza dalla casa si trova anche il Mercury's, uno dei bar-ristoranti più famosi e frequentati di Zanzibar e dedicato proprio al cantante dei Queen. Ma la vera casa natale di Freddie probabilmente è un'altra.

 

The People's Gardens

i giardini del popolo (People's Gardens) si trovano su Kaunda Road, all'estremità meridionale di Stone Town, vicino all'ospedale principale. Furono originariamente disposti da Sultan Barghash per essere usati dal suo harem. Molti degli alberi e dei cespugli del giardino, tra cui eucalipto, caffè, tè e cacao, furono aggiunti da Sir John Kirk, il console britannico a Zanzibar dal 1873 al 1887. I giardini furono donati al popolo di Zanzibar dal sultano Hamoud sul occasione del Queen Victoria's Jubilee nel 1899 e furono ribattezzati Victoria Gardens. L'edificio nel centro dei giardini era chiamato Victoria Hall. Fu costruito nei bagni dell'harem e utilizzato come sede del Consiglio legislativo dal 1926 al 1964. Dopo la rivoluzione, la sala e i giardini caddero in rovina. Sono stati rinnovati nel 1996, con l'aiuto del governo tedesco, La grande casa di fronte ai giardini, sul lato sud di Kaunda Road, fu costruita nel 1903 come residenza britannica ufficiale. Dopo la rivoluzione del 1964, quando i Victoria Gardens furono ribattezzati People's Gardens, la vecchia residenza britannica divenne la State House - la residenza ufficiale del presidente. L'edificio accanto alla State House era l'ambasciata dell'Unione Sovietica, ma ora è sede della Zanzibar Investment Promotions Agency (ZIPA), un'agenzia governativa istituita per attrarre capitale commerciale estero a Zanzibar.

 

La pietra miliare di Zanzibar

Vicino ai People's Gardens si trova questo pilastro ottagonale, costruito con marmo preso dal palazzo di Chukwani, che mostra le distanze dalla città di Zanzibar verso altri insediamenti sull'isola. Per una precisione completa, le distanze sono state misurate da questo punto esatto. Viene anche mostrata la distanza da Londra: 8.064 miglia. Questa è la distanza dal mare. (Nel 1870, le navi tra Zanzibar e Londra viaggiavano attraverso il Canale di Suez. Prima di questo tutti i viaggi erano molto più lunghi, passando per il Capo di Buona Speranza.)

 

Il grande albero (The big tree)

Appena ad ovest del Vecchio Dispensario, a circa 100 metri lungo Mizingani Road, si trova un grande albero originariamente piantato dal Sultan Khalifa nel 1911. Conosciuto semplicemente come il Grande Albero (o in Swahili come Mtini - il luogo dell'albero), è stato un importante punto di riferimento per molti anni. Può essere visto su numerose vecchie foto e incisioni della città di Zanzibar vista dal mare, ed è ancora chiaramente visibile sul lungomare dalle navi che si avvicinano al porto. Oggi i costruttori di dhow tradizionali usano l'albero come un "tetto" ombroso per il loro laboratorio all'aperto.

 

L'orfanotrofio (The orphanage )

Accanto al forte, la strada attraversa un tunnel sotto un grande edificio che è l'orfanotrofio dell'isola. Costruito alla fine del XIX secolo, l'edificio fu utilizzato come club per i residenti inglesi fino al 1896, e poi come scuola indiana fino al 1950. C'è un piccolo negozio di artigianato al piano terra di fronte ai giardini che vendono quadri e curiosità fatti dagli orfani e altri artigiani locali.

 

Campo sportivo Mnazi Moja (Mnazi Moja sports field)

Di fronte al museo, sull'altro lato di Creek Road, c'è il campo sportivo Mnazi Moja. ( Mnazi Moja significa "un albero di cocco"). Questa zona era una palude alla fine del torrente che separava la penisola di Stone Town dal resto dell'isola. La terra fu bonificata e convertita in campo sportivo durante il periodo coloniale, da cui il padiglione di cricket in stile inglese nell'angolo. Negli anni '20, parte del campo sportivo era riservata ai membri del Club inglese; conteneva campi da tennis, un campo da croquet e l'unico campo da golf dell'isola. Oggi, Mnazi Moja è usato principalmente per le partite di calcio e, sebbene il torrente stesso sia stato recuperato, il campo sportivo è ancora soggetto a inondazioni nella stagione delle piogge. La strada che portava a sud-est fuori dalla città (ora chiamata Nyerere Road) fu originariamente costruita dal vescovo Steere della Missione Universitaria in Africa centrale come strada rialzata attraverso la palude. Oggi è un piacevole viale fiancheggiato da giganteschi alberi di casuarina.

 

Nuoto (Swimming)

La piscina del Tembo Hotel è aperta ai non ospiti per US $ 3, tutto il giorno. Al Bwawani Hotel, il nuoto costa meno di $ 1, ma la piscina è piena solo per metà, di acqua verde e limacciosa, quindi non è affatto raccomandato. C'è anche una piscina presso l'Hotel Serena anche se questo è riservato solo agli ospiti dell'hotel.

 

Prison Island- Zanzibar
Prison Island- Zanzibar

 

Prison Island

 

Prison Island ("isola della prigione"), nota anche come Changuu, Quarantine Island ("isola della quarantena") e nelle fonti più antiche come Kibandiko, è una piccola isola della Tanzania, appartenente all'arcipelago di Zanzibar.

Si trova poco meno di 6 km a nord ovest di Stone Town; misura circa 800 m di lunghezza e 230 m di larghezza.

Attorno all'isola ci sono diversi isolotti minori, in gran parte disabitati, tra cui Kokota Mapanya (l'"isola dei ratti"), Hngume, e Bawe.

"Changuu" è il nome swahili di una specie di pesci presente nella zona.

 

Prison Island fu disabitata fino all'anno 1860, quando il primo sultano di Zanzibar, Majid bin Said, ne fece dono a due mercanti di schiavi arabi, che la trasformarono in un luogo di detenzione per gli schiavi indisciplinati. Con il trattato di Helgoland-Zanzibar del 1890 tutto l'arcipelago divenne un protettorato britannico.

Nel 1893, il Primo Ministro britannico di Zanzibar Lloyd Mathews acquistò Prison Island dagli arabi e vi fece costruire la prigione a cui l'isola deve il nome, che però non venne mai utilizzata come tale. All'inizio del XX secolo, in seguito al dilagare della febbre gialla nelle colonie britanniche in Africa Orientale, Prison Island venne adibita a stazione di quarantena per Zanzibar, il Kenya, l'Uganda e il Tanganica, e la prigione venne convertita in ospedale.

Nel 1923 l'isola fu ufficialmente ribattezzata "Quarantine Island".

 

Oggi l'isola è un'importante attrazione turistica, apprezzata per le sue spiagge bianche, la piccola barriera corallina con coloratissime stelle marine, la vista favorevole su Stone Town, la grande varietà di avifauna e la colonia di tartarughe giganti di Aldabra e alcuni pavoni.

Per l'ingresso nell'isola si paga una tassa di 4 dollari. Gli edifici coloniali britannici nella parte sud-occidentale dell'isola sono stati trasformati di recente in un hotel.

Prison Island è a circa 10 minuti di barca da Stone Town. Numerosi dhow e altre imbarcazioni locali offrono il servizio di collegamento. Con altri 30 minuti di navigazione si raggiunge l’Isola di Nakupenda chiamata anche l’Isola che non c’è.

 

Tartaruga gigante di Aldabra-Prison Island Zanzibar
Tartaruga gigante di Aldabra-Prison Island Zanzibar

 

Tartarughe giganti.

Su Prison Island vive una colonia di tartarughe giganti di Aldabra (Aldabrachelys gigantea). L'origine di questa colonia è controversa, anche se è quasi certo che esse provengano dall'isola di Aldabra. Secondo alcune fonti, sarebbero state portate a Prison Island nel XIX secolo per proteggere la specie dall'estinzione e dal bracconaggio; potrebbero però anche essere discendenti delle tartarughe che i marinai che navigavano nell'Oceano Indiano portavano con sé come riserva di carne fresca, o essere state portate a Prison Island dal sultano di Zanzibar come ornamento nel 1800. Altre fonti ritengono che l'arrivo delle tartarughe a Prison Island sia molto più recente, e che sia riconducibile a un dono fatto dal governatore britannico delle Seychelles nel 1919.

Le tartarughe possono raggiungere un peso di 250 kg, e di alcuni degli esemplari presenti a Prison Island si pensa che abbiano oltre 200 anni di età, e che alcune di esse potrebbero essere ancora appartenenti alla prima generazione di tartarughe sbarcate sull'isola nei secoli scorsi.

La colonia di Prison Island è importante per la conservazione della tartaruga gigante di Aldabra, che è stata inserita nella lista rossa IUCN come specie "vulnerabile". La World Society for the Protection of Animals (WSPA) assiste il governo di Zanzibar nella gestione di questo patrimonio biologico.

Nakupenda. L'isola che non c'è-Zanzibar
Nakupenda. L'isola che non c'è-Zanzibar

 

Nakupenda

 

Una piccola isola di sabbia, incastonata in un mare cristallino, che si crea con il fenomeno della bassa marea e che scompare con l'alta marea. Le varie fasi delle maree si alternano durante l'arco della giornata, con scadenze di circa 6 ore avvicendando i cicli di "salita" e "discesa".

In lingua Swahili ha un significato ben preciso: “ti amo”. E infatti questo è il nome con cui sull'isola delle spezie ormai tutti chiamano Nakupenda. Se state trascorrendo una vacanza a Zanzibar, tra le cose da vedere c’è sicuramente anche Nakupenda.

Di per sé Nakupenda rappresenta uno spettacolo naturale che certamente non si vede tutti i giorni. Sabbia bianchissima e l'oceano che presenta colori da sogno con tutte le sfumature di turchese. Per poterla ammirare bisogna recarsi a Stone Town, la principale città dell’isola delle spezie. Al tramonto, il mare si ritrae per effetto della bassa marea. Ed è a quel punto che compare Nakupenda: una lingua di sabbia che si protende nel mare di fronte a Stone Town.

 

Come raggiungerla? Niente di più semplice. A Stone Town non avrete che l’imbarazzo della scelta: ci sono numerose imbarcazioni che offrono escursioni verso Nakupenda. Molte di questa organizzano dei pranzetti da consumare direttamente sulla spiaggia. All'estremità della lingua di sabbia si possono anche vedere le due correnti che si scontrano. È possibile fare snorkeling sulla barriera corallina. Per pranzo potete farvi preparare in loco aragoste, cicale, gamberi, polpi, patate fritte e frutta fresca.

 

Non bisogna dimenticare poi di trovarsi a Zanzibar. Si può dire che quello tra Stone Town e Nakupenda è uno dei tratti di mare più belli dell’intera isola delle spezie. Allo stesso modo, quella di Nakupenda può essere inclusa tra le migliori spiagge di Zanzibar che andrebbero viste durante una vacanza. Ma come tutti i posti belli è presa d'assalto dagli escursionisti.

Nakupenda è sicuramente un luogo da vedere durante una vacanza sull'isola di Zanzibar. Peccato che la permanenza dura poco (4 ore più o meno). Consiglio le scarpette da scoglio in quanto coralli e conchiglie sono molto taglienti!

Spiaggia di Nungwi- Zanzibar costa settentrinale
Spiaggia di Nungwi- Zanzibar costa settentrinale

 

Coste

 

Costa orientale di Zanzibar

La costa orientale di Zanzibar è fiancheggiata da lunghe spiagge bianche ed è molto rilassante.

Qui trovate i migliori resort e tutto è molto diverso! Oppure dovete dirigervi al largo verso la magica isola di Mnemba: l'ultima isola privata!

 

Zanzibar settentrionale

A due o tre ore di auto da Stone Town, Nungwi è stata a lungo una calamita per i visitatori che cercano il loro angolo di paradiso. Belle spiagge, immersioni e l'atmosfera vivace dei villaggi.

 

Penisola Michamvi

A sud-est di Zanzibar, la penisola di Michamvi è molto simile alla costa orientale; piccoli logge e un grande hotel. Lunghe e meravigliose spiagge bianche e palme.

 

Sud-ovest di Zanzibar

A sud di Stone Town, la penisola di Fumba è uno degli angoli più rilassati e accoglienti dell'isola: molto tranquilla, con pochi visitatori. Ci sono due bellissimi lodge e al largo c'è un eco-resort pluripremiato sull'isola di Chumbe.

Spiaggia di Kendwa-Isola di Unguja
Spiaggia di Kendwa-Isola di Unguja

 

Spiagge

 

Spiaggia di Nungwi

Situata nell’estrema parte settentrionale di Zanzibar, Nungwi è secondo molti la spiaggia più bella dell’isola. Lunga lingua di fine sabbia bianca soffice come il borotalco, mare turchese e palme: un vero paradiso di pace. La spiaggia si trova presso l’omonima località, un piccolo villaggio di pescatori. Spesso dalla spiaggia si possono scorgere i dhow, tipiche imbarcazioni a vela, che placidamente sfiorano il mare.

 

Spiaggia di Kendwa

La spiaggia di Kendwa si trova nella parte nord occidentale di Zanzibar. Sabbia finissima e bianca, acque dalle sfumature turchesi e smeraldo, palme da cocco che regalano una piacevole ombra: Kendwa è una spiaggia veramente bella, che al tramonto si colora di calde sfumature pastello. A Kendwa ci sono alcuni resort in cui soggiornare, non ci sono tantissimi bar e locali ma ci si diverte comunque, per trovare altri locali si può raggiungere la vicina Nungwi.

 

Spiaggia di Kiwengwa

Lungo la costa orientale di Zanzibar si trova Kiwengwa con la sua splendida spiaggia tropicale. Sabbia bianchissima e un mare trasparente come il cristallo, le maree plasmano continuamente la spiaggia che si restringe e si allarga fino a 200 metri regalando visioni dell’oceano davvero suggestive. Spettacolare è la presenza della barriera corallina, distante dalla spiaggia circa 250 metri, che favorisce la presenza di moltissime stelle marine.

 

Spiaggia di Matemwe

La spiaggia di Matemwe si trova presso l’omonima località sulla costa orientale dell’isola di Zanzibar. Sabbia bianchissima e un mare dalle tonalità del turchese più intenso, la spiaggia è molto tranquilla e si raggiunge attraverso una strada sterrata. Vi si trova il centro di diving One Ocean molto popolare a Zanzibar, da dove potrete partire per delle indimenticabili immersioni. Presso il villaggio di Matemwe si trovano alcuni hotel e diversi ristoranti.

 

Spiaggia di Jambiani

La spiaggia di Jambiani si trova nella costa meridionale dell'isola di Zanzibar, a breve distanza dall'altra spiaggia di Paje e dalla Muyuni Forest. È in assoluto una delle più grandi dell'isola, estendendosi per diversi chilometri in lunghezza. Inoltre, cosi come per gran parte delle altre spiagge di Zanzibar, anche le prerogative principali di Jambiani sono una sabbia bianca e finissima ed un mare chiaro e cristallino. Quello di Jamiani è un tradizionale villaggio di pescatori, rinomato proprio per la prelibatezza del suo pesce, e facilmente raggiungibile anche da Stone Town, il cuore commerciale e politico di Zanzibar. Nei pressi della spiaggia si trovano alcuni cumuli rocciosi chiamati Maviko ya Kamumbi, realizzati con gusci di cocco interrati dai 3 ai 6 mesi ed utilizzatissimi per l'estrazione delle fibre che servono per produrre il cordame.

 

Uroa Bay

Uroa Bay è sicuramente una delle spiagge più conosciute di Zanzibar, dove si posono incontrare le meravigliose tartarughe giganti. Sabbia bianchissima come borotalco e mare turchese, e pesci dai mille colori rendono questa spiaggia un vero paradiso.

 

Laguna blu

Nella Laguna Blu potrete fare il bagno con i delfini e con tutti gli altri meravigliosi pesci che vi nuoteranno intorno. E poi c'è una lingua di spiaggia, di un bianco accecante!!

Isola di Zanzibar
Isola di Zanzibar

 

Isole famose dell'Arcipelago

 

Isola di Mnemba

Soprannominata "Isola dei Milionari", si trova a soli 4,5 chilometri dalla punta nord orientale di Zanzibar.

Qesta minuscola isola, di soli 500 metri di diametro e 1,5 chilometri di circonferenza, è avvolta da un reef ovale noto come "Atollo di Mnemba", un'area di conservazione marina.

 

Vicina, ma fuori portata dalle tasche dei comuni mortali, è raggiungibile in 90 minuti di auto da Stone Town attraverso le lussureggianti piantagioni di spezie che coprono l'isola di Zanzibar. Gli ospiti salgono a bordo di una barca per gli ultimi 20 minuti del trasferimento.

Mnemba Island è l'unico lodge ed è composto da solo 10 "bandas" sulla spiaggia che offrono il massimo in termini di lusso a piedi nudi. Anche se il lodge è a pieno regime, sarete tra meno di due dozzine di ospiti, con tre membri del personale del Lodge a disposizione per soddisfare ogni vostro capriccio.

 

Questa piccola destinazione non è solo famosa per il suo prezzo (una notte di soggiorno $ 1,155 per persona), ma è anche rinomata per la privacy che offre ed il suo ruolo nella conservazione marina.

Un progetto di monitoraggio e protezione per le tartarughe verdi che vi nidificano è attivo da oltre due decenni, con personale che documenta tutte le attività di riproduzione.

Mentre l'isola offre l'opzione perfetta per sedersi sulla spiaggia e non fare altro che guardare il mare e il cielo, il sito offre la possibilità di effettuare corsi di diving grazie a un centro di formazione professionale di istruttori subacquei, come pure opportunità di kayaking e snorkeling.

 

Isola di Thanda

Thanda, nota anche con il nome originale Shungu Mbili, insieme alle isole ugualmente disabitate di Nyororo e Mbarakuni, è incastrata tra l'isola di Mafia e la Tanzania e situata all'interno del proprio parco marino.

Parte del distretto di Mafia Island, è di proprietà degli imprenditori e filantropi svedesi Dan e Christin Olofsson, che hanno scoperta questa minuscola isola nel 2006 durante una ricognizione aerea lungo la costa della Tanzania, una lacrima color smeraldo orlata da una spiaggia di sabbia bianca in trasparenti acque dai colori turchesi.

Misurando solo 250 per 200 metri, ci vogliono solo 20 minuti per circumnavigarla a piedi.

 

Thanda è una delle più sontuose isole: una lussuosa casa sulla spiaggia che potrete noleggiate per intero, può ospitare 10 adulti in cinque enormi camere con bagno privato con spazio extra per i bambini. Sull'altro lato dell'isola ci sono un paio di chalet di tipo Robinson Crusoe costruiti con ampi tetti di paglia, per ospitare il resto dei vostri compagni di viaggio, portando l'isola in una destinazione di nove camere da letto.

Il mare intorno a Mafia è noto per le sue immersioni e Thanda è ottima come punto di partenza, Chole Bay è eccezionale.

I canali più profondi attorno alle isole ospitano almeno due specie in via di estinzione: il docile dugongo (o mucca di mare) trova rifugio qui, e le piccole isole intorno all'arcipelago -tra cui Shungu Mbili- rimangono popolari luoghi di riproduzione per le tartarughe. Se prenotate a Thanda, prenotate l'intera isola con tutti i suoi giocattoli (sci, moto d'acqua, kayak e barche).

Sarete isolati dal mondo. Neppure i paparazzi possono avvicinarsi.

 

Isola di Chumbe

L'isola di Chumbe e le sue acque circostanti furono dichiarate Chumbe Island Coral Park nel 1994.

Posizionata a pochi chilometri da Zanzibar, Chumbe è caratterizzata da un alto faro, una sorta di gigante "You're Here!", un punto esclamativo che si alza bruscamente, bianco come un osso che penetra l'azzurro del cielo.

Il faro, costruito nel 1904 dagli inglesi, ha un posto negli annali della storia marittima. Fu testimone, il 20 settembre 1914 durante la prima guerra mondiale, della famosa battaglia navale tra l'incrociatore tedesco SMS Königsberg, comandato da Max Looff, e l'incrociatore del protettorato britannico Pegasus, comandato da John Ingles, nella schermaglia tedesco-britannica che divenne nota come "Battaglia di Zanzibar".

Equipaggiato con gas nel 1926, il faro funziona ancora oggi e strizza l'occhio in modo incoraggiante per tutta la notte ai dhow che popolano queste acque.

L'isola e le sue acque circostanti furono proclamate come Chumbe Island Coral Park, la prima area marina protetta privata gestita privatamente nel mondo, nel 1994. Fondata dall'ex soccorritrice tedesca Sibylle Riedmiller, che ha nuotato per la prima volta nelle acque che circondano l'isola 25 anni fa, è completamente finanziata dall'ecoturismo.

Le barriere coralline qui presentano una straordinaria diversità: l'Australian Institute of Marine Science le ha descritte come "uno dei giardini di corallo più spettacolari di qualsiasi parte del mondo". Più di 200 specie di coralli duri e 450 specie di pesci vivono nel tratto di miglio del lato orientale dell'isola. Insolitamente, ma piacevolmente per una barriera corallina, sul circuito turistico è consentito solo lo snorkeling osservazionale di superficie, anche se l'immersione è vietata.

Ma Chumbe non è solo la patria di un ospite segreto della vita marina, ma vanta anche enormi granchi del cocco in via d'estinzione e il raro cefalofo di Aders (Cephalophus adersi), noto anche come Nunga in swahili, Kunga marara in kipokomo e Harake in giriama, è un rarissimo cefalofo di foresta dalle piccole dimensioni diffuso solamente a Zanzibar e in una piccola enclave costiera del Kenya. La prima di queste creature sfuggenti fu portata sull'isola nel 1998 nel tentativo di proteggere, in un rifugio sicuro, una delle specie più minacciate di antilopi.

Gli eco bungalow, sette splendidi chalet su palafitte, sono l'unica sistemazione disponibile e anche l'unico posto dove mangiare. Ma potete godervi facilmente Chumbe in una gita di un giorno da Zanzibar, fare snorkeling nelle barriere coralline e passeggiare sull'isola. Se passerete la notte, le guide vi accompagneranno al buio alla ricerca dei granchi.

Il granchio del cocco è il più grande antropoide vivente del pianeta e può pesare fino a cinque chilogrammi e vivere per 60 anni. Usano il senso dell'olfatto molto sviluppato per procurarsi il cibo, comprese le noci di cocco, che strappano dagli alberi e aprono con le loro chele grandi come schiaccianoci giganti.

Aeroporto internazionale di Zanzibar Abeid Amani Karume
Aeroporto internazionale di Zanzibar Abeid Amani Karume

 

Aeroporti

 

Aeroporto Abeid Amani Karume

Aeroporto internazionale Abeid Amani Karume (Swahili: Uwanja wa Ndege wa Kimataifa wa Abeid Amani Karume) è l'aeroporto principale nell'arcipelago di Zanzibar situato sull'isola di Unguja.

Si trova a circa 5 chilometri a sud di Zanzibar, la capitale di Zanzibar, e ha voli per l'Africa orientale, l'Europa e il Medio Oriente.

Precedentemente era conosciuto come Aeroporto di Kisauni e Aeroporto Internazionale di Zanzibar. È stato ribattezzato nel 2010 in onore di Abeid Amani Karume, il primo presidente dell'isola.

L'aeroporto, oltre ad essere l'unico dell'isola di Zanzibar è anche uno dei più piccoli di tutta la Tanzania.

Nonostante la capienza quanto mai contenuta, disponendo appena di un solo terminal sia per gli arrivi che per le partenze, l'aeroporto è diventato negli anni uno scalo turistico di livello mondiale, proprio in virtù della notorietà sempre più crescente dell'isola. Sulla pista atterranno compagnie low cost, voli nazionali, internazionali ed addirittura intercontinentali.

La costruzione del secondo terminal è iniziata nel gennaio 2011 dal gruppo cinese di ingegneria delle costruzioni di Pechino. Un nuovo piazzale di 100.000 metri quadrati sostituirà i 21.000 metri quadrati esistenti. Il costo stimato del progetto è di circa 70,4 milioni di dollari. Al completamento, avrà la capacità di servire fino a 1,5 milioni di passeggeri all'anno. Il nuovo terminal dovrebbe già essere operativo, ma i lavori di costruzione sono ancora in corso. Una volta completato (ottobre 2017), il terminal 1 diventerà il terminal per i voli nazionali.

Un "Dala-dala", il trasporto pubblico low-cost nell'isola di Zanzibar.
Un "Dala-dala", il trasporto pubblico low-cost nell'isola di Zanzibar.

 

Trasporti

 

Una volta arrivati a Zanzibar, tanto al porto di Stone Town quanto all'aeroporto di Kisauni, sarà impossibile non accorgersi da subito dei diffusissimi dala-dala (taxi collettivi tipici del posto), oppure dei piccoli pulmini privati messi a disposizione dai tour operator e con i quali si può raggiungere ogni angolo dell'isola.

Ci sarebbe anche la possibilità di noleggiare un automobile, ma non ci sembra una soluzione particolarmente comoda. Non tanto per i prezzi, ma quanto per il fatto che per farlo occorrerebbe, oltre alla patente internazionale di guida, anche un permesso di circolazione da richiedere necessariamente agli uffici di competenza.

Inoltre, le strade di Zanzibar sono quasi tutte prive di segnaletica e per questo motivo è consigliato farsi scorrazzare sempre da gente del posto, senza correre il rischio così di perdersi in giro per l'isola.

Tatu Pub, Restaurant and Whisky Bar. Stone Town Zanzibar
Tatu Pub, Restaurant and Whisky Bar. Stone Town Zanzibar

 

Vita notturna

 

Al centro dell’isola ci sono sparute discoteche, che comunque non vanno per la maggiore.

Sono preferiti i chioschi in spiaggia che di giorno refrigerano i bagnanti con cocktail analcolici a base di frutti esotici, che alla sera vengono caricati di gin o whisky per rallegrare le serate dei danzatori locali o meno al chiaro di luna su spiagge affollate ed ornate con ghirlande di fiori.

 

Dharma Lounge

Il Dharma Lounge è un popolare locale serale della città di Zanzibar, si trova lungo Vuga Road, nella parte sud della zona di Stone Town.

L'arredamento moderno, con grandi cuscini per terra dove potersi sdraiare, ed un bar ben fornito, con numerosi cocktail riportati sul menù, sono le due prerogative fondamentali di questo lounge bar alla moda e ben frequentato. Inoltre, al suo interno il Dharma Longe dispone anche di un'enorme pista da ballo, con un moderno impianto stereo ed una buona selezione musicale.

 

Tatu

Anche il Tatu cosi come altri frequentatissimi locali della città di Zanzibar si trova nella zona di Stone Town.

Tecnicamente il Tatu sarebbe un pub, anche se viene considerato da molti più che altro un Whisky Bar e dai più raffinati un lupanare. Si dice infatti che il menù del Tatu presenti addirittura più di 80 marche diverse di whisky provenienti da ogni angolo del mondo, il che, se confermato, lo renderebbe in assoluto il whisky-bar più fornito di tutta l'Africa orientale.

Il locale è molto grande, dislocato su tre piani, e gode di una splendida vista panoramica a picco sull'Oceano Indiano. Dentro il Tatu, oltre ad altre bevante rinfrescanti, è possibile gustare anche piatti tipici del posto ed usuifruire di una connessione wireless gratuita.

Africa House Hotel. Stone Town Zanzibar
Africa House Hotel. Stone Town Zanzibar

 

Bar e caffè

 

Monsoon Restaurant Bar e caffè

A pochi passi dal mare, adiacente ai Forodhani Gardens, il Monsoon Restaurant è uno dei ristoranti più particolari e frequentati di Zanzibar.

A rendere quanto mai originale l'atmosfera all'interno del Monsoon Restaurant ci pensa il fatto che non ci sono ne tavoli e ne sedie. Al Monsoon infatti si mangia per terra, come vuole l'usanza del posto, comodamente seduti su cuscini e tappeti realizzati artigianalmente.

Anche il menù proposto è quanto mai tradizionale e propone piatti tipici come il sarapael, carne di maiale e manzo insaporita con curry, pasta di tamarindo e aceto, o come il boku-boku, uno spezzatino di carne piccante cotto nel frumento e condito con zenzero e peperoncini. Per chiudere si consiglia anche la Torta di Spezie, uno dei dolci più famosi di Zanzibar, realizzata con chiodi di garofano, cannella, noce moscata e cioccolato. Indirizzo: Baghani, Zanzibar Town.

 

Hurumzi Bar e caffè

Il ristorante Hurumzi si trova nel cuore di Stone Town, accanto ad alcuni dei luoghi più belli e di maggior interesse turistico dell'intera città di Zanzibar.

Noto in precedenza con il nome di Top Tower Emerson Restaurant, il locale si trova in uno storico edificio risalente ai tempi dell'impero Swahili, e conserva al suo interno l'originale arredamento, fatto di mobili antichi e splendidi tappeti e cuscini persiani.

Inoltre, trattandosi anche di uno degli edifici più alti di tutta Stone Town, dalle sue terrazze si può godere di una suggestiva vista panoramica della città e dell'Oceano Indiano, oltre che rimanere affascinati nell'ascoltare i canti delle preghiere recitate nei numerosi edifici religiosi che si trovano nei paraggi.

Anche il cibo dell'Hurumzi è di ottimo livello, malgrado con prezzi leggermente alti, e tra le varie soluzioni proposte nel suo menù si possono scegliere anche alcuni dei più rinomati piatti dell'isola. Assolutamente consigliato per la sua splendida atmosfera, che lo rende un posto davvero unico al mondo. Indirizzo: Hurumzi Street

 

Fusion Lounge Bar e caffè

La zona di Stone Town oltre ad essere la più bella della città di Zanzibar è anche in assoluto la più vivace. La sera qui si riempe di gente, e non mancano i locali dove è possibile fermarsi a mangiare e a bere qualcosa in compagnia. Tra questi c'è anche il Fusion Lounge Bar, a detta di molti il bar più "cool" di tutta Zanzibar.

È collocato all'interno dell'Al Johari Hotel, in un ambiente alla moda ma al tempo stesso rilassato, con una leggera musica di sottofondo e con la possibilità di trascorrere intere serate sorseggiando rinfrescanti drink ed assaggiando prelibati frutti di mare, oltre a specialità di carne e verdura.

 

Africa House Hotel

Atmosfera coloniale, accoglienza occidentale. Il bar-ristorante dell'Africa House Hotel di Stone Town è uno dei luoghi preferiti dai turisti che, per prezzi estremamente economici, possono ordinare pasti e cocktail di grande qualità, magari sorseggiati nel grande patio interno arabeggiante o sulla terrazza che affaccia sulla città e sull'oceano. Indirizzo: Shangani Street, Stone Town

Snorkeling in Zanzibar
Snorkeling in Zanzibar

 

Snorkeling

 

Un'attività molto diffusa nelle acque cristalline dell'isola di Zanzibar è senza dubbio lo snorkeling.

Lo snorkeling, a differenza delle più classiche immersioni subacquee (o diving), consiste nel nuotare mantenendosi in superficie e respirando unicamente dal boccaglio, e permette di avere una visuale ravvicinata degli splendidi fondali e dei numerosi pesci che li popolano.

Le zone maggiormente consigliate per tutti gli appassionati di snorkeling sono le due piccole isole di Snake Island e Grave Island, che si trovano dinnanzi al versante occidentale di Zanzibar. Non da meno comunque anche la vicina isola di Changu, famosa soprattutto per le sue splendide tartarughe giganti, ed anche la frequentatissima zona di Nungwi, nella parte settentrionale dell'isola di Zanzibar.

Diving in Zanzibar
Diving in Zanzibar

 

Diving

 

L’isola di Zanzibar è un vero paradiso del diving. Le possibilità di fare immersioni sono infinite: la barriera corallina presenta delle meraviglie marine uniche.

Tra le località più suggestive per lo scuba diving segnaliamo innanzi tutto Nungwi, nell’estremità settentrionale, dove si può fare anche snorkeling.

Altri luoghi incontaminati adatti al diving sono: il piccolo atollo di Mnenba con il suo Big Wall e la Leven Bank, barriera corallina situata lungo il Canale Pemba dove si possono incontrare diverse specie di corallo, razze, tartarughe, barracuda e squali balena.

Jozani Forest Zanzibar
Jozani Forest Zanzibar

 

Parchi

 

Jozani Forest

La rigogliosa Jozani Forest è l’unica foresta presente sull’isola, non molto distante dalle attrattive di Stone Town.

Esplorando questa meraviglia naturale, in cui troverete la tipica vegetazione tropicale composta da palme giganti, allori alessandrini e piante di eucalipto, non sarà difficile incontrare le scimmiette dal pelo fulvo, i Red Còlobus, che vivono indisturbati sugli alberi abituati alla presenza dell’uomo nel territorio; nella foresta troverete anche maiali selvatici, piccole antilopi e se sarete abbastanza concentrati potrete avere la fortuna di vedere, con la fantasia, il raro leopardo di Zanzibar.

Mappa di Unguja-Zanzibar
Mappa di Unguja-Zanzibar
Mappa di Stone Town-Zanzibar
Mappa di Stone Town-Zanzibar