Storia di Malindi


Storia di Malindi - Malindi Litorale
Malindi - Litorale

Storia di Malindi

Galana Centre - Malindi
Galana Centre - Malindi

 

Malindi, che si trova circa 120 km a nord est di Mombasa, è una delle città turistiche più famose lungo la costa nella Malindi Bay e, dopo Mombasa, la seconda città più grande sulla costa dell'Oceano Indiano del Kenya.

Antica città costiera fondata intorno al I° secolo dC è sorta originariamente come insediamento arabo e posto di scambio, probabilmente a Mambrui, a nord del fiume Sabaki.
Sebbene nota col nome portoghese di Melinde, alcuni sostengono l'origine del nome swahili di Mali Ndi che significa "sacco di ricchezza".
La popolazione era di 208.000 abitanti nel 2009 ed è situata nella Contea di Kilifi che, sempre nel 2009, contava una popolazione di 1,11 milioni abitanti.

 

Gli Arabi fondarono l'attuale Malindi agli inizi del XIII secolo. Nel 1414/1418 il califfo di Malindi avviò relazioni diplomatiche con la Cina durante i viaggi dell'esploratore Zheng He.

 

Il 15 aprile 1498 (l'anno 918 del calendario arabo) lo sceicco di Malindi al-Bauri, in guerra con Mombasa, accolse con favore il grande esploratore portoghese Vasco da Gama. Costui ancorò tre navi nel porto di Malindi: São Gabriel, una caracca comandata dallo stesso Vasco, São Rafael con al comando il fratello Paulo e Berrio (in seguito ribattezzata São Miguel) comandata da Nicolau Coelho. Si narra che Vasco da Gama non lasciò mai la São Gabriel, una tre alberi di circa 200 tonnellate con vele quadrate e grandi croci rosse.
L'anno seguente le porte dell'Africa orientale si aprirono ufficialmente verso l'Europa, così i portoghesi vi istituirono un posto di scambio. In quel momento, la città era un regno ricco. Gli abitanti si mescolarono con gli arabi che erano la classe dirigente e la città fu cinta da mura. Gli arabi vivevano dentro le mura in case in pietra, mentre gli africani vivevano soprattutto in capanne di fango e graticcio di canne con tetti in paglia di palma.
L'economia consisteva nell'agricoltura e nel commercio con i vari porti nell'Oceano Indiano. Vicino a Malindi c'erano grandi piantagioni di frutta (limoni, arance), palme da cocco, canna da zucchero, ortaggi e bestiame. Schiavi ed avorio venivano esportati. La città era un importante porto in Africa orientale.
All'inizio del XVI secolo i portoghesi scelsero Malindi come stazione di rifornimento per le navi portoghesi, quindi, costruirono qui la propria amministrazione, stazioni di rifornimento e case per i loro funzionari. Nel 1518 il Mozambico ha assunto il ruolo di Malindi come stazione di rifornimento per le navi portoghesi perché i portoghesi avevano problemi a difendere Malindi.
Con la costruzione del portoghese Fort Jesus nella vicina città di Mombasa (1593) Malindi iniziò il suo declino. L'amministrazione portoghese e le dogane furono trasferite a Mombasa non lasciando amministrazioni a Malindi.
Dopo il 1666 i portoghesi hanno perso il controllo completo della città.


Il sultano di Zanzibar Majir rifondò Malindi nel 1861 e la ricchezza della città aumentò tra il 1861 e il 1890. Governatori arabi nominati dal sultano di Zanzibar. e supportati da una guarnigione tra i trenta e i centocinquanta soldati Baluchi, amministrarono la città. Dopo il 1873 il commercio degli schiavi, diventato illegale, portò ad un declino l'economia agricola, così gli arabi furono in parte disposti ad assumere gli africani locali su base salariale. Il sultano di Zanzibar successivamente affittò i suoi territori, che comprendevano la regione di Malindi, al British East Africa Association (vedi Consiglio Repubblicano di Mombasa).


Nel 1906, il nuovo gruppo di europei cominciò a piantare ed esportare grandi quantità di gomma dalle loro piantagioni, ma questo finì nel 1917 quando i prezzi della gomma registrarono un netto calo a causa della sovrapproduzione in Malesia. Dal 1925 al 1938, ci fu la siccità seguita da inondazioni che portarono ad un calo della produzione agricola. Tuttavia, ci fu un grande aumento della produzione di cotone fino al 1935, quando il prezzo del cotone diminuì drasticamente.
Durante la seconda guerra mondiale non vi fu molto sviluppo economico nella zona di Malindi. Alla fine del 1944 il ritorno dei turisti provenienti dall'entroterra e il ritiro dell'esercito, fecero in modo che Malindi, ancora una volta, tornasse alla normalità.


Nel 1960 il turismo di massa, con voli charter che atterravano a Mombasa, permisero a Malindi di tornare sulla mappa del mondo. Oggi Malindi è nel bel mezzo di un boom turistico dovuto principalmente alle sue spiagge.
La città è servita da un aeroporto nazionale e da una strada tra Mombasa e Lamu. I resort di Watamu e le rovine di Gedi (i resti di una città swahili situata in un villaggio vicino a Malindi) si trovano a sud di Malindi. Nel 1948, i resti di Gedi sono stati dichiarati Parco Nazionale del Kenya. La foce del fiume Sabaki si trova nel nord di Malindi. I parchi marini nazionali di Watamu e Malindi formano una continua zona costiera protetta a sud di Malindi. L'area mostra classici esempi di architettura swahili.

Mappa di Malindi
Mappa di Malindi
Insediamenti intorno alla città di Malindi
Insediamenti intorno alla città di Malindi

Malindi forma un consiglio comunale con i seguenti tredici quartieri:
Barani, Ganda/Mkaumoto, Gede, Gede North, Gede South, Kijiwetanga, Madunguni, Malimo, Malindi Central, Malindi North, Maweni, Shella, Watamu Town.
Tutti loro si trovano nel collegio di Malindi.

La città di Malindi ha 20 insediamenti informali. Questi sono:
Umoja, Majivuni, Tototo, Shella, Mgandini, Kikombe Tele, Majengo Mapya, Mbuyu wa Kusema, Kwa Mdomo, Majengo Maskini, Maweni, Erani, Myeye Juu, Kibokoni, Kwa Chocha, Ganda, Ziwa la Furunzi, Bandani, Mtangani e Thalatha Meli.
-Vedi a fondo pagina-

Mappa di Malindi
Mappa di Malindi

 

 

 

 

MALINDI

 

 

 

 

 

Questa città apparentemente tranquilla non ha avuto per niente un passato monotono, infatti con sconcertante alternanza è stata scenario di drammi e fortune degne delle più avvincenti saghe letterarie. Le sue origini sono abbastanza incerte anche se è probabile che risalgano al IX secolo.

È comunque confermato da ritrovamenti di porcellana che fu abitata dagli arabi nel tredicesimo secolo.
Più tardi nella prima metà del quindicesimo secolo vi approdarono i cinesi e nel 1492 fu la volta del navigatore portoghese Vasco da Gama al quale, dopo l'ostile accoglienza ricevuta a Mombasa, Malindi parve un'oasi di pace e tranquillità.
A quel tempo Malindi era una città cinta da mura di pietra corallina che vantava una popolazione di seimila abitanti e per quasi tutto il sedicesimo secolo i traffici mercantili con i portoghesi, gli arabi e gli indiani la resero una delle città più ricche e fiorenti della costa.


Nel 1595-1598 entrano in scena dei mercenari turchi guidati dalla terribile figura del pirata Emir 'Ali Bey (Mirale Bey) che si impadronì dei possedimenti portoghesi di Faza, Pate e Mombasa. Malindi venne anch'essa assediata, ma scampò al saccheggio grazie all'astuzia di un capitano portoghese, Mendes de Vasconcellos, che durante la notte fece installare due cannoni su un isolotto di sabbia al largo della città assediata. La flotta turca, credendo di essere bombardata da un vero esercito, si ritirò. Il peggio sembrava passato ma era solo un'illusione. Ben presto giunsero da sud della costa gli echi delle imprese degli Zimba o Wazimba, una tribù di cannibali che era stata capace di mettere Mombasa a ferro e fuoco. In un battibaleno piombarono su Malindi e fu solo grazie alle forze unite di portoghesi e tribù locali che i terribili Zimba vennero sconfitti e ricacciati indietro.


Nel 1539 i portoghesi spostarono le loro basi a Mombasa, dotata di un porto con acque più profonde e più facile da difendere, dando inizio alla costruzione di Fort Jesus: da allora incominciò il lento e inarrestabile declino di Malindi.
La città andò sempre più a perdere consistenza, nel 1634 era già un terzo di come era stata in origine. Ventotto anni più tardi fu invasa dagli arabi Omani allettati dalla sua posizione strategicamente perfetta per il controllo della costa.
Circa duecento anni dopo, il missionario Ludwing Krapf diede uno scoraggiante resoconto: Malindi era diventata una città semi abbandonata e inghiottita dalla vegetazione. Nonostante il suo declino commerciale Malindi era ancora molto ricca in prodotti agricoli tanto che nel 1861 il sultano di Zanzibar diede ordine di ricostruirla e vi mandò un rappresentante dell'Imperial British East Africa Company a controllare le sue proprietà.


Verso l'inizio del secolo si tentò, nell'area intorno a Malindi, la coltivazione estensiva dell'albero della gomma ma a causa del crollo dei prezzi di mercato dovuto alla crescente concorrenza di altri paesi produttori, questo progetto venne ben presto abbandonato. Solo negli anni 30 arrivarono i primi residenti Europei, tra questi Mr. Pat Brady che acquistò nel 1932 una vecchia casa, originariamente costruita prima del 1914 da un europeo proprietario di una piantagione di gomma, trasformandola nel primo hotel di Malindi, il Palm Beach Hotel, l'odierno Blue Marlin, e il comandante Lawford che costruì l'omonimo albergo.
Durante la guerra, nel 1940, Malindi venne bombardata da due biplani Italiani, ma fortunatamente solo una minima parte di bombe esplose. Terminata la seconda guerra mondiale, Malindi cominciò a diventare un luogo di villeggiatura per i country farmers del nord e più tardi nel 1960 esplose definitivamente come località balneare.

 

Oggi Malindi vive un momento di espansione economica e turistica. Pur mantenendo immutato il suo fascino di “villaggio dei pescatori” offre innumerevoli scelte alberghiere ad alto livello, ristoranti e tutti i servizi di una meta turistica famosa. La bellezza naturale della costa, le molte spiagge e baie bordate di palme, l'ideale clima tropicale e la magia dell'Oceano Indiano ne fanno il luogo ideale per una vacanza da sogno.

L'ALTRA MALINDI

L'Altra Malindi
L'Altra Malindi - Video
Malindi, Kenya. Vecchio mercato.
Malindi, Kenya. Vecchio mercato.

 

 

LUOGHI DI INTERESSE STORICO:

Vasco da Gama Pillar o Cruz Padrão - Pillar Tombs - Cappella Portoghese - Casa delle Colonne - Museo di Malindi - Rovine di Gedi

 

Alla fine del 15° secolo i portoghesi sbarcarono sulle coste del Kenya: Vasco da Gama, che rimane una pietra miliare nella storia di Malindi, fu il loro precursore. Erano passati pochi anni dalla scoperta dell'America e i ricchi commercianti arabi della costa orientale dell'Africa non vedevano di buon occhio l'arrivo della concorrenza, ma mentre tutti rifiutarono ospitalità ai portoghesi lo Sceicco al- Bauri di Malindi li accolse a braccia aperte, tanto che aiutò da Gama indicandogli, grazie ad un esperto navigatore (lo yemenita Ahmad ibn Majid ibn Muhammad al-Saʿdi al-Jaddi al-Najdi), la strada fino in India.

 


A ricordo di quella accoglienza nel 1499, al ritorno del suo viaggio in India, il navigatore portoghese fece costruire il Vasco da Gama Pillar o Cruz Padrão, un pilastro sormontato da una croce che veniva fatta erigere come riferimento per i naviganti (Padrão significa pilastro di navigazione. I Padrãos assumevano diversi significati come gli stessi viaggi in tutto il continente africano. I Padrãos non hanno solo agito come aiuti alla navigazione portoghese, ma proclamarono la terra intorno a loro come cristiana e appartenente al Regno del Portogallo).
Il pilastro (Cruz Padrão) fu originariamente costruito in città fuori dal Palazzo dello Sceicco sul lungomare (accanto ai vecchi tribunali nei pressi di una vecchia moschea nel quartiere di Shella), ma la sua connotazione cristiana causò malcontento tra i musulmani e fu ben presto rimosso e spostato, sotto insistenza portoghese, nella attuale posizione, nel punto più a Sud della baia di Malindi, dai monaci nel corso del XVI secolo (1512). È uno dei più vecchi monumenti europei rimasti in Africa. La croce cristiana è di originale pietra calcarea di Lisbona (l'unica rimasta nel mondo), mentre la sottile colonna, sempre di calcare di Lisbona, è stata sostituita con un pilastro a forma di cono in corallo locale.
Nel 1873, il capitano Malcolm fece ricoprire il pilastro a cono con del cemento per sostenere la croce. Nel 1986, dei pilastri di cemento sono stati messi sotto la grande base di corallo a supporto della rottura in pezzi del corallo morto e per fermare la caduta in mare della colonna. Ma l'arrivo degli europei fu l'inizio della fine e coincise con l'avvio della tratta degli schiavi, con il saccheggio della città e con il conseguente declino di Malindi, che in quegli anni conobbe il periodo più buio della sua storia.


Le Pillar Tombs: tra città e pontile. Si tratta di due tombe a pilastro erette agli inizi del 15° secolo sulla collina vicino al mercato arabo, appena fuori le mura della città. Molti credono che questi pilastri, nel design, siano una rappresentazione fallica, ma molti arabi non sono d'accordo. Essi vengono associati con i pilastri fallici dei Galla o ai pilastri monolitici di Imerina e Betsileo del Madagascar. I monumenti si trovano ad est entro le mura della moschea di Jumaa, sede anche di un cimitero musulmano, ed è di discreto interesse architettonico. La più alta delle due tombe risale al principio del xv secolo e fu costruita per la sepoltura dello sceicco locale chiamato Abdul-Hassan. La moschea di Jumaa (Moschea di preghiera del venerdì) si affaccia sul mercato dei negrieri che operò fino al 1873, quando la tratta degli schiavi, ma non la schiavitù in sé, venne proibita dagli inglesi.


La Cappella Portoghese: estremità sud del porto sul lungomare nella zona di Shella sulla Mama Ngina Road nel centro storico di Malindi. Costruita dai Portoghesi nel 1498 per seppellire due marinai (le due tombe sono senza nome), è stata la prima chiesa cristiana conosciuta nell'Africa orientale sfidando l'età per rimanere un importante simbolo storico di religione e continuità.
La cappella, che misura cinque metri per cinque, ha pareti bianche fatte di rocce coralline e sabbia. C'è una "finestra" di sicurezza in una parete che sarebbe stata usata per vedere i nemici dall'oceano. La chiesa ha anche un altare con armamentario religioso cattolico, due sedie e otto panche di legno su un pavimento cementato. Può ospitare 40 persone sedute e da 50 a 60 in piedi.
Originalmente le pareti interne erano decorate con dipinti che purtroppo recentemente sono stati coperti con una mano di vernice bianca (in particolare sulla parete sud-est era dipinto un affresco che rappresentava la Crocifissione venuto alla luce nel 1933 durante i lavori di restauro della cappella stessa). È stata visitata da St. Francis Xavier (San Francesco Saverio di Spagna), uno dei fondatori dei Gesuiti nel 1542 mentre si recava in India, dove seppellì uno dei marinai deceduto sulla sua nave. Fuori dalla cappella, oggi a lui dedicata, c'era un cimitero di lapidi portoghesi, ma oggi ci sono anche molte tombe più recenti (in totale se ne contano 36) tra cui quella del pioniere di Malindi comandante Lawford del Lawford Hotel e di J. Bell Smith, il primo amministratore britannico in Malindi qui sepolto nel 1894. Questo cimitero è l'ultimo luogo di riposo di Charles Arnold Frank Mathews, sepolto nel 1968. Era il figlio del canonico Mathew, un pioniere coltivatore di tè a Kericho che annegò in mare a Malindi mentre era in vacanza.
Nonostante sia stata abbandonata tra il 1593 e il 1893, la cappella e la sua storia hanno resistito alla prova del tempo.
Ora, sotto la sovraintendenza dei Musei Nazionali del Kenya, la cappella di San Francesco Saverio è uno dei luoghi di culto più importanti del Kenya: un ricordo di secoli che sono andati e venuti, un'avanguardia della fede cristiana in Kenya.


La Casa delle Colonne. Un buon esempio di architettura tradizionale swahili, si trova nella strada del porto (Vasco da Gama Road) ed è all'interno di un'antica costruzione portoghese con le colonne dove è ospitato il Museo di Malindi. L'edificio è stato originariamente costruito nel 1891, e negli anni più recenti è servito come l'ufficio per il Kenya Wildlife Service e ora è un monumento nazionale che è stato amorevolmente restaurato dal Museo Nazionale del Kenya, grazie ai finanziamenti dell'ambasciata tedesca. La casa è disposta su tre piani con grandi stanze, scale e persiane in legno. Ospita la storia della cittadina rivisitata attraverso libri, carte nautiche e geografiche, documenti, fotografie e disegni di monumenti e case e altre informazioni e testimonianze della dominazione portoghese in particolare. Sono numerosi i reperti interessanti ed etichettati, tra cui manufatti sacri in legno intagliato del popolo Gohu (una società segreta composta da uomini del popolo Giriama, oltre a quelle conosciute col nome di Habasi e Kinyenzi), utilizzati come collegamento tra i vivi e i morti. I sacrifici erano fatti per loro, in preparazione della raccolta e della semina. Ci sono un paio di tavole su Vasco de Gama e il suo arrivo sulla costa nel 15° secolo, e una stanza di poster dedicati a 'Discover Islam' con informazioni su come gli uomini e le donne musulmane vivono la loro vita. Al piano terra emergono fotografie di Mombasa di come era prima e come appare oggi, mentre in uno dei piani superiori del Malindi Museum, è disposta la biblioteca dove è possibile visionare libri locali della regione.
Il Museo mostra anche alcune scoperte scientifiche sostenute dai numerosi navigatori. Mostra anche uno strano esemplare di Coelacanthus (Latimeria chalumnae), un pesce preistorico che si pensava fosse scomparso con i dinosauri oltre 65 milioni di anni fa, ma negli ultimi anni alcuni esemplari sono stati trovati intorno alla costa orientale e meridionale e in Indonesia. L'enorme pesce di 1,7 m è stato catturato ad una profondità di circa 185 m al largo della costa di Malindi nel 1991 e ha pinne carnose sostenute da ossa che si muovono come le braccia e le gambe. Gli scienziati ritengono che potrebbe essere un esemplare che faceva parte di una catena di creature che si sono evolute e si sono trasferite a vivere sulla terra circa 360 milioni di anni fa. È stato identificato come un celacanto femmina adulta, e incredibilmente si è scoperto che trasportava uova di dimensioni fino a 9 cm di diametro (i celacanti non depongono le uova, ma sono vivipari, ovvero le uova, senza guscio, si schiudono all'interno del corpo materno).


National Museums of Kenya: sede della Malindi Museum Society che di occupa di acquisire e ripristinare edifici storici in Malindi come musei. L'edificio è anche la sede della Malindi Cultural Complex che si occupa prevalentemente di promuovere il turismo nella regione.


Rovine di Gedi: situate a 19 km a sud di Malindi le rovine della città Swahili di Gedi sono quanto rimane di una città araba costruita nel tardo tredicesimo secolo e abbandonata in seguito ad un attacco dei Galla o per carenza d'acqua. La parte visibile della città risale quasi tutta al xv secolo e a quel tempo la sua popolazione doveva aggirarsi sulle 2500 unità. La leggenda dice che la città sia abitata da fantasmi tanto che il comandante Lawford usava offrire un week-end per due nel suo albergo a chi avesse osato passare una notte da solo a Gedi.


Malindi. Vista dalla rada nel quartiere di Shella sulla Silversand Road.
Malindi. Vista dalla rada nel quartiere di Shella sulla Silversand Road.

 

Vedi anche: Malindi di male in peggio!

Vedi anche: Kenya Economia

 

Guerriero Masai
Guerriero Masai

 

 

Gli Zimba (Wazimba)

I devastatori d'Africa !!


 

Un popolo nomade e guerriero per ben due secoli (XVI e XVII) devastò l'Africa. Erano i feroci Zimba (o Jagga per i portoghesi) che pensavano di essere invincibili grazie a un unguento preparato dagli stregoni dopo aver messo in un mortaio neonati vivi e altri ingredienti segreti. (Nella foto un Guerriero Masai. Sarebbero loro tra i discendenti, insieme agli Zulu, degli Zimba).

 

 

Ma chi sono questi Zimba?

 

Originari dell'area dei grandi laghi e del Kilimanjaro tra Kenya, Uganda e Tanzania si mossero in lungo ed in largo per tutta l'Africa distruggendo, massacrando e saccheggiando tutti i popoli che incontrarono sul loro cammino dalla Sierra Leone allo Zambesi, dall'Etiopia al deserto del Kalahari.
Assalirono anche gli europei in Congo costringendoli ad abbandonare la città di São Salvador e giunsero sino in Abissinia e sulla costa degli Zengi (vedi La costa Zanguebar), a Kilwa, dove passarono a fil di lancia tremila musulmani.
Erano preceduti da una fama che incuteva ancor più terrore nelle popolazioni: si diceva fossero cannibali. In battaglia si presentavano oltre agli uomini ed alle stesse donne Zimba anche gli stregoni che vestiti di pelle di coccodrillo lanciavano incantesimi.
I guerrieri erano decorati con copricapi piumati, corna, ossi, teschi umani, becchi o zampe d'animali mentre le piume rosse, il cui numero corrispondeva a quello dei nemici uccisi, erano un privilegio esclusivo del re.


Infine la loro violenta spinta devastatrice si esaurì e conobbero la loro fine sul campo di battaglia per mano dell'esercito guidato dalla regina di Ndongo (Angola), Nzingha Mbandi Ngola (nota anche come Nzinga o Zingha), che con gli Zimba superstiti e asserviti tolse ai portoghesi Matamba, fondando uno stato libero.

Regno di Kongo
Regno di Kongo

 

L'EPOPEA  DEGLI  ZIMBA

(Jaga o Ba-Yaka)

 

Molte leggende e tradizioni parlano di successive ondate di migrazione di popoli pastori.
Gli Hima, ad esempio, invasero verso il nostro 1300 l'attuale Uganda e sembra che siano stati i fondatori di grandi città fortificate, come Bigo e Kabengo. Queste città erano circondate da fossati difensivi, scavati a volte nella roccia viva. Al loro interno, l'abitazione del capo e il recinto del bestiame erano a loro volta protetti da fossati. Le città erano spesso estese più d'un chilometro e racchiudevano una collina centrale, come in un'altra parte del continente le cittadelle Haussa e Yoruba. Come quelle, ripetono le strutture di centri fortificati d'occupazione, costruiti da un popolo invasore.

Secondo i luoghi e i momenti, le invasioni di popoli pastori fondavano o distruggevano città. Sembra infatti che Engaruka sia stata distrutta dall'arrivo di nomadi pastori.

I Jaga (si pronuncia quasi come "Giaga") furono un popolo che tra il sec. XVI e il XVII mise a ferro e fuoco gran parte del continente africano, dalla Sierra Leone allo Zambesi, dall'Etiopia al deserto del Kalahari. Si ritiene che provenissero dal nord dell'attuale Congo-Zaire. Il loro ricordo si tramanda nelle varie regioni ed essi sono considerati come gli antenati dei Ba-Yaka del Congo, dei Jinga d'Angola, degli Azimba dello Zambesi, dei Vazimba del Madagascar, dei Galla-Oromo dell'Etiopia, dei Fundhi del Sennar, dei Timene della Sierra Leone, dei Makalaka dello Zimbabwe, degli Zulu, ecc.
Il professore di storia guineano Ibrahima Baba Kaké li identifica come parenti prossimi degli attuali Masai. Sembra probabile che in origine essi provenissero dalla regione dei grandi laghi e del Kilimanjaro. Le loro invasioni sconvolsero i gruppi etnici esistenti e provocarono la formazione di nuovi stati. Secondo Adolf Bastian, la prima menzione della loro apparizione nel Congo fu nel 1491.
I primi autori riferiscono che essi chiamavano sé stessi Agag o Gaga, nome mutato dagli abitanti del Congo in Giaka (Ba-Giaka) e poi in Jagga dai Portoghesi.
Secondo padre Cavazzi, essi portavano già tale nome nelle terre d'origine, dove era pronunciato "Engangiaghi".
I Wachanga (o Chaga, Chagga, Jagga, Jaga, Dschagga, Waschagga), presso il Kilimanjaro, sarebbero i loro discendenti rimasti nelle terre d'origine. Durante le loro invasioni furono conosciuti in molti Paesi anche col nome di Zimba o Ma-Zimba, dal nome del loro capo Zimbo.

Nel Congo essi sconfissero tutte le truppe che cercavano di fermarli, e infine lo stesso re Alvaro I (1568-1587), fu costretto ad abbandonare la sua capitale di São Salvador (Mbanza Congo) per rifugiarsi su un'isola in mezzo al fiume Congo, detta "Isola dei Cavalli" per il gran numero d'ippopotami che vi si trovavano. Molti abitanti fuggirono verso le montagne. Mbanza Congo è una città dell'Angola, capoluogo della provincia dello Zaire. Mbanza Congo fu la sede del Manikongo, il sovrano del Regno del Kongo. Dal 1570 al 1975 era conosciuta come São Salvador (in portoghese).


Verso il 1570, i Jaga-Zimba evacuarono il regno del Congo e si divisero in diversi gruppi, alcuni dei quali giunsero sino in Abissinia e nel 1587, provenienti dal nord del fiume Zambesi, sulla costa degli Zanj (o Zengi, vedi La costa Zanguebar), a Kilwa, dove passarono a fil di lancia tremila musulmani (Costa degli Zanj, è un vecchio nome della parte della costa dell'Africa orientale che si distribuisce oggi tra il Mozambico, la Tanzania, il Kenya e la Somalia).
Poi un’orda di 15 mila cannibali Zimba invase Mombasa. Gli antropofagi devastarono l’isola e massacrarono gli abitanti. Decimata la popolazione di Mombasa, attaccarono Malindi, ma il re di quella città si difese e, con l’aiuto della allora numerosa, bellicosa e feroce tribù dei Segeju, riuscì a fare di loro una carneficina.
Gli Zimba sopravvissuti ripartirono verso ovest. Zimbo in persona raggiunse il Capo di Buona Speranza e poi risalì la sponda atlantica, sino al Kunene, dove fondò un nuovo kilombo (accampamento).
Il terribile Zimbo morì mentre preparava una nuova campagna militare, ma forgiò alla spietata crudeltà la figlia Temba N'dumba, tanto che la fama di spietatezza ereditata, dal cannibalismo all'infanticidio, così come nel comportamento disumano in battaglia, fu la base del terrore che le truppe Jagga ispirarono. Anche i loro successori, Kulembe e la moglie Bombaikase-Kizura, lasciarono dietro di loro un alone di ferocia, tanto che padre Giovanni Antonio Cavazzi ne parla come di "mostri assetati di sangue".

La fama di crudeltà ereditata dagli Zimba li fece accreditare di cannibalismo, infanticidio, comportamento disumano in battaglia, e fu in gran parte alla base del terrore che le loro truppe ispiravano. Cavazzi descrive un "orribile unguento", "maji-a-samba", che si confezionava pestando dei neonati vivi in un mortaio. Esso era usato da Temba N'dumba per rendersi "immortale e invincibile".
A metà del sec. XIX, Bastian sentì riferire che uno stagno presso l'antica capitale del Congo, São Salvador, era stato creato dalle lacrime che l'invasione jaga aveva strappato al dio Unga, mentre il pianto dei Kasuto e Inkisi aveva formato i fiumi che portano ancora i loro nomi.

Come fecero gli Zulu alcuni secoli dopo, i guerrieri Zimba percorsero e razziarono in lungo e in largo la parte centro-meridionale del continente africano. Sottomisero molti popoli, ai quali lasciarono in eredità alcuni prestiti linguistici, simili alle radici dell'odierna lingua dei Masai, ed almeno parzialmente la loro organizzazione militare e la loro forma di Stato.
La religione, col culto dei morti, era molto importante nella società jaga. Il loro prete, nganga-ia-ita, fabbricava cinture di pelle di coccodrillo che dovevano proteggere dai malefici.
In onore ai re ed ai principi, il gran sacerdote (nganga-ia-kimbanda) praticava il sacrificio (kiluvia).

Sul piano militare, la strategia jaga si basava su due punti:
- attacchi a sorpresa, accompagnati da una serie d'astuzie, manovre offensive alternate a ripieghi.
Una stretta disciplina permetteva loro di raggrupparsi o disperdersi rapidamente in manovre ordinate.
-accampamenti fortificati, dai quali provocavano l'avversario, per attaccare la battaglia da posizioni di forza. I Jaga combattevano a piedi, e non avevano cavalli.
Usavano archi e frecce avvelenate.
Facevano pochi prigionieri, ma catturavano tutti quelli che potessero diventare buoni guerrieri o schiavi. Ogni guerriero aveva un proprio segno distintivo: un copricapo piumato, corna, ossi, becchi o zampe d'animali, ornamenti dipinti. Le piume rosse - il cui numero corrispondeva a quello dei nemici uccisi - erano un privilegio esclusivo del re.
Anche le donne jaga andavano al combattimento, insieme agli uomini.

Gli accampamenti (kilombo) sostituivano i villaggi, come sarà poi per i kraal degli Zulu.
Il kilombo tipo, descritto da Cavazzi, comprendeva sette quartieri:
1 - Al centro dell'accampamento si trovavano le dimore del re e dei suoi consiglieri, circondate da palizzate.
2 - Il quartiere dello ngolambole, generale delle guardie, detto anche mutue-a-ubumgo (capitano).
Era il primo ufficiale del re, colui che attaccava per primo e che dirigeva la marcia.
Accompagnato da uno shinghila (indovino), sceglieva il sito ove fondare il kilombo, tracciava le sue vie e definiva tutti i particolari per la costruzione.
3 - Il quartiere del tandala, comandante della retroguardia, venerato come un principe, perché era anche il primo elettore del re e dirigeva il kilombo durante i periodi d'interregno.
4 - Verso est, il mutunda, ove si trovava il ma-niluniu, specialista della costruzione di cinte di fortificazione e di trincee. Era il solo alto personaggio autorizzato ad entrare dal re per parlargli, senza dover attendere.
5 - Dall'altro lato, ad ovest, il quartiere del ministro degli affari segreti, discreto e fedele.
6 - Il quartiere del kicumba o ilunda dipendeva dallo ngolambole. Egli si occupava delle armi, degli schiavi, e doveva essere particolarmente coraggioso e feroce in combattimento.
7 - Il quartiere d'un altro ilunda doveva proteggere la casa del re e le sue ricchezze.
Solo personaggi di fiducia potevano ricoprire tale carica.
I Jaga si stabilirono e continuarono ad esercitare pressioni sui confini orientali del Congo.

Sotto il regno di Alvaro II (1587-1614), essi tentarono una nuova invasione, e il regno del Congo si salvò solo grazie alle fortezze costruite dai Portoghesi.
Verso il 1660, come già detto, i Jaga (Ba-Yaka) furono duramente sconfitti da Nzingha Mbandi Ngola (nota anche come Nzinga, Zingha o N’Zingha, convertita al cristianesimo e battezzata come Ana de Sousa), regina del regno di Ndongo (Angola), che confinava con loro a sud-est.
Con gli Zimba superstiti e asserviti tolse ai portoghesi Matamba, fondando uno stato libero.
Dal principio del sec. XVIII sino alla fine del XIX, essi continuarono ad occupare la riva destra del fiume Kwango (Kuango o Cuango) in Angola e una zona estesa sino al Kwilu-Djuma nella Repubblica Democratica del Congo.

Leggi anche : Cannibalismo in Africa


Istorica Descrizione de' tre regni Congo, Matamba ed Angola
Istorica Descrizione de' tre regni Congo, Matamba ed Angola

 

Padre Giovanni Antonio Cavazzi

 

Nacque, il 13 ottobre 1621, da umili origini nel borgo del Castello di Montecuccolo (oggi frazione di Pavullo nel Frignano), figlio di Cesare e Guglielmina, mezzadri del conte Massimiliano Montecuccoli, che gli diedero il nome di Galeotto.


Nel 1640 prese i voti al termine del noviziato svolto presso il convento dei cappuccini di Cesena, con l'intenzione di avviarsi alla vita da missionario. Però, diventato sacerdote, i suoi superiori lo giudicarono di "buona volontà" ma di "pochissima intelligenza", ed i suoi studi non sufficienti alla qualifica di predicatore. Nel 1649 presentò domanda alla congregazione di Propaganda Fide di essere inviato in Congo come missionario, ma ancora una volta tale possibilità gli venne respinta. Tuttavia le missioni cappuccine in Africa richiedevano un numero crescente di religiosi, e finalmente nel 1653 il Padre provinciale di Bologna lo ritenne idoneo.


L'11 novembre 1654 arrivò, a bordo di una nave genovese, a Luanda, capitale amministrativa dell'Angola portoghese, per recarsi poi alla missione cappuccina di Matamba. Nei primi anni viaggiò al seguito dei soldati portoghesi attraverso varie località nord-angolane (Massangano, Cambambe, Maupungu, Ambaca...). Qui iniziò la sua predicazione tra tribolazioni di ogni genere, dalle febbri malariche al cannibalismo, scrivendo numerosi appunti e cronache di tali esplorazioni.
Ammalato, si imbarcò su una nave diretta in Brasile, dove attese un anno una nave per l'Europa, arrivando infine nel 1668 a Lisbona. Recatosi a Roma, mostrò ai superiori di Propaganda Fide gli scritti che aveva iniziati nel 1655: tali appunti furono giudicati interessanti, e Cavazzi venne invitato a stendere un'opera organica e completa sulla storia della missione cappuccina in quella parte del continente nero, lavoro cui vennero dedicati circa tre anni ed un lungo confronto con la biblioteca e i documenti dei cappuccini.
Pur apprezzandone il lavoro, la Congregazione non ritenne però di assumersi l'onere della stampa, e pertanto Cavazzi venne nominato il 30 maggio 1672 prefetto della missione e nuovamente inviato in Africa. Partì da Lisbona il 16 luglio 1673, ed arrivò a Luanda solo il 10 dicembre seguente: la nave fece infatti naufragio sulle coste di Benguela e Cavazzi fu tra i pochi superstiti.
Già debole di salute, subì un ulteriore decadimento fisico che ne inficiò la capacità di governo della missione, facendolo ritenere da molti inadatto al ruolo di prefetto. Soprattutto la mancanza del titolo di studio di predicatore spinse alcuni missionari - probabilmente desiderosi di essere promossi - a richiedere alla Congregazione di propaganda Fide la sua rimozione, cosa che avvenne infine nel maggio 1676.
Ritornò in Italia nel 1677, dove scrisse un secondo resoconto biografico sui cappuccini morti in Congo. Morì a Genova nel luglio 1678, all'età di 56 anni.


La prima e più importante opera di Cavazzi, "Istorica Descrizione de' Tre' Regni Congo, Matamba ed Angola", venne pubblicata solamente otto anni dopo la sua morte. Si tratta di una storia descrittiva di considerevole rilevanza all'epoca, tanto che già nel 1694 venne pubblicata l'edizione tedesca e nel 1732 quella in francese. Bisognò attendere il XX secolo per vedere un'edizione in portoghese.
Nel 1969 un sacerdote modenese, Giuseppe Pistoni, scoprì fra le carte Araldi, una famiglia cittadina, i tre poderosi manoscritti originali di Cavazzi, quindi il testo non rivisto stilisticamente da Alamandini. Tale rimaneggiamento fu voluto da Propaganda Fide per depurare il testo da alcuni accenni miracolistici o ritenuti fantasiosi, un lavoro lungo e certosino che probabilmente determinò la pubblicazione postuma. Ad oggi resta una delle documentazioni storiche più interessanti non solo sulla presenza cappuccina nell'Africa centro-occidentale, ma anche un'importante testimonianza circa le tradizioni orali e gli usi delle popolazioni congolesi ed angolane.


Tali manoscritti erano inoltre illustrati con vivide rappresentazioni ad acquarello della vita in Africa centrale, e soprattutto della corte della regina N'Zingha, che governava l’indomita o, se si vuole, sanguinaria tribù dei Matamba, allora dominante in Angola. Mai satolla di suggere il sangue facendo strozzare pargoletti e uomini per empirne i nappi, il gozzo e le viscere, scrive padre Cavazzi, la feroce regina dei cannibali possedeva un harem maschile in cui gli uomini, a volte, potevano finire mangiati. Organizzava festini in cui agli amanti in abiti femminili venivano serviti topi arrostiti con tutto il pelo, come nota schifato il frate cappuccino. Tuttavia, Cavazzi, mandato dai superiori bolognesi a evangelizzare il Matamba, non si sottrae al compito più difficile, che è quello di convertire l’esuberante regina. N'Zingha, nel merito, appare confusa, o ama confondere. Quando sembra aver abbracciato la fede cristiana, ecco che ricade nell’animismo e nel tribalismo. Poi torna a convertirsi, quindi sfugge di nuovo. Alla fine capitola e muore cristiana, a 81 anni, assistita dallo stesso Cavazzi che da lei era stato chiamato a sostituire Padre Antonio da Gaeta rimasto a reggere la prefettura di Angola.


Oltre a tale storia, Cavazzi riscrisse anche le biografie di alcuni dei suoi missionari "Vite dei Frati Minori Cappuccini del Ordine del Serafico Padre San Francesco, morti nelle Missioni d'Etiopia dall'anno 1645 sino all'anno 1677" (manoscritto conservato oggi presso la biblioteca di Évora), lavoro che però non venne pubblicato prima del XX secolo. Esse non hanno l'accuratezza della prima opera, poiché Cavazzi non ebbe il tempo di integrarle con la ricerca d'archivio, ma contengono notizie preziose sulla presenza cappuccina in Congo nel '600.

Negozio a Kibokoni - Malindi
Negozio a Kibokoni - Malindi

 

INSEDIAMENTI NELLA CITTÀ DI MALINDI

La città di Malindi ha 20 insediamenti informali:

Insediamento di Umoja

Il villaggio ha adottato il suo nome "UMOJA" da una parola swahili che significa unità. Questa unità si formò quando gli squatter che occupano questo pezzo di terra si unirono per sviluppare una forma di insediamento.
L'insediamento è governato da un anziano del villaggio.
L'insediamento si trova su un terreno di 10 acri, ed è all'interno di due zone amministrative, vale a dire la zona di Umoja e Barani.
L'insediamento Umoja ha una popolazione totale di circa 1.000 persone.
L'alloggio nell'insediamento è principalmente costituito da fango e paglia con coperture in lamiera di ferro. In totale ci sono 300 strutture. La dimensione del plot (appezzamento di terreno) per una singola struttura è 10 x 10 metri. Le strutture hanno una media di 3 stanze ciascuna. In particolare, una grande percentuale di residenti in questo insediamento sono proprietari delle strutture. Gli affitti partono da 500 scellini mensili.
• Non esiste un sistema fognario adeguato per servire l'insediamento. La maggior parte dei residenti usa latrine auto-costruite.
• I residenti smaltiscono i loro rifiuti solidi attraverso l'incenerimento. La spazzatura accumulata viene bruciata ovunque.
• L'acqua dolce è disponibile a un costo di KShs. 3 per contenitore da 20 litri. Il servizio di distribuzione è gestito privatamente da venditori d'acqua.
• L'elettricità è disponibile nell'area e non ci sono casi di connessioni illegali.
• Le strade di accesso all'insediamento sono principalmente in murram*** (roccia sedimentaria, una forma di laterite, materiale argilloso) utilizzato per superfici stradali nell'Africa tropicale. L'uso delle reti di comunicazione è limitato nella zona in quanto non ci sono cabine telefoniche pubbliche, né l'accesso a internet.

• Ci sono dieci chiese nel villaggio e tre scuole, in particolare: High Vision Academy, Umoja Academy e Malindi Academy. Le scuole, tuttavia, non hanno nessun terreno di gioco.

• I residenti cercano servizi medici a Bandani in quanto non ci sono dispensari all'interno del villaggio.
L'attività più comune praticata nel villaggio è l'agricoltura.

*** Laterite (dal latino later, mattone) è una formazione di superficie presente in aree tropicali a clima caldo-umido, ricca di ferro e alluminio, che si sviluppa con la meteorizzazione intensa e di lunga durata della roccia madre sottostante.
Quasi tutti i tipi di roccia possono essere profondamente decomposti se sottoposti a lungo a una combinazione di piogge intense e temperature relativamente elevate. L'acqua piovana infiltrandosi causa lo scioglimento dei minerali dello strato roccioso e diminuisce la percentuale di elementi altamente solubili, quali sodio, potassio, calcio, magnesio e silicio. In tal modo si innalzano le percentuali relative di elementi meno solubili, come ferro ed alluminio.

 

Insediamento di Majivuni

L'insediamento di Majivuni prende il nome da un vecchio che lo chiamò così dopo la nascita del primo figlio che percepiva come un "visitatore", un "ospite" (in senso figurato). L'insediamento è governato dagli anziani del villaggio.
Non ci sono CBO (Community Based Organisation) e/o ONG (Organizzazioni Non Governative) che operano all'interno del villaggio. Tuttavia, l'insediamento ha beneficiato di fondi CDF (Constituency Development Fund) che hanno visto almeno una classe costruita per una scuola. L'insediamento si trova su un terreno di 150 acri. Il terreno rientra rispettivamente nelle zone amministrative di Majivuni e Central.
Ci sono 800 famiglie nell'insediamento. Questo si traduce in una popolazione stimata di 7500 persone.
Ci sono 250 strutture con una media di 2-3 camere ciascuna. La maggior parte dei residenti in questo insediamento sono proprietari delle strutture. Le strutture sono costruite usando fango ed erba che ricoprono i tetti. La dimensione del tracciato per le strutture è 10 x 10 metri. L'affitto mensile per la casa di fango è basso e si aggira intorno ai KShs. 300.
• L'acqua dolce viene fornita da distributori privati al prezzo di KShs. 21 per tanica da 20 litri.
• Non esiste un sistema fognario che serve l'insediamento.
• Ci sono due bagni pubblici e la maggior parte dei residenti ha latrine auto-costruite.
• L'elettricità è disponibile. In particolare, non vi è alcun caso di connessione illegale nell'intero insediamento.
• La rete di comunicazione è ancora piuttosto scarsa, poiché l'accesso al telefono, cabine o internet è limitato.
• Le strade di accesso sono principalmente in murram.
• Il villaggio ha dieci chiese e una moschea. C'è una scuola governativa in l'insediamento chiamata Scuola Primaria Majivuni. Le altre otto sono scuole private.
• I residenti ottengono cure mediche da un dispensario di proprietà statale a Majivuni. I disturbi curabili nella comunità sono la malaria e il tifo. I residenti pagano un canone di KShs. 150 per il servizio di cura.
La maggior parte dei residenti di Majivuni è autonoma.

Insediamento di Tototo

Tototo è un nome Mijikenda che significa un "buon posto". Il villaggio è stato marchiato questo nome da un uomo di nome Kaingu Kombe che ha visitato la zona e ha ritenuto che fosse davvero un luogo adatto per una comunità.
Il villaggio è governato da anziani. In termini di sviluppo, il villaggio non ha CBO e ONG che intervengano. In particolare, non ha ancora beneficiato di alcun finanziamento CDF.
La superficie totale è di 50 acri. Questa terra rientra rispettivamente nelle zone amministrative Tototo e Barani.
Ci sono 200 famiglie nell'insediamento. Questo si traduce in una popolazione di circa 1500 persone.
La maggior parte dei residenti nell'insediamento Tototo sono proprietari di strutture. Le strutture sono costruite usando fango ed erba che ricoprono i tetti. La dimensione del tracciato per il le strutture sono 10 x 10 metri. Un affitto mensile per la casa di fango può costare fino a KShs. 600.
• L'acqua dolce viene fornita da distributori privati al costo di KShs. 21 per tanica da 20 litri.
• Non esiste un sistema fognario che serve l'insediamento.
• L'insediamento ha due bagni pubblici. La maggioranza dei residenti, tuttavia, ha latrine auto-costruite.
• La fornitura di elettricità è disponibile e non vi è alcuna connessione illegale.
• C'è un accesso limitato alle cabine telefoniche e ad internet per aiutare la comunicazione.
• Le strade di accesso sono principalmente in murram.
• I rifiuti solidi sono smaltiti in fosse di compostaggio.
• Il villaggio ha una chiesa. In particolare, non ci sono scuole all'interno dell'insediamento, né una moschea.
• I residenti non hanno accesso alle cure mediche all'interno dell'insediamento. Questo li costringe a cercarle nella città di Malindi.
La maggior parte dei residenti di Tototo pratica l'agricoltura come un'impresa, dove guadagnano almeno KShs. 100 al giorno.

Insediamento di Shella

Shella in particolare è stata la prima città di Malindi. La storia racconta che l'insediamento fu inizialmente utilizzato dalla tribù Waliangulu (nota anche come Wasanya) come accesso al territorio di caccia (Tsavo Est). Successivamente i Bajuni, naturalmente pescatori, hanno trovato l'area fertile, rendendola così la loro dimora. In seguito i residenti hanno chiamato l'area "Shella" (Shela-Lamu) a ricordo del loro luogo di origine.

Ci sono pochi CBO che operano all'interno del villaggio. Tuttavia, non ci sono ONG. In particolare, la CDF locale ha continuato a finanziare progetti di costruzione all'interno dell'insediamento.
Shella rientra rispettivamente nelle zone amministrative di Shella e Malindi. Il terreno è diviso in porzioni i cui proprietari pagano una tassa di KShs. 3000 all'anno alla AL-AMIN, una compagnia di servizi internazionale con sede ufficiale nel Bahrein.
Le strutture sono costruite usando lamiere e coral block (blocchi di pietra corallina).

La popolazione totale dell'insediamento è di circa 3000-5000 persone.
• L'acqua di rubinetto è disponibile nell'area. Ci sono pochi pozzi forniti dalla MAWASCO. L'acqua è venduta a KShs. 3 per tanica da 20 litri.
• Ci sono sia fosse utilizzate come latrine che servizi igienici con lo sciacquone usati per lo smaltimento delle acque reflue. C'è anche un buon sistema di drenaggio nell'insediamento e nessuna minaccia di inondazioni.
• L'energia elettrica è disponibile nella maggior parte delle case.
• C'è una buona accessibilità all'insediamento in termini di rete stradale.
• La gestione dei rifiuti solidi è intrapresa dal consiglio comunale che organizza sia la raccolta che lo smaltimento.
• La spiaggia è lo spazio sociale più utilizzato all'interno dell'insediamento.
• In particolare, solo scuole private sono presenti all'interno dell'insediamento.
• I residenti ottengono cure mediche da un ospedale privato della zona, quindi accedono ad esso pur essendo relativamente costoso.
La maggior parte dei residenti di Shella sono pescatori. Inoltre, partecipano attivamente alla promozione del turismo all'interno dell'area.

Insediamento di Mgandini

Questo insediamento è stato avviato dalla Settima Chiesa Avventista SDA (Seventh-day Adventist Church-La Chiesa Avventista del Settimo giorno). La chiesa inizialmente celebrava riti religiosi sotto un albero di Mgundi (Acacia nilotica) che era all'interno dell'insediamento, ma venivano costruiti anche luoghi residenziali vicino all'albero. Successivamente la chiesa acquistò la terra. In pratica, tutta l'area di Mgandini è diventata di appartenenza della SDA.
L'insediamento è situato in località Sabaki ed è governato da anziani del villaggio e dal sub-chief (sottocapo). Non ci sono né CBO né ONG. Tuttavia, è stato sostenuto dalla CDF (Constituency Development Fund-Fondo per lo sviluppo della circoscrizione a livello di base) locale per realizzare una strada per i residenti.
Il terreno copre un'area totale di 60 ettari. La proprietà è in parte privata e in parte governativa. Ci fu uno sfratto operato dal governo poiché una prigione doveva essere costruita nell'area negli anni '70.
La popolazione totale dell'insediamento è stimata di 740 persone. Ci sono 56 aziende agricole, ciascuna con circa 12 strutture.
Ci sono 2016 camere nell'insediamento. Le camere sono tutte residenziali. La maggioranza dei residenti è proprietaria della struttura. Le strutture sono costruite usando fango e erba che ricoprono il tetto. La dimensione del tracciato per le strutture è 13 x 13 metri.
• L'accesso all'acqua dolce è a due chilometri e mezzo dall'insediamento. In particolare non c'è un centro commerciale nelle vicinanze.
• Non esiste anche un sistema di fognatura che serva alla bisogna. La maggior parte dei residenti usa latrine auto-costruite. Il numero medio di servizi igienici è di 1 latrina per azienda. Coloro che non hanno le latrine scelgono di usare la boscaglia.
• Non esiste un sistema di drenaggio nell'area, ma la minaccia alle inondazioni è estremamente minima.
• Non c'è elettricità.
• C'è anche un accesso limitato alle cabine telefoniche e internet per poter comunicare.
• L'accessibilità è considerevolmente buona.
• Non esiste un sistema chiaramente definito di gestione dei rifiuti solidi. In particolare, i residenti raccolgono i propri rifiuti solidi e successivamente li bruciano.
• Il villaggio ha 4 chiese e nessuna moschea. Nell'area c'è anche una scuola informale che è di proprietà pubblica.

• I residenti ottengono cure mediche da un centro sanitario governativo a 5 km di distanza. La struttura è stata costruita per gentile concessione della CDF locale. Il costo è di KShs. 20 per servizio. La malattia prevalente nell'insediamento è la malaria.
La maggior parte dei residenti sono agricoltori. I loro redditi dipendono in gran parte dalle dimensioni del raccolto.

Insediamento di Kikombe Tele

L'insediamento si trova su un terreno governativo stimato a coprire tra i 50 e i 60 ettari.
In particolare, non vi è stata alcuna minaccia di sfratto.
La popolazione totale è di circa 1500 persone. L'area ha un totale di 235 strutture che hanno quattro stanze ciascuna. Le stanze residenziali sono 940 e per lo più fatte di fango e lamiere di ferro. Ogni stanza misura 10 x 10 metri e sono principalmente occupate dai proprietari della struttura.
• I residenti di Kikombe Tele hanno accesso all'acqua del rubinetto. In particolare, ci sono sette punti gestiti privatamente e l’acqua è venduta a KShs. 3 per tanica da 20 litri.
• Non esiste un sistema di gestione delle fognature all'interno dell'insediamento. L'insediamento ha circa 10 bagni. Quelli che non possono usare i bagni optano per la boscaglia.
• Non esiste un sistema di drenaggio e l'area non è a rischio di inondazioni.
• L'elettricità è disponibile ma molto costosa.
• Non ci sono né cabine telefoniche né centri internet. La strada è tuttavia accessibile.
• Non esiste un sistema di gestione dei rifiuti elaborato. I rifiuti raccolti sono comunque bruciati o eliminati nei pozzi della spazzatura.
• Ci sono cinque chiese ma non ci sono moschee all'interno dell'insediamento.
• C'è solo una scuola pubblica (scuola primaria Sabaki) che si trova nel mezzo tra Kikombe Tele e Tella. La scuola applica tariffe PTA (Parents Teacher Association) di KShs. 100 al termine.
• C'è un centro di salute di proprietà privata vicino alla scuola (clinica di Mwavizi). Le spese cliniche sono di KShs. 250 o superiori per le visite. La malaria è la malattia prevalente all'interno dell’insediamento.
La struttura di governance si integra con l'amministrazione provinciale formale rappresentata, in questo ordine, da DC (District Commissioner), DO (District Officer), Chief, Sub-Chief e l’anziano del villaggio. Il capo (Chief), sottocapo (Sub-Chief) e l’anziano del villaggio sono i principali responsabili dell'amministrazione locale dell’insediamento.
La maggior parte degli abitanti pratica attività agricole su piccola scala.
L'insediamento non ha né un CBO né una ONG che operano al suo interno. Hanno comunque beneficiato della CDF locale in termini di borse di studio.

Insediamento di Majengo Mapya

Majengo Mapya iniziò nel 1902, quando la gente acquistò terra dalla Mwangi Power acquisita poi dall'arabo Abbu Muhidhar. Gli attuali residenti hanno successivamente acquistato la terra dalla Mwangi al costo di KShs. 1000 per plot.
La copertura del terreno è di circa 20 ettari. L'attuale proprietario è Abuu Muhidhar. C'è stata un minaccia di sfratto nel 2006, quando il governo pianificò di espandere la pista di atterraggio di Malindi.
La popolazione precisa deve ancora essere stabilita. Tuttavia, la stima delle famiglie è di circa 3000. Il rapporto tra proprietari delle strutture e inquilini è 1: 5. La maggior parte delle strutture sono fatte di fango e tetto coperto di paglia. L'affitto mensile è tra KShs. 600-800 per le strutture temporanee, e KShs. 1000-2000 per quelle semi-permanenti.
L'insediamento ha accesso all'acqua dolce. Ci sono circa cento punti di distribuzione dell’acqua gestiti privatamente.
• Non c'è manutenzione delle fogne poiché la maggior parte di loro usa delle fosse come latrine. Ogni struttura ha almeno un bagno.
• Non esiste un sistema di drenaggio. L'area è stata colpita per l'ultima volta da alluvioni durante le piogge di El Niño nel 1997.
• L'elettricità è disponibile, ma ancora piuttosto costosa per i residenti.
• Non ci sono cabine telefoniche o un centro internet. I residenti accedono a questi servizi nella vicina città.
• Non esiste un adeguato sistema di gestione dei rifiuti. Gli individui, tuttavia, sono impegnati a pagare una tassa per contribuire nella raccolta dei rifiuti.
• Ci sono diverse chiese all'interno dell'insediamento e una moschea è condivisa con Kisumu Ndogo dato che la moschea si trova al confine dei due insediamenti.
• C'è una scuola pubblica (St. Andrews Primary) e due scuole private (Great News e la scuola secondaria Pwani). Great News fa pagare una retta di KShs. 3000 al mese.
• Ci sono due centri di salute che sono di proprietà privata. Questi sono la Imani Medical Clinic e la Ebenezer Medical Clinic. Un ospedale governativo si trova a 1 km di distanza.
• Le malattie prevalenti sono la malaria e il colera quando piove.
La maggior parte dei residenti è autonoma e può arrivare a guadagnare tra KShs. 300 e 5000 al mese. Quelli che hanno un impiego percepiscono da KShs. 5000 a 15000 al mese.
La struttura di governance si integra con l'amministrazione provinciale formale. In linea di principio, c'è un anziano del villaggio, un assistente capo e un capo che sono responsabili per la locale amministrazione all'interno dell'insediamento.

Insediamento di Mbuyu wa Kusema

Mbuyu wa Kusema (baobab parlante) era inizialmente un bush (boscaglia). Il nome è stato dato dopo la credenza che 'Mbuyu' (baobab) avesse la possibilità di parlare.
Il proprietario del terreno ha assoldato delle guardie Maasai per proteggere la sua terra. Questo ha portato ad una guerra tra loro e la comunità conclusasi con un numero di Maasai bruciati a morte. Il proprietario (un ex parlamentare) decise allora di vendere il terreno al costo di KShs. 2500 per lotti da 500 a 100 metri. Questa la storia di come nacque l'insediamento.
Mbuyu wa Kusema è di proprietà privata.
L'insediamento ospita 700 famiglie, che si traduce in una popolazione stimata di 3015 persone. Ogni struttura ha circa 5-6 stanze, prevalentemente residenziali, con un'eccezione di circa tre negozi. Il resto sono chioschi.
La maggior parte delle strutture sono costruite con fango e makuti (foglie di palma di cocco africana), un bel po' con i tetti di mabati (lamiera di ferro). Le camere sono 12 x 11 metri. Il noleggio varia da KShs. 800 a 1000 per le strutture in fango, e KShs. 2000 per quelle semi-permanenti.
• I residenti hanno accesso all'acqua del rubinetto e all'acqua del pozzo. La vendita dell'acqua è di KShs. 2 ogni 20 litri. Ci sono due punti di distribuzione che sono di proprietà privata.
• Non esiste un sistema di manutenzione delle fogne. Ogni struttura, tuttavia, ha almeno un gabinetto. Inoltre, non esiste un sistema di drenaggio adeguato.
• L'elettricità è disponibile, sebbene sia ancora costosa per i residenti.
• Non ci sono cabine telefoniche né centri internet per facilitare le comunicazioni.
• Le strade esterne sono facilmente accessibili.
• Sono poche le chiese in questi insediamenti. Non c'è né una moschea né un campo da gioco.
La maggior parte dei residenti sono lavoratori autonomi e guadagnano circa KShs. 5000 al mese. Gli impiegati invece guadagnano tra KShs. 6000 e 12000.
L'anziano del villaggio, il capo assistente e il capo sono i principali responsabili dell'amministrazione nell'insediamento. L'insediamento non ha né CBO né ONG che operano in esso, ma beneficia di qualche finanziamento CDF.

Insediamento di Kwa Mdomo

Kwa Mdomo si trova a Malindi North Ward (Dipartimento Malindi Nord). L'insediamento è stato inizialmente chiamato Chungwani prima che un colono asiatico lo ribattezzasse Kwa Mdomo. L'insediamento ha circa 40 anni.
L'area risulta essere di 22 famiglie. Questo si traduce in circa 200 persone in tutto alloggiate.
Ci sono 65 stanze residenziali.
• L'insediamento ha un solo punto di distribuzione dell'acqua che è gestito privatamente. Vende acqua per KShs. 2 ogni tanica da 20 litri.
• Ci sono 5 servizi igienici che servono l'intero insediamento.
• L'insediamento non ha drenaggio adeguato.
• L'elettricità è disponibile.
• Non ci sono cabine telefoniche o accesso a internet.
• L'insediamento non ha chiese, moschee, scuole o centri sanitari.
• Le patologie comuni nell'insediamento sono malaria, dissenteria e malattie della pelle.
La maggior parte delle persone nell'insediamento è impiegata. Il livello di reddito al mese varia da da KShs. 4000 a 6000.
L'anziano del villaggio e il capo assistente sono i principali responsabili dell'amministrazione dell’insediamento.
Non ci sono CBO o ONG all'interno dell'insediamento.

Insediamento di Majengo Maskini

Durante l'era di Malindi Township, la costruzione della strada Jomo Kenyatta e la successiva espansione portò allo sfratto dei residenti in una nuova area nelle vicinanze. Successivamente, il consiglio comunale ha creato e assegnato un'area sostitutiva per le persone sfrattate. La parola Majengo Maskini deriva dalla parola "Maskini" che significa povera gente che doveva vivere in un nuovo edificio (Majengo), da qui il nome di " Majengo Maskini ".
Majengo Maskini si trova a Majengo Maskini Village, in posizione centrale nella Divisione di Malindi.
Majengo Maskini si trova nella trama numero 363. La copertura del terreno è esattamente 43,47 ettari.
Il terreno è di proprietà privata. I residenti dell'insediamento pagano al proprietario un affitto di KShs. 250 ciascuno al mese. Il mancato rispetto del pagamento dell'affitto giustifica una minaccia di sfratto. I residenti apparentemente ritengono che il presunto proprietario abbia avuto la terra dal consiglio comunale.
La popolazione totale dell'insediamento è di 12450 persone. Ci sono 2490 famiglie.
Ci sono 313 sub-plot nell'intero dell’insediamento con circa 415 strutture e circa 2490 camere. I materiali da costruzione sono principalmente lamiere di ferro, pietre, legno, foglie di palma, coral stone block (blocchi di pietra corallina) e fango. La dimensione delle camere è 4 x 3 metri. Il rapporto tra inquilini e i proprietari è di 9: 1.
• I residenti dell'insediamento ricevono acqua dal consiglio municipale. Il prezzo dell'acqua ogni 20 litri è di KShs. 4.
• Non esiste un sistema fognario.
• Non esiste un sistema di drenaggio adeguato. L'insediamento è anche vulnerabile alle inondazioni dato che si trova in una zona bassa.
• L'elettricità è disponibile.
• Un centro internet è disponibile nell'insediamento.
• Non ci sono strade formali. Sono disponibili solo sentieri.
• I rifiuti sono smaltiti in modo informale. Non ci sono luoghi designati per lo smaltimento dei rifiuti. Non ci sono centri di comunità e campi da gioco. Ci sono, tuttavia, chiese e moschee.
Ci sono poche cliniche di proprietà privata. In particolare, queste cliniche private fanno pagare il doppio delle tariffe rispetto ad un centro sanitario governativo.
La maggioranza dei residenti nell'insediamento è impiegata. Il resto è impegnato in piccole imprese.
La terra è governata da un consiglio di Wazee wa Mitaa (Anziani locali), presieduto da un Mzee wa Kijiji (Vecchio del villaggio).
C'è un CBO nell'insediamento dal nome Majengo Residence Welfare Association e una ONG (APHIA 11 Coast/USAID) che si occupa dell'HIV/AIDS nell'area.

Insediamento di Maweni

L'insediamento di Maweni si trova nel villaggio di Maweni, nella Divisione di Malindi. La terra in cui sorge l’insediamento è stata precedentemente di proprietà degli asiatici che successivamente l’hanno venduta ai presenti occupanti. L'area è stata chiamata Maweni a causa di molte pietre che si trovano terreno.
Le case hanno 3-5 camere ciascuna. Gli occupanti di queste case sono principalmente inquilini.
• I punti d'acqua sono gestiti privatamente. Una tanica da 20 litri di acqua è venduta tra KShs. 2 e KShs. 4.
• C'è un bagno almeno in ogni famiglia.
• Non esiste un sistema di drenaggio adeguato nell'area. L'area non è soggetta ad allagamento.
• L'elettricità è disponibile.
• Ci sono cavità create dal consiglio comunale in cui le persone gettano i loro rifiuti solidi.
• Ci sono due chiese e una moschea nella zona. Non ci sono, tuttavia centri per la comunità o un campo da gioco.
• C'è una scuola elementare pubblica (scuola elementare di Sir Ali).
• Non ci sono ospedali governativi o ospedali privati nella zona.
La maggior parte delle persone in questo insediamento possiede una piccola impresa.
L'insediamento è governato dal consiglio degli anziani.
Non c'è CBO o alcuna ONG intorno all'insediamento. La LATTF (Local Authority Transfer Fund) ora sta aiutando nella costruzione di una strada.

Insediamento di Erani

L'insediamento Erani si trova nella Divisione di Malindi, Maweni Location, Erani Sub-location.
La sua posizione fisica è esattamente tra Casuarina e Hospital Road.
La terra era in precedenza di proprietà di un magnate indù noto come Hajj Adam che in seguito se ne andò, inducendo il consiglio comunale di Malindi a rilevare la terra lasciata libera. In seguito un ambasciatore iraniano visitò il posto che all'epoca era conosciuto come "Maweni" e dal nome del suo paese d'origine la gente lo chiamò "Erani".
La dimensione del terreno è di 12 ettari. Le persone in questo insediamento non sviluppano strutture permanenti per timore di uno sfratto imminente da parte del consiglio comunale di Malindi.
La popolazione totale è di circa 17800 persone.
L'insediamento ospita un totale di 314 strutture. Ogni unità abitativa ha da 4 a 5 stanze.
I materiali usati per costruire le case includono, lamiere di ferro, blocchi di corallo, fango e makuti. Il 95% degli occupanti sono proprietari delle strutture, mentre il restante 5% sono inquilini.
• Le persone ottengono l’acqua da privati proprietari dei punti di distribuzione e dei pozzi. Ci sono più di 5 punti di distribuzione per l'acqua che è venduta a KShs. 4 per ogni tanica da 20 litri.
• L'insediamento non possiede né una fogna né un sistema di drenaggio adeguato. Non c'è, tuttavia, minaccia di inondazioni.
• I rifiuti sono smaltiti nei punti costruiti dalla municipalità. I rifiuti vengono raccolti di casa in casa a KShs. 20. Nell'area non c'è un sistema di gestione dei rifiuti.
• Ci sono circa 3560 servizi igienici all'interno dell'intero insediamento.
• L'elettricità è disponibile.
• L'accessibilità stradale interna ed esterna avviene attraverso sentieri e strette strade in murram progettate per i veicoli.
• Non ci sono scuole disponibili nella zona. Ci sono, tuttavia, un certo numero di chiese e moschee.
• Non ci sono centri sanitari all'interno dell'insediamento.
Le principali fonti di reddito sono le piccole imprese. I livelli di reddito sono nella media di KShs. 100 al giorno.
L'insediamento è governato da un Mzee wa Kijiji, che presiede anche il consiglio degli Wazee wa Mtaa. Non ci sono fondi diretti disponibili per la comunità.

Insediamento di Myeye Juu

Myeye Juu Village si trova nella divisione di Malindi, Myeye Location. L’area si estende in larghezza approssimativamente da Sabasaba a Mayungu Road. In lunghezza approssimativamente da Takaye a Kijiwetanga.
La terra in cui si trova Myeye Juu era inizialmente di proprietà di un indiano. L'insediamento era quindi denominato "Maweni". L'indiano in seguito vendette la terra a un Mathenge, che fu poi sfortunatamente cacciato dai Giriama. Con l'uscita di Mathenge, i Giriama ribattezzarono la terra "Myeye Juu" che significa "i poveri".
La dimensione del terreno è 57,31 acri. In particolare, non ci sono minacce di sfratto.
La popolazione totale è di circa 21.000 persone. Ci sono 718 lotti all'interno dell'insediamento. Le dimensioni della stanza misurano 3 x 3 metri.
• Ci sono circa 5 punti di raccolta d'acqua di proprietà privata. La vendita di acqua è di KShs. 4 ogni 20 litri.
• L'accessibilità stradale interna ed esterna avviene attraverso sentieri e strette strade in murram progettate per veicoli.
• Nell'area Non ci sono né una fogna né un adeguato sistema di gestione dei rifiuti.
• Ci sono circa 718 bagni.
• Non ci sono centri per la comunità o spazi aperti. Tuttavia ci sono chiese e moschee.
• Ci sono due scuole primarie nella zona, vale a dire Takale e Karima.
• L'elettricità è disponibile. Alcuni, tuttavia, scelgono di utilizzare l'energia solare.
• Non ci sono strutture sanitarie nella zona. La maggioranza dei residenti in questo insediamento è autonoma, opera in piccole imprese. L'insediamento è governato da un Mzee wa Kijiji, che presiede anche il consiglio degli Wazee wa Mtaa. Non ci sono fondi diretti disponibili per la comunità, né ci sono maggiori interventi di sviluppo nell'area.

Insediamento di Kibokoni

Nei primi anni, l'area era conosciuta come "Mpirani". Tuttavia, essendoci grandi pozze d'acqua all'interno dell'insediamento frequentate dagli ippopotami (kiboko), il nome cambiò da 'Mpirani' a 'Kibokoni'. La terra nell'intero insediamento copre circa 52 acri. Ci sono 560 famiglie nell'insediamento. Questo si traduce in 3290 persone. I materiali da costruzione sono principalmente fango per muri e paglia per coperture. Tariffe d'affitto tra KShs. 400 e KShs. 500 al mese.
• L'acqua viene venduta a KShs. 2 per tanica da 2 litri.
• Non ci sono né fogne né un adeguato sistema di drenaggio. La maggior parte delle persone, tuttavia, ha servizi igienici nelle loro case.
• L'elettricità è disponibile.
• Ci sono solo 3 chiese nell'intero insediamento.
• Le scuole disponibili all'interno dell'insediamento sono Kibokoni Primary and Secondary Schools, Bethel Primary School e Rainbow Primary School.
• C'è un dispensario pubblico (Sabaki Dispensary) e un centro sanitario privato (Rainbow Health Center). Il costo del dispensario pubblico KShs. 20 per servizio, mentre il costo per centro sanitario privato è di KShs. 250 per servizio.
• I disturbi comuni all'interno dell'insediamento includono Malaria e Dissenteria. Le attività principali comprendono l'agricoltura e l'estrazione di sabbia. Il reddito medio giornaliero è di KShs. 200. L'insediamento è sotto l'amministrazione di un anziano del villaggio. Ci sono due NGO (ONG) all'interno dell'insediamento, vale a dire: Croce Rossa e APHIA 11 Coast. Inoltre per Kibokoni, la CDF ha facilitato la costruzione di un dispensario e di un laboratorio.

Insediamento di Kwa Chocha

La posizione fisica esatta in termini di larghezza va da Sabasaba a Muyeye Wayani.
La dimensione del terreno è di circa 72 ettari. Il terreno è di proprietà privata.
Ci sono circa 2490 famiglie nell'intero insediamento.
• La maggior parte delle persone ottiene acqua dai pozzi. MAWASCO vuole iniziare a fornire acqua a KShs. 5 ogni 20 litri.

• Alcune case hanno servizi igienici mentre altre no.
• Circa il 40% della popolazione ha accesso all'elettricità mentre gli altri usano energia solare.
• L'accessibilità stradale interna ed esterna avviene attraverso sentieri e strette strade in murram progettate per veicoli.
• I rifiuti solidi sono smaltiti indiscriminatamente. Non esiste un sistema di gestione dei rifiuti solidi.
• Non ci sono centri di comunità o spazi aperti. Tuttavia ci sono chiese e moschee.
• Ci sono solo scuole materne nella zona, ma tutte di proprietà privata.
• L'ospedale disponibile è di proprietà del Consiglio Comunale di Malindi e si occupa gratuitamente dei lavoratori comunali. Ogni altra persona paga da KShs. 300 in su.

L'insediamento è governato da un Mzee wa Kijiji, che presiede anche un consiglio di Wazee wa Mtaa.
Non ci sono fondi diretti disponibili per la comunità.

Insediamento di Ganda

Il villaggio di Ganda si trova su un terreno di 200 acri situato nella zona centrale di Ganda.
Ci sono 1500 famiglie nell'intero insediamento, che si traducono in una popolazione totale di 1800 persone.
Ci sono circa 300 strutture e i materiali da costruzione per lo più utilizzati sono fango e coral stone block, i tetti vengono ricoperti con macuti o mabati. Le strutture hanno una media di 8 camere ciascuna con con un affitto a scadenza mensile di KShs. 300 per le case di fango.

• L'acqua fresca è fornita dal governo e da individui privati che fanno pagare KShs. 2 per una tanica da 20 litri.
• Questo insediamento non è servito con un sistema fognario. Ci sono 2 latrine pubbliche e diverse latrine di proprietà privata.
• L'acqua piovana defluisce liberamente attraverso l'insediamento. Non ci sono canali di drenaggio e il villaggio non si trova di fronte a rischi di alluvione.
• L'insediamento è alimentato con energia elettrica dalla Kenya Power.
• L'accesso all'insediamento all'interno di questo insediamento è possibile con le strade in murram.
• La gestione dei rifiuti avviene attraverso il compostaggio e la combustione.
• Ci sono 5 chiese, ma nessuna moschea.
• C'è una scuola elementare pubblica (scuola primaria di Ganda) e una scuola primaria privata (Accademia Bidii).
• Su questioni relative alla salute esiste un dispensario privato e un dispensario pubblico (Dispensario Ganda). Le spese per il servizio sono circa KShs. 200. La malattia più diffusa in questa zona è la malaria.
La maggior parte delle persone in questo insediamento sono impiegati.
Gli anziani del villaggio sono direttamente responsabili dell'amministrazione dell'insediamento.
Non ci sono organizzazioni basate sulla comunità o ONG all'interno dell'insediamento. La comunità deve ancora beneficiare di qualsiasi finanziamento da parte della CDF locale.

Insediamento di Ziwa la Furunzi

Questo insediamento prende il nome dalla prima persona che si stabilì su questa terra chiamata Furunzi.
Il villaggio di Ziwa la Furunzi si trova su un terreno di 200 acri.
Ci sono 2000 famiglie nell'intero insediamento, con una popolazione stimata di 3000 persone persone.
Ci sono circa 500 strutture, i materiali da costruzione per lo più utilizzati sono fango e coral stone block, i tetti vengono ricoperti con macuti o mabati. Le strutture hanno una gamma di 3-6 camere ciascuna con affitto mensile di KShs. 350 per stanza per case di fango.
• L'acqua dolce fornita dal governo e dai privati è disponibile ad un costo di KShs. 3 per 20 litri.
• L'insediamento non è servito con un sistema fognario. Tuttavia, la gestione della rete fognaria è costituita da fosse utilizzate come latrine. Ci sono 2 latrine pubbliche e diverse latrine private.
• Non esiste un sistema di drenaggio dell'acqua, ma non si sono verificati casi di inondazioni.
• L'insediamento è fornito di elettricità.
• L'accesso all'interno di questo insediamento è possibile con le strade in murram.
• La gestione dei rifiuti solidi avviene attraverso il compostaggio e la combustione all'interno dell'insediamento.
• Ci sono 5 chiese e 1 moschea. Tuttavia, non ci sono né scuole né strutture per la salute pubblica all'interno dell'insediamento.
La maggioranza dei residenti nell'insediamento sono lavoratori autonomi.
Gli anziani del villaggio sono direttamente responsabili dell'amministrazione dell'insediamento.
Non ci sono organizzazioni basate sulla comunità o ONG all'interno dell'insediamento. La comunità deve ancora beneficiare di qualsiasi finanziamento da parte della CDF locale.

Insediamento di Bandani

L'insediamento Bandani si trova su un pezzo di terra di 156 acri.
C'è una popolazione totale di 17.000 persone in questo insediamento con circa 7.000 famiglie.
Ci sono circa 400 strutture, la maggior parte costruite con fango e paglia. Le strutture hanno circa 4-5 camere ciascuna e l'affitto mensile è di circa KShs. 700 per camera.
• L'acqua dolce fornita dal governo e dai privati è disponibile ad un costo di KShs. 2 ogni 20 litri.
• L'insediamento non è servito con un sistema fognario. Tuttavia, la rete fognaria è costituita da fosse utilizzate come latrine. Ci sono 2 latrine pubbliche e diverse latrine di proprietà.
• Non esiste un sistema di drenaggio dell'acqua, tuttavia l'insediamento non ha registrato casi di inondazioni.
• L'insediamento è fornito di elettricità.
• Non ci sono cabine telefoniche né servizi internet all'interno dell'insediamento.
• L'accesso all'interno di questo insediamento è possibile con le strade in murram.
• La gestione dei rifiuti solidi avviene attraverso il compostaggio.
• Ci sono 3 chiese e 3 moschee all'interno dell'insediamento.
• La scuola secondaria Barani e una scuola elementare privata si trovano all'interno di questo insediamento. Queste scuole, tuttavia, non hanno spazi esterni per il gioco.
• C'è un dispensario privato all'interno di questo insediamento. Le spese sono in media di KShs. 100. La malattia più diffusa in questa zona è la malaria.
La maggior parte delle persone in questo insediamento sono lavoratori autonomi.
L'amministrazione del villaggio è composta da anziani del villaggio.
Non ci sono organizzazioni basate sulla comunità ne ONG orientate ad un obiettivo di sviluppo. L'insediamento non ha ricevuto alcun finanziamento dal Collegio elettorale Fondo di sviluppo (C.D.F).

Insediamento di Mtangani

Il terreno su cui è stabilito l'insediamento era precedentemente occupato da un uomo indiano.
Costui fu poi sfrattato dai locali che si stabilirono sulla terra.
Il terreno aveva una buona terra che veniva usata per fabbricare vasi. Il nome Mtangani ha origine da questa terra che veniva usata per fare i vasi.
Il terreno copre un'area di circa 10 acri.
La popolazione totale di Mtangani è di 4480 persone. Ci sono 2480 famiglie in tutto l’insediamento.
Ci sono 400 strutture. Ogni struttura ha una media di 8 stanze. Le strutture sono costruite con fango o coral block con tetto in paglia o lamiere di ferro. Una casa di fango viene affittata per KShs. 600 al mese.
• L'insediamento è servito con acqua dolce che costa KShs. 3 ogni 20 litri.
• Non esiste un sistema fognario adeguato all'interno dell'area. I servizi igienici sono principalmente auto-costruiti.
• L'area non è servita con un sistema di drenaggio e non ci sono minacce di inondazioni.
• L'elettricità è disponibile dalla compagnia elettrica e di illuminazione del Kenya e non sono state fatte connessioni illegali.
• Non ci sono cabine telefoniche all'interno dell'insediamento. Servizi e internet sono entrambi assenti nella zona.
• Le strade di accesso sono principalmente in murram.
• Il principale metodo di smaltimento dei rifiuti solidi è la combustione dei rifiuti.
• L'insediamento è servito da 4 chiese. Non c'è nessuna moschea.
• Ci sono 7 scuole tutte private frequentate dai bambini dell'insediamento.
Le persone della colonia cercano assistenza medica in un dispensario privato dove vengono addebitati KShs. 300. La malattia più comune trattata presso il dispensario è la malaria.
La principale attività economica è l'agricoltura da cui i residenti guadagnano una media di KShs. 200 al giorno.
I residenti sono guidati da anziani del villaggio.
Nessun progetto è stato avviato all'interno dell'insediamento. Non ci sono nemmeno spazi sociali.

Insediamento di Thalatha Meli

Il nome "Thalatha" è una parola araba che significa tre. Proviene da un uomo arabo che ha chiamato l'area Thalatha.
La copertura totale del terreno dell'insediamento è di 12 acri.
Ci sono 1000 persone che vivono all'interno dell'insediamento. Questo comprende 800 famiglie.
Nell'insediamento di Thalatha Meli si possono trovare un totale di 250 strutture. 8 è il numero medio delle stanze per struttura. Queste strutture sono principalmente costruite di fango, coral block, paglia e coperture in lamiera di ferro. L'affitto è di KShs. 400 al mese per una casa di fango.
• Nell'insediamento c'è acqua fresca fornita dal governo. L'acqua costa KShs. 2 ogni 2 litri.
• L'insediamento manca di un sistema fognario adeguato e i pozzi-latrina sono comuni nel la zona.
• I sistemi di drenaggio sono inesistenti all'interno dell'insediamento. L'area non vanta eventuali minacce di inondazioni.
• L'elettricità è disponibile e non ci sono collegamenti illegali.
• Non ci sono cabine telefoniche né servizi internet all'interno dell'insediamento.
• Le strade di accesso all'insediamento sono in murram.
• Per quanto riguarda la gestione dei rifiuti solidi, i residenti smaltiscono i loro rifiuti gettandoli dentro delle fosse scavate nel terreno.
• L'area è servita da una chiesa e una moschea.
In Nell'insediamento non ci sono né scuole formali né informali. Non c'è un singolo dispensario all'interno di Thalatha Meli.
I residenti di Thalatha Meli sono principalmente agricoltori con un reddito medio di KShs. 200 al giorno.
L'insediamento è guidato da anziani del villaggio che purtroppo non hanno fondi per gestire le varie attività all'interno dell'insediamento.
Nessun intervento di sviluppo è stato avviato. Non ci sono spazi sociali nell'insediamento.