Translator
Translator

William Northrup MacMillan


Monte Ol Donyo Sabuk, Kenya. Vista della pianura sottostante
Monte Ol Donyo Sabuk, Kenya. Vista della pianura sottostante
William Northrup MacMillan
William Northrup MacMillan

 

William Northrup MacMillan,

the Man-Mountain: un sacco di merda da 300 kg.

 

Nacque il 19 ottobre 1872 (forse in Scozia) e cresciuto a Saint Louis nel Missouri, Stati Uniti d'America. Genitori: William McMillan (1841-1901), Eliza McMillan (ignota-1915)

Era un "uomo" alto 1,92 m, con una circonferenza di 1,55 m e pesava oltre 300 Kg.

Nel 1901 si trasferì in Africa dove diventò un "grande cacciatore bianco" prima in Sudan e in Etiopia, poi in Kenya nel 1904 dove continuò a spendere i suoi sporchi soldi, "guadagnati" massacrando animali di ogni specie, acquistando una grande tenuta di circa 19.000 acri, in un periodo in cui a nessuno era permesso possederne più di 5.000, in cui fece costruire la sua famosa casa e fattoria (Juja), e la montagna Ol Donyo Sabuk (Kilima Mbogo in lingua Swahili). Un fatto piuttosto grave, agli occhi della popolazione locale, quello di voler possedere tutta la montagna, che, insieme con gli Aberdares (Nyandarua Ranges), era considerata dai Kikuyu e Kamba come sede sussidiaria di Dio (Ngai) dopo il Monte Kenya. Questo è il Monte Kilimambogo (in lingua Kikuyu), che oggi cade nel bel mezzo del Parco Nazionale di Ol Donyo Sabuk.

Pur essendo americano, William Northrup MacMillan diventò un cittadino britannico durante la prima guerra mondiale e fu nominato cavaliere (lord) nel 1918 per i suoi servizi in tempo di guerra, come il capitano del 25° Battaglione dei Fucilieri Reali giocando un ruolo enorme nel contribuire a mantenere il protettorato sotto il regime britannico contro la lotta del popolo keniota per il conseguimento dell'Uhuru, parola swahili che significa "libertà", oltre alla confisca delle loro terre da utilizzare per gli insediamenti dei coloni.

Va ricordato che all'inizio del XX secolo il colonialismo inglese diede il via allo sfruttamento sistematico delle terre, a scapito delle popolazioni che le avevano sempre abitate. Come nelle altre colonie britanniche, il ruolo svolto dai coloni bianchi fu decisivo per l'esasperazione del razzismo e della repressione di ogni dissenso.

Una delle prime mosse dell'autorità coloniale fu quella di disgregare qualsiasi legame comunitario, imponendo che i capi locali, in cambio della fedeltà all'ordine britannico, potessero acquisire terre e campi da lavorare e ampi diritti sulla popolazione locale.

Così come le strategie economico-produttive degli inglesi risultarono un vero disastro, altrettanto lo furono le varie attività agricole intraprese da MacMillan. Al pari della non meno famosa Karen Blixen, non fu certo un contadino di grande successo: come la più nota scrittrice, l'angoscia dei suoi fallimenti fu pari solo alla caparbietà con cui portò avanti le disastrose manie di grandezza.

Come bestia umana fu uno spietato aguzzino, spregevole e disgustoso; come cacciatore un macellaio, scarso tiratore ma vero e proprio eunuco, un vigliacco che uccideva, mai ad armi pari, solo per divertimento e denaro; come agricoltore unicamente abile nell'opera di deforestazione; e, se così si può dire, come allevatore dando dimostrazione, oltre a tanta ignoranza, di essere mentalmente deviato: una delle molte iniziative senza successo fu, in particolare, il tentativo di addomesticare zebre.

Monte Ol Donyo Sabuk, Kenya
Monte Ol Donyo Sabuk, Kenya

 

Northrup morì il 20 marzo 1925 a Nizza, Francia. Secondo le sue volontà, voleva essere sepolto sulla cima del monte Ol Donyo Sabuk come sua ultima dimora, quindi le sue spoglie furono inviate in Africa per la sepoltura. Ma il trattore non riuscì a tirare la bara dotata di sci su per la montagna, non poteva farlo con quel "carico" da trascinare. Altresì tante frizioni delle auto al seguito su cui viaggiavano le prefiche si bruciarono lungo la strada, tanto che il signor MacMillan fu sepolto nel Ol Donyo Sabuk National Park, a metà percorso su per il monte omonimo.

La dimora non solo ospita le spoglie di Sir William, ma si crede anche quelle di sua moglie Lucy Fairbanks Webber McMillan (nata il 26 giugno 1867 a Saint Johnsbury Contea della Caledonia Vermont, Stati Uniti d'America - morta in Kenya dopo il 1938, data esatta sconosciuta) ed il cane di famiglia. A fianco la tomba della fedele cameriera Louise Decker. La tomba dei McMillan è chiusa da una enorme lastra di granito che i ladri hanno cercato di saccheggiare credendo ci fossero sepolti un sacco di soldi. La lastra di granito rimane, ma la targa su di essa è andata perduta. Il sito sorge a circa sette chilometri lungo la strada sterrata che porta alla vetta del monte.

Lucy Fairbanks Webber sposò William Northrup McMillan il 12 maggio 1894. Risulta fossero residenti a St. Louis, Missouri fino al 1897. Erano così diversi nel corpo e nella mente che la gente si chiedeva se fosse stato un matrimonio di convenienza.

La madre di lei, Charlotte Fairbanks (1837-1869) morì quando Lucy aveva solo 2 anni (dato alquanto significativo).

 

MacMillan ha accolto molti ospiti illustri nella sua tenuta e grande casa, Juja, tra cui, a dieci anni dal suo arrivo in Kenya, il presidente americano Theodore Roosevelt (la personalità del fottuto bastardo ex presidente americano la potete meglio comprendere leggendo la pagina dedicata all'Uganda Raiway) a cui fece seguito, in tempo di guerra, il primo ministro britannico Sir Winston Churchill, quando era ministro di Stato per le colonie. L'ospitalità era sfarzosa sia nelle battute di caccia che all'interno della "reggia".

In realtà Roosevelt era stato ospite dei MacMillan anche prima di diventare presidente, e proprio la sua condotta, a dir poco riprovevole, tenuta durante la sua permanenza, assieme ad una masnada di ribaldi, quasi gli costò la presidenza. Nel prosieguo avrete modo di capire meglio la situazione che la stampa vuol ancor oggi nascondere.

 

Al Parco Nazionale Ol Donyo Sabuk chiunque può sentir parlare della casa MacMillan, ma che non vi venga in mente di pensare ad un "castello" pieno di storie romantiche e affascinanti tradizioni coloniali.

Si tratta di un ampio e grandioso edificio, ma caduto in un grande stato di abbandono. La casa e le terre ora appartenevano al governo del Kenya e sarebbe diventato un sito turistico e casa museo. Dico sarebbe poiché ancor oggi un viaggio in quella zona di Thika è piuttosto avventuroso, così come rimane difficoltoso raggiungere il sito ed ancor più entrare nella casa causa gli interminabili lavori.

Castello MacMillan
Castello MacMillan

 

Se invece pensate che William Northrup MacMillan sia stato un uomo generoso, un benefattore, un filantropo, un uomo dal grande cuore che forniva assistenza ai bisognosi, di decisiva influenza nell'apporto delle scienze agrarie in Kenya, come ancor oggi van farneticando le Autorità inglesi nonché i sostenitori della corona britannica, non solo offendete la Vostra intelligenza, ma Vi mettereste al pari di chi ancor oggi sfrutta la sua fama calpestando la memoria di coloro che pagarono con la vita il desiderio di libertà unitamente ad diritto di poter vivere sulle proprie terre nel proprio Paese.

Chi sono costoro? Ma le Autorità keniote ed i corrotti locali e stranieri al loro fianco.

Mi vien fatto notare che il "Lord" fosse un membro corrispondente della Zoological Society e un collega della Royal Geographical Society. Nessuno lo nega, anzi, la rovinosa politica agricola e zootecnica del regime coloniale in Kenya e non solo, dimostra quanto scientificamente siano valide ancor oggi queste Societies nonché le loro scienze agrarie: meno di zero!

Come fa notare il biografo Judy Aldrick "l'angoscia della schiacciante incapacità di MacMillan di generare figli era eguagliata dal suo spirito indomabile con il quale aveva assunto un fallimento agricolo dopo l'altro".

Come ho già detto, MacMillan giocò pure un ruolo enorme nel contribuire a mantenere il protettorato sotto il regime britannico. In seguito è stato pure eletto come membro onorario del Consiglio Legislativo e promosse, finanziò e si prodigò in prima persona in diversi "programmi di formazione africani". Ma in cosa potevano consistere tali programmi se non in carcerazioni abusive, se non nel creare immagini distorte di coloro che rivendicavano i propri diritti definendoli pazzi criminali, assassini di donne e bambini, invasati nonché cannibali? Non occorre neppure oggi un grande ingegno per condizionare le menti di popolazioni tribali! L'Alta Corte di Londra, riuscendo nel suo intento, ha sempre sperato che i sopravvissuti passassero a miglior vita e questo grazie alla Corte "ben poco Reale" inglese.

 

L'edificio dei MacMillan gode di storie, intendesi notizie non favole, molto interessanti.

Tra le tante quella che la casa fu un campo di prigionia durante la seconda guerra mondiale, ma di questo non ci si può meravigliare conoscendo l'efferatezza britannica dei Fucilieri Reali, efferati torturatori denunciati anche dalla stampa britannica (vedi Storia del Kenya).

Nei pressi del suo ranch (la cui area occupata chiamata "Weru wa Ndarugu" venne ribattezzata dopo che MacMillan acquistò due statue nell'Africa occidentale chiamate "Ju" e "Ja", da qui il nome popolare Juja) c'è pure una lapide commemorativa in onore di un italiano che era a capo del campo (ma non si riesce a capire se fosse uno dei prigionieri o un vigliacco traditore che lavorava per gli Alleati, la seconda ipotesi è la più attendibile visto che la Patria di costui non lo nomina da nessuna parte).

I prigionieri erano tenuti in bunker sotterranei. Questa è la parte più emozionante per coloro che non hanno mai vissuto le atrocità della guerra e non solo. Non sarebbe opportuno entrare nei bunker per coloro che soffrono di claustrofobia.

Pare ci fosse stato o ancora esiste un tunnel che dalla "depandance" avrebbe permesso, se necessario, una fuga sicura per gli ufficiali inglesi.

Vi soggiornò (è un eufemismo o non lo è... leggete la targa commemorativa) anche il Principe Amedeo di Savoia, Duca d'Aosta, quando l'Italia dichiarò guerra al Regno Unito e Francia il 10 giugno 1940 durante la seconda guerra mondiale.

La casa gode di un'ottima posizione, e come si vocifera, non solo i campi di fronte casa verranno convertiti in un grande parcheggio per tutti i visitatori, ma ci sarà pure una funivia fino alla cima di Ol Donyo Sabuk. Conoscendo il Kenya possiamo ben sperare che questa ulteriore devastazione non venga mai realizzata.

 

Ma vorrei portare alla luce fatti solleticanti ed ancor più piccanti di cui nessuno intende parlare.

La buona fama estremamente limitata del Lord è rimasta circoscritta al ricordo di un sognatore, ad uno che si è impegnato in una serie di iniziative senza successo, un ambizioso esagerato e ad un eccentrico leggendario, mentre è diventato molto più popolare per i suoi "scandali".

Quindi nel suo castello non solo affari di basso rango, ma ancor più feste e orge all'insegna dello "scambio" e non solo delle mogli tanto da essere soprannominato kilavu (Club House) dai giovani del posto. Ma gli anziani non sono esattamente dello stesso parere dichiarando di sapere cosa dovevano aspettarsi coloro che lavoravano o si recavano nella grande casa: il grande fardello che l'uomo nero portava in mezzo alle gambe doveva soddisfare le voglie contro natura del padrone e dei suoi ospiti!

Non occorre alcun tipo di immaginazione. Recenti pubblicazioni, anche se non contengono nuove informazioni sulla coppia, non negano certo che finora, domani forse saranno più precisi, siano stati "personaggi oscuri" della storia coloniale del Kenya, ma sinceramente in Lucy, seppur donna "effervescente", non vedo nulla più di una moglie succube della mente distorta dalla voglia di grandezza e di potere del marito che, nella prima forma maniacale, è stato ampiamente baciato dalla buona sorte!

E non vedo perché i loro eccellenti ospiti (vedi sopra) non potessero gustare le medesime prelibatezze!

Non va dimenticata, tra i "compagni di merende" alle feste orgiastiche, la presenza (oltre dei già nominati Theodore Roosevelt e Winston Churchill) del cane sciolto coloniale e famigerato assassino colonnello Ewart Scott Grogan (1874–1967) premiato per la sua ferocia dalla Corona inglese che, condividendo il pensiero dei coloni dell’Africa orientale, considerava le fustigazioni a morte del popolo africano, punibili solo come mere aggressioni: "L'africano comprende soltanto il linguaggio della violenza. Il suo intelletto primitivo considera la discussione come segno di debolezza […] La violenza imposta è l‘unica legge che egli riconosce. Gli indigeni vanno considerati niente più che babbuini sviluppati e tanto più velocemente verranno sterminati, tanto meglio sarà”.

L’uso della violenza fisica nei confronti della popolazione autoctona fu vista dai dominatori come qualcosa di assolutamente “normale” tanto che nelle colonie faceva parte della realtà quotidiana. La “normalità della violenza” fu legittimata con l’asserzione razzista che gli africani erano meno ricettivi al dolore degli europei e perciò erano anche più resistenti alle punizioni corporali. Dal punto di vista dei dominatori la posizione di forza e il prestigio ad essa legato dovevano essere preservati a ogni costo, così che a ogni provocazione anticoloniale bisognava rispondere con la rappresaglia. Le autorità inglesi giunsero al punto di proclamare l’istituzione di zone nelle quali si poteva sparare a ogni africano senza intimazione, una generale “licenza di uccidere il negro”.

 

Al kilavu non potevano certo mancare il barone Bror von Blixen-Finecke e consorte, baronessa Karen Blixen; lui legato a Northrup dall'amore per la "caccia" (ma di cosa, oltre che di animali, è già stato chiarito), lei amica di Lady Lucy, l'unica che le tese una mano quando Karen cadde in disgrazia. Resta peraltro facile da credere che anche il "presunto" amante di Karen, il "grande cacciatore" inglese Denys Finch Hatton (gli allocchi continuino pure a credere che si frequentassero intimamente solo dopo la separazione dal marito), fosse della "partita". Contrariamente dovreste pensare che l'appestata fosse solo Karen, e forse (dico forse, perché non è dato sapere se i due avessero avuto rapporti sessuali) il marito Bror (che tra l'altro si risposò per ben due volte) e che la stessa avesse rapporti sessuali con l'amante, presumibilmente sano, pur sapendo di essere malata, o che, per assurdo, Denys sarebbe stato immune dalla sifilide.

Per gli scettici, un solo consiglio: verificate di persona così anche voi potrete godere delle medesime soddisfazioni!

 

Scetticismo a parte, l'intera avventura, perché di questo si tratta, alla casa di Lord MacMillan è molto impegnativa ma anche "diversa" nel suo genere, con l'opportunità di poterla infarcire con le più private e recondite visioni, colorandole come più vi piace. La base su cui costruire il vostro "castello" certo non vi mancherà.

 

Donyo Sabuk
Donyo Sabuk

Da Garissa prendere la strada per Thika (A3). Al villaggio Kilimambogo (01.03.40 S-37.14.14 E) girare a sinistra per Donyo Sabuk ed il Monte Kilima Mbogo. Attraversato il ponte sul fiume Athi (01.04.46 S-37.14.47 E), che porta alle Quattordici Cascate (01.04.39 S-37.15.12 E), arrivate nel villaggio di Donyo Sabuk. Passata la Donyo-Kyeleni Road sulla desta vi troverete ad un incrocio (01.05.03 S-37.15.15 E). Svoltando a destra percorrerete la strada verso l'ingresso del Parco Nazionale Ol Donyo Sabuk (01.06.07 S-37.15.05 E); proseguendo invece dritto arriverete al Castello McMillan (01.05.46 S-37.16.47 E).

Le "Fourteen Falls" (Quattordici Cascate) sul Fiume Athi. Sullo sfondo l'altopiano Yatta.
Le "Fourteen Falls" (Quattordici Cascate) sul Fiume Athi. Sullo sfondo l'altopiano Yatta.

 

Ol Donyo Sabuk che in lingua Maasai significa "grande montagna", (in lingua Swahili Kilima Mbogo e in lingua Kikuyu Kilimambogo che significa "montagna del bufalo") è una montagna vicino a alla cittadina di Thika nella Provincia Centrale del Kenya da cui prende il nome anche il villaggio, Donyo Sabuk, situato ai piedi del monte e poco distante (3 Km a nord-ovest, oltre il fiume Athi) dal villaggio di Kilimambogo. La vetta del monte si trova ad una altezza di 2.145 metri (7.037 piedi).

 

 

Il signor MacMillan è stato il primo uomo bianco a stabilirsi qui, e tutto ciò che è successo è in gran parte attribuito a lui.

I villaggi sono piuttosto polverosi, a causa della deforestazione e del terreno smosso per le coltivazioni, la circolazione è ancor più grave durante i periodi di pioggia. Tuttavia, la zona è adornata da una bellezza selvaggia. Il villaggio Kilimambogo si trova a circa 18,5 km (11,5 miglia) ad est-sud-est di Thika, lungo la strada Thika-Garissa (A3 - 26 minuti senza traffico) ci sono piantagioni di ananas su entrambi i lati, accentuate da piccole sacche di fiori di eucalipto. A Kilimambogo c'è un incrocio in direzione sud, con un cartello che indica il Kenya Wildlife Service. A 2 km (1,5 miglia) da qui si giunge alle famose "Quattordici Cascate" sul Fiume Athi, descritte come una delle meraviglie più spettacolari del Kenya.

Donyo Sabuk è a un chilometro (mezzo miglio) di distanza, in direzione sud, dalle Fourteen Falls, con un bivio che porta dopo un paio di chilomtri all'ingresso del Ol Donyo Sabuk National Park, e l'altro alla grande casa dei MacMillan.

Donyo Sabuk ha conservato molte cose lasciate da Lord MacMillan ed è la città natale del defunto musicista Kakai Kilonzo.

 

Vicino alla vetta del monte è situata la tomba di Lord William Northrup MacMillan (1872-1925), di sua moglie Lady Lucy e, certamente per volontà di quest'ultima, del loro cane. A fianco, è tumulata la fedele serva Louise, che ha iniziato a lavorare per la MacMillan da quando aveva 13 anni fino alla sua morte, in quello che fu uno dei più grandi ranch in Kenya.

Stando sul monte e guardando attorno in quello spazio aperto, qualcuno potrebbe, se a conoscenza dei fatti, iniziare a capire come i "sogni" di un uomo possono formare il futuro di un'intera comunità, come la scarsa comprensione della realtà agricola, possa solo portare ad un fallimento dopo l'altro, reso ancor più dannoso dalla caparbietà, dall'egocentrismo, dal desiderio di onnipotenza, dall'ambizione, dalla fame di potere degli uomini e non certo, come ha inteso far credere Karen Blixen ai beoti lettori dei suoi libri, perché mossi dal loro spirito indomito ed eccentrico.

Gli insediamenti agricoli di MacMillan si estendevano da un orizzonte all'altro.

Ma l'«imperialismo straccione» dell'americano e di chi, come i suoi "compagni di merende" ha cercato di esaltarlo trionfalmente come «imperialismo civilizzatore», costruttore di infrastrutture e benefattore, non rimase limitato nello spazio e nel tempo, ma venne trasmesso a molte persone che hanno seguito le sue orme, sino ai giorni nostri.

Considerati come "grandi filantropi" dai loro simili, condannarono a morte non solo la fauna e la flora, già a malapena sopravvissuta al "colonialismo commerciale" diffuso lungo le coste dell'Africa orientale.

Con il "colonialismo moderno" le potenze europee iniziarono ad inviare in Africa contingenti militari per occupare i vasti territori africani, secondo gli europei, formalmente ancora appartenenti a nessuno e ciò permise loro di appropriarsene senza scrupoli e ufficialmente. Successivamente, i territori occupati con la forza dalle truppe vennero proclamati colonie dalla madrepatria, considerandoli come suo territorio. Ovviamente la madrepatria aveva interesse a mantenere il potere, iniziando così l’invio di cittadini bianchi che diventarono i detentori del potere nelle colonie. Essi mantenevano nelle proprie mani ogni potere politico; infatti solo funzionari bianchi occupavano le posizioni chiave di potere nell'amministrazione e nell'esercito delle colonie create dalla madrepatria. I bianchi occupavano anche ogni posto di potere economico; infatti si arricchivano impiantando ovunque imprese volte allo sfruttamento delle risorse delle colonie (latifondi e piantagioni, imprese minerarie ed industriali), impiegando come manodopera sottopagata gli indigeni locali. Da ciò traeva profitto economico la madrepatria, verso cui venivano esportate queste risorse. Il potere era in mano ai bianchi che imponevano il loro dominio alle popolazioni indigene nere, costrette ad accettarlo con la forza; ogni loro tentativo di resistenza era spezzato dalla violenza delle truppe coloniali bianche. Sull'atteggiamento dei bianchi verso i neri era determinante la convinzione razzista dei colonizzatori bianchi di essere superiori alle popolazioni indigene. Ciò spiega le vessazioni e le atrocità che subirono i neri da parte dei bianchi durante il colonialismo. Le truppe coloniali di tutti i paesi europei ricorrevano spesso, per incutere timore negli indigeni e sedare le loro ribellioni, a metodi spietati e atrocità, come la distruzione di villaggi, la cattura di ostaggi che subivano torture, esecuzioni di massa e massicce deportazioni. In certi Paesi, Kenya compreso, si arrivò addirittura allo sterminio di interi popoli indigeni che si erano dimostrati contrari al predominio. Le popolazioni nere si ritrovarono così ridotte ad essere dipendenti dai bianchi, vivendo in condizione di povertà e ignoranza. Il colonialismo ha quindi portato al totale impoverimento dei popoli neri delle colonie, sia in termini economici sia in termini culturali (infatti, i bianchi hanno sfruttato le ricche risorse naturali, distrutto la cultura e lo stile di vita dei popoli indigeni neri costretti ad accettare lingua, religione cristiana e cultura europea). Inoltre la soggezione politica dei neri (imposta dai colonizzatori bianchi) impediva loro di sviluppare una coscienza politica nazionale e di essere indipendenti. 

Vista dal Monte Ol Donyo Sabuk
Vista dal Monte Ol Donyo Sabuk

 

Il Parco Nazionale Ol Donyo Sabuk fu fondato nel 1967. Si trova a 65 km (40 miglia) a nord di Nairobi e ha una vista eccellente e chiara di Nairobi e di altre aree montane che di pianura.

Qui si possono incontrare diverse specie di fauna selvatica: bufalo, leopardo, colobo, babbuino, tragelafo, impala, cefalofo, mangusta, istrice, oritteropo, oltre a pitoni, varani e altri rettili, nonché una abbondante avifauna che comprende oltre 50 specie diverse di uccelli.

Il monte Ol Donyo Sabuk è la vetta più alta del parco, che copre 20,7 kmq (8.0 miglia quadrate).

La montagna e il Parco Nazionale sono l'ideale per escursioni a piedi, in mountain bike e passeggiate. È particolarmente attraente per le famiglie che desiderano un po' di libertà e l'esercizio fisico.

Un approccio consigliato al parco è attraverso le Quattordici Cascate sul fiume Athi dove si può usufruire di un'area picnic e ricreativa per i turisti.

Attrazione del parco è la sua bellezza e la vista sia del Monte Kenya che del Monte Kilimanjaro, nonché delle colline Ngong.

Oggi nel parco vagano circa 250 bufali, ma se non sarete fortunati non ne vedrete neppure uno. In compenso potrete godere la compagnia dei simpatici Rock Hyrax.

Nel Parco ci sono campeggi gestiti dal servizio di fauna selvatica del Kenya (KWS). Altre strutture per il campeggio sono disponibili presso il Campeggio Turaco. La struttura Sabuk Guest House offre alloggio per 10 persone. Altre opzioni di alloggio sono disponibili a Thika.

 

I tradizionalisti kikuyu chiamano la montagna Kea-Njahe, conosciuta come la "Montagna della Grande Pioggia", la seconda casa di Ngai (o anche Enkai, En-kai, Engai, Eng-ai, Mweai, Mwiai) il supremo Dio nelle religione monoteistica delle tribù Kamba, Kikuyu e Maasai del Kenya.

La montagna solitaria si erge fino a raggiungere 2.145 m (7.037 piedi) da una zona altrimenti piatta.

La ripida salita del monte richiede un veicolo 4WD (4x4).

 

Il monte appartiene al territorio di Ukambani e non a Thika. Tutta quella terra è di proprietà del popolo Kamba, Akamba o Wakamba, un gruppo etnico o tribù Bantu che vive nella semi-arida ex provincia orientale di Kenya che si estende ad est da Nairobi fino a Tsavo e a nord fino a Embu. Questa terra è chiamata Ukambani ed è costituita dalle Contee di Makueni, Kitui e Machakos. Le fonti variano se siano il terzo, quarto o il quinto più grande gruppo etnico del Kenya e sono l'11 per cento della popolazione del Paese. Parlano la lingua Kikamba come lingua madre. I Kamba popolano prevalentemente le Contee di Machakos, Kitui e Makuenidi. La popolazione totale dei Kamba è di circa 4,1 milioni.

Per i Kamba la montagna appartiene all'area amministrativa di Kyanzavi, nella Contea Machakos.

Come l'ex governo tentò di cacciare gli Ogiek dalle foreste bruciando le loro case, così il governo Kenyatta spinse i Kamba nella Contea di Kiambu a lavorare nelle piantagioni di caffè.

Prima ci si chiedeva chi potesse oggi proibire ad un popolo il diritto di poter vivere sulle proprie terre nel loro Paese, ma soprattutto a quale scopo.

Premesso che in Kenya tutto ha un prezzo, ed in primis gli organi legislativi e giudiziari, ecco spiegato l'arcano con la semplice semplice cronaca della spartizione dell'ex Juja Ranch.

L'area rurale è occupata da una comunità multietnica di persone e società proprietarie delle aziende che, per così dire, lavoravano le terre ridotte ad enormi orti incolti, persone che legalmente non possono essere diversamente qualificate se non come occupanti abusivi, nonché dai loro braccianti agricoli, non appartenenti alle comunità locali.

La cima della montagna è all'interno del Parco Nazionale Ol Donyo Sabuk, quindi è diventato di proprietà del governo, e il resto è in parte di proprietà della famiglia Kenyatta!

Thomas Joseph Odhiambo "Tom" Mboya (15 agosto 1930 - 5 luglio 1969) è nato e cresciuto a Kilimambogo, quando suo padre lavorava nelle aziende agricole come operaio. È stato vittima di un assassinio politico per il suo coraggio e la fermezza di aver sempre combattuto per i diritti degli uomini nati liberi.

Il resto, come tutto quello qui descritto, è storia.

Castello MacMillan-Vista frontale
Castello MacMillan-Vista frontale

 

Castello MacMillan - Club House (Kilavu)

Più a est di Ol-Donyo, si trova l'edificio che era la casa di MacMillan, una fortezza per definizione.

Più di tre quarti della casa è sotto chiave. Una parte ospita il Muka Mukuu una fallita società cooperativa gestita da gente del posto per lo più anziani.

L'edificio copre un terreno sufficiente per tre campi di basket; gli abitanti del villaggio hanno speso più di un secolo chiedendosi perché una coppia che non aveva figli avesse una tale enorme dimora.

 

 

Così grande è l'edificio che Lord MacMillan e la moglie avrebbero trascorso la prima metà anno in un'ala della casa, per poi migrare verso l'altra nella seconda metà.

Questo castello è suddiviso in 32 locali.

Oltre che per orge frenate ed ospitare i già noti illustri personaggi, questo edificio servì come un ospedale militare per ufficiali britannici durante la prima guerra mondiale.

L'interno dell'edificio è in totale sfacelo. Non c'è più niente degli arredi originali (a parte un divano forse appartenuto alla baronessa Blixen), la casa è praticamente un guscio vuoto.

La casa di MacMillan ora è un museo, naturalmente chiuso. Giudicate e commentate Voi stessi!